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 2014  settembre 12 Venerdì calendario

CATALOGNA SULLA SCIA DI EDIMBURGO

Più di un milione di catalani hanno manifestato ieri nelle strade di Barcellona per rivendicare il diritto di votare e scegliere se la Catalogna deve essere indipendente dalla Spagna. Nel giorno della Diada, la festa che ricorda il lontano passato di autonomia della regione più ricca del Paese, hanno formato un’enorme "V" tra la Gran Via e la Diagonal, vestiti di rosso e giallo, i colori della Seynera, la bandiera catalana.
«V come votare, come volontà e come vittoria», hanno spiegato i leader catalani che guardano alla Scozia e come a un modello. «Una vittoria dei sì al referendum scozzese spianerebbe la strada all’indipendenza della Catalogna e al suo riconoscimento internazionale», ha detto il governatore Artur Mas, rivendicando «il diritto del popolo catalano all’autodeterminazione» votando nel referendum del prossimo 9 novembre. Una consultazione che il governo del conservatore Mariano Rajoy ha sempre osteggiato senza mezzi termini. «Il referendum è illegale - ha ribadito Rajoy - non si può celebrare e non sarà celebrato. È anticostituzionale. Saranno usati tutti i mezzi previsti dalla Costituzione per impedirlo».
Ma Mas - sostenuto dalla piazza che commemora il terzo centenario della caduta di Barcellona nelle mani dell’esercito borbonico, l’11 settembre del 1714 - non intende, e forse non può più fermarsi. «È praticamente impossibile impedire ai catalani di votare sull’indipendenza dalla Spagna. Questa non è una sfida allo Stato - ha spiegato - ma la rivendicazione di una larga parte della società catalana». Secondo i sondaggi l’80% dei 7,5 milioni di abitanti della regione vuole che il referendum si tenga, mentre almeno il 50% dei catalani sarebbe a favore dell’indipendenza.
La Catalogna è la più ricca delle regioni spagnole e con un Pil di quasi 200 milioni di euro contribuisce al 20% dell’intero prodotto nazionale lordo. Ma ha anche un buco in bilancio di circa 8,5 miliardi di euro. Da anni Mas, ma anche gli altri presidenti delle autonomie regionali, chiedono di rivedere un sistema nel quale le regioni controllano oltre un terzo della spesa pubblica e hanno la responsabilità di scuole e ospedali ma vivono sostanzialmente di trasferimenti statali.
La rottura tra Madrid e Barcellona sembra insanabile. Anche se, lontano dalle rivendicazioni della Diada, a fine luglio dopo aver incontrato Rajoy, il catalano Mas si era spinto a dire che «potrebbe esserci una terza via» tra la situazione attuale e l’indipendenza aggiungendo tuttavia che «tocca a Madrid fare una proposta». Passata la Diada ci sarà ancora spazio per negoziare.
Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 12/9/2014