Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 14/9/2014, 14 settembre 2014
PUTIN ARRUOLA IL “PARIA” DSK CONTRO I NEMICI EUROPEI
Niente paura, l’Occidente vuole mettere in ginocchio la Federazione russa ma il Cremlino ha un’arma segreta per cercare di tamponare i danni delle sanzioni che “minano la pace”, come il presidente Vladimir Putin ha sottolineato due giorni fa. Anzi, più che un’arma, un uomo. Un super-consulente della finanza mondiale. “Monsieur Dsk”. Al secolo, il celebre (e discusso) economista francese Dominique Strauss-Kahn, che fu direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, carica dalla quale dovette dimettersi nell’estate del 2011 quando fu arrestato a New York, per aggressione sessuale nei confronti di una cameriera del suo albergo. Accusa caduta successivamente , ma ormai lo scandalo gli aveva stroncato la carriera politica (era uno dei leader del partito socialista) e l’ambizione di salire all’Eliseo. Putin conterebbe su di lui per riformare l’economia russa e aiutare il Paese a rendere dinamico il mercato interno. Insomma, una sorta di Grande Rottamatore e Riformatore, per arginare la situazione. Perché se Putin detta le regole del gioco nella crisi ucraina, non altrettanto si può dire del quadro generale economico russo. Il rublo cola a picco, il cambio col dollaro e l’Euro è ai minimi. L’inflazione è al 7 per cento. La Borsa di Mosca boccheggia. Sono sempre più pesanti i segnali di stallo, i primi effetti dell’embargo decretato dall’Ue e dagli Usa rischiano di innescare situazioni irreversibili. La recessione è in agguato, ormai. Sei i gruppi bancari colpiti dalle sanzioni, a cominciare dalla Sberbank, la maggiore banca statale. Senza contare le restrizioni finanziarie e tecnologiche che riguardano i colossi energetici come Gazprom, Gazpromneft, Lukhoil e Rosneft. I prezzi della frutta vanno alle stelle. La crescita del Pil russo è prevista attorno all‘0,2%. Le riserve delle imprese russe si assestano sui 400 miliardi di dollari. Il ricorso agli investimenti e ai finanziamenti sui mercati occidentali è complicato.
UN REBUS che Putin vorrebbe far risolvere da Strauss-Kahn. Il quale, nel frattempo, ha avuto una resurrezione: ha creato, con la figlia Vanessa, una società di consulenze finanziarie internazionali , la “Parnasse”. Si è associato con un uomo d’affari franco-isrealiano, Thierry Leyne che dispone di una banca d’affari a Lussemburgo, con sedi a Bruxelles, Ginevra, Monaco, Casablanca. Il gruppo è stato ribattezzato “Leyne&Strauss-Kahn”. Punto di forza: il riacquistato prestigio dell’ex direttore generale del Fmi che nel 2013 diventa consigliere del governo serbo. Subito dopo, entra nei consigli di due organismi russi: un fondo d’investimento e la Banca russa di Sviluppo delle Regioni, un’istituzione che dipende dal gigante petrolifero Rosneft, oggi sulla lista nera delle sanzioni europee. Putin conterebbe sull’esperienza di Dsk per riformare un’economia febbricitante ma sa che l’azione di Dsk provocherebbe polemiche: si può aiutare Putin nel momento in cui Bruxelles e Washington cercano di far pressione su di lui, colpendo la Russia nei suoi punti più vulnerabili, ossia uno sgangherato apparato produttivo e un sistema finanziario inadeguato? Per Marc Roche, l’autore del saggio “The Banksters”, è evidente un possibile conflitto d’interessi: un conto è far soldi sfruttando la propria competenza; un altro, aiutare indirettamente la Russia a trovare il modo di scantonare le sanzioni”.
Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 14/9/2014