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 2014  settembre 12 Venerdì calendario

SPOIL SYSTEM? I DIRIGENTI PUBBLICI RESTANO TALI A VITA

Con uno stile sinceramente lodevole (pacato senza ostentazione, tanto da far dimenticare il topless paparazzato quest’estate!) il ministro dell’istruzione Stefania Giannini ha avuto modo, l’altro giorno a Verona, di puntualizzare alcuni dei contenuti della sua riforma. In un’intervista pubblica col direttore di Panorama Giorgio Mulè, ha detto che, finalmente, nella valutazione delle carriere degli insegnanti, sarà introdotto un sistema di valutazione del merito, basato sui giudizi dei superiori ma anche su quelli dei colleghi, degli allievi e delle famiglie, e che tutti questi giudizi concorreranno nella misura dei due terzi a formare l’entità del bonus stipendiale triennale, un vero e proprio scatto di stipendio, che i professori potranno intascare, se «bravi». Bene.
Però c’è un punto sul quale il tabù del dipendente statale iperprotetto resta inscalfibile, con buona pace del Rottamatore e delle sue ministre Giannini e Madia: l’intoccabilità dei dirigenti. Mentre nel settore privato, nonostante la discussa sopravvivenza dell’articolo 18, i dirigenti che demeritano o semplicemente perdono la fiducia dei capi possono essere licenziati, ed è all’ordine del giorno che ciò accade (il caso Montezemolo, pur ben edulcorato nei toni e nella buonuscita, ne è la riprova), nel settore pubblico ciò non accade.
Intendiamoci: in parte è questione di regole, in parte di prassi. I dirigenti privati licenziati possono impugnare il licenziamento davanti al giudice e spesso lo fanno, ma nel 99% dei casi non vedono accogliere la loro istanza. I dirigenti statali rimossi o licenziati si appellano al Tar e vincono s-e-m-p-r-e. Con l’aggravante che se il reintegro nel ruolo o nel posto comporta il risarcimento di un danno, chi aveva disposto il licenziamento rischia di rispondere di tasca propria. È questo, detto molto semplicemente, il vero motivo per cui Renzi (ma come lui, chiunque altro oggi) deve tenersi sullo stomaco una sfilza di direttori generali ministeriali ostruzionisti, o perché di diverse fedeltà politiche o perché affezionati alle loro consuetudini. Altro che spoil system.
La licenziabilità dei dirigenti: almeno questa, nella pubblica amministrazione, occorrerebbe introdurla, cambiando le regole, più oggi che domani. Altrimenti la meritocrazia resterà una finta. E quanto alla scuola sarebbe giusto chiarire che non sono dirigenti solo i presidi, ma anche i professori, nelle loro classi del tutto autonomi da qualunque potestà esterna. La Costituzione tutela e garantisce l’eguaglianza tra i cittadini, si allarghi subito anche al pubblico impiego la licenziabilità dei capi prevista nel privato.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 12/9/2014