Michele Farina, Corriere della Sera 14/9/2014, 14 settembre 2014
MURAKAMI: «SCRITTORI, NON RISOLVETE TUTTI I MISTERI»
Lo scrittore «stagnino» («Mi vedo come artigiano, non come artista») si alza presto la mattina: «Ascolto un disco, un disco di vinile, mentre scrivo. Dopo 15 minuti non sento più la musica e penso solo a scrivere». I libri di Haruki Murakami, 65 anni, cominciano con una musica e una scatola di misteri. E così finiscono: «È importante che il mistero più importante in una storia venga risolto, altrimenti i lettori restano frustrati. Ma se un certo segreto rimane segreto» oltre la fine del libro, questo è un bene, dice Murakami in una rara intervista al «Guardian»: «Penso che i lettori ne abbiano bisogno». Forse è questo il traguardo dello «stagnino perfetto», un artigiano che non svela tutti i segreti: un lavoro di cesello «sfiancante, una discesa quotidiana nella cantina della mente e poi di nuovo su» alla ricerca della «frase giusta» o del «giusto cassetto di ricordi». L’autore di L’uccello che girava le viti del mondo e dell’ultimo L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio tradotto quest’anno da Einaudi (il titolo fa riferimento al disco di Liszt che ascoltava durante la stesura) ha pubblicato quest’estate in Giappone una raccolta di sei racconti scritti in tre mesi: Uomini senza donne . In questo periodo non lavora a nulla. L’anno prossimo, dice, potrebbe cominciare un nuovo lungo romanzo. Dischi e scrittura («come diceva Raymond Carver, una tortura») e poi riscrittura («la cosa che mi piace di più»). Fino a quando arriva il momento di dire fine: «Non mi pongo scadenze. Però a volte, quando non so smettere, ci pensa mia moglie. Mi dice: “Dovresti finirla qui”. E io obbedisco».