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 2014  settembre 14 Domenica calendario

La Svezia oggi al voto con l’incubo neonazista Sondaggi al 10 per cento Raddoppierebbero i consensi

La Svezia oggi al voto con l’incubo neonazista Sondaggi al 10 per cento Raddoppierebbero i consensi. Sinistra favorita per la vittoria Monica Perosino Nel covo di comunisti, femministe e «parassiti sociali» Anders Ericsson arriva a piedi. A Sodermalm, l’ex quartiere popolare di Stoccolma diventato la culla di artisti, intellettuali e vita notturna, lui, nato e cresciuto nel sobborgo di Huddinge, non ci viene quasi mai. Si siede su una panchina di Mariatoget, attento a non sgualcire il suo completo grigio. «La Svezia agli svedesi», esordisce. «Sverige åt Svenskarna», ripete, abbassando la voce, assicurandosi che nessuno lo stia ascoltando. La tensione che ha scandito l’ultima settimana prima del voto di oggi è tutta concentrata su questa panchina di Mariatorget. Anders Ericsson, 32 anni, dipendente di un grande magazzino, voterà per i Democratici Svedesi, che a scapito di nome e simbolo - un romantico fiorellino azzurro - è il partito più a destra del panorama politico della Nazione che ha «inventato» la tolleranza. Basta immigrati, basta politica dell’accoglienza, basta aiutare gli stranieri. Come Anders voterà il 10% della popolazione, forse di più. E la paura di molti è che da lunedì il partito che negli ultimi mesi di campagna ha tentato - inutilmente - di scrollarsi di dosso il passato neonazista e il presente xenofobo, diventi la terza forza politica del Paese. Con il voto di oggi i Democratici svedesi potrebbero privare i due blocchi tradizionali - la sinistra e i moderati - della maggioranza assoluta in Parlamento. «Il nostro Stato “provvidenziale” è al collasso a causa dell’afflusso di rifugiati», martella da mesi il leader, Jimmie Åkesson. Il partito potrebbe riuscire a raccogliere, secondo gli ultimi sondaggi, il doppio dei voti delle precedenti legislative del 2010, quando era entrato per la prima volta in Parlamento con il 5,7%, e superare addirittura l’obbiettivo del 10%. A quattro anni dalla nascita, il partito di ultra destra continua a crescere e non sembra fermarsi di fronte a nulla, nemmeno di fronte ai casi di apologia del nazismo, agli scandali e alle polemiche che ne hanno travolto diversi candidati. L’ultima a cadere è stata, la scorsa settimana, la capolista Ds per il Comune di Halmstad, Catharina Strandqvist, che ha «deciso» di dare le proprie dimissioni dopo aver postato una foto sul suo profilo Facebook che la ritraeva mentre passava l’aspirapolvere a casa sua. Jeans, camicia a scacchi e una vistosa fascia al braccio con una svastica. Durante la campagna elettorale diversi candidati Ds di primo e secondo piano hanno ripulito i loro profili da dettagli compromettenti, hanno moderato il linguaggio nei comizi, si sono spinti a negare l’ultranazionalismo anti-immigrati, ma le radici restano e le foto che li ritraggono davanti a un altarino zeppo di croci celtiche, busti di Hitler e croci uncinate anche. Anders Ericsson è come loro: «Dobbiamo nasconderci per adesso, per non scioccare il perbenismo nazionale di facciata». Mentre parla si snoda la cravatta azzurro cielo, sbottona la camicia, mostra un enorme tatuaggio sul cuore: «Ss». Sabato scorso, per la prima volta nella storia della capitale, gruppi neonazisti hanno sfilato a Kungstradgarden, i giardini del re, nel cuore di Stoccolma, a pochi metri dal parlamento. Una provocazione così esplicita - sulle bandiere e gli striscioni il corredo simbolico nazista era al completo - che solo pochi anni fa, nella democratica Svezia, era impensabile. Ventimila persone indignate sono scese in piazza per contrastarli. «Codardi, ipocriti», commenta Anders. «Guarda», e indica uno dei numerosi mendicanti di origine rom comparsi a Stoccolma da un paio d’anni: «Ecco come i comunisti e questo governo hanno ridotto il Paese». In realtà il Paese è «ridotto» a essere una delle più forti economie europee: bassi tassi di disoccupazione (anche se quella giovanile rimane alta), un tasso di crescita del 12,6% del Pil e un deficit pubblico del 2,2%. Ieri, dopo l’ultimo dibattito infuocato sulla tv di Stato, i sondaggi confermavano che malgrado i risultati raggiunti, il primo ministro Fredrik Reinfeldt, in carica da 8 anni, uscirà sconfitto dal voto, per passare il testimone al suo rivale, l’ex saldatore e sindacalista, il socialdemocratico Stefan Loefven. E la Svezia tornerà all’antico, affidandosi ancora una volta alla sinistra: Ps al 30%, con gli alleati Verdi al 9,9% e il Partito della Sinistra al 7,2%. I moderati di Reinfeldt al 22,4. Ma quel 10% dei Democratici svedesi potrebbe sparigliare le carte, senza contare che gli indecisi sono ancora tanti, circa mezzo milione di elettori. Se il blocco rosso-verde si fermasse sotto il 50% (come sembra verosimile) il peso dei Ds potrebbe essere decisivo, soprattutto quando si tratterà di votare il bilancio statale. «Saremo più del 10% - dice Anders -. In questo Paese dire apertamente di non volere più immigrati è come da voi in Italia dire di non volere più il Papa, una bestemmia. Ma quello che sente la gente è un’altra cosa, e la gente è stufa. La Svezia agli svedesi». Ma evidentemente gli svedesi non la pensano così se oggi sceglieranno il candidato che ha puntato tutta la campagna elettorale sull’innalzamento delle tasse. Più tasse per pagare gli insegnanti, per investire nella scuola pubblica, nell’assistenza sociale, nella sanità e nelle politiche di accoglienza degli immigrati. La memoria delle quattro notti di guerriglia nei sobborghi poveri di Stoccolma la scorsa primavera è ancora fresca, così come lo scandalo delle case di riposo private dove gli anziani venivano maltrattati e rinchiusi negli sgabuzzini. L’idea che l’enorme crescita economica (ancora un +3,1% nel 2014) sia avvenuta a danno del concetto di uguaglianza dominante nel Paese sembra sia una delle maggiori spinte al voto a sinistra, tanto che tutti i candidati - eccetto uno - hanno chiesto agli elettori di mettersi una mano sul cuore e continuare a essere solidali con chi scappa dalle guerre e chiede asilo, 80 mila solo quest’anno.