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 2014  settembre 12 Venerdì calendario

L’EUROPA CENTRALE E IL RICATTO DEL GAS

Gli analisti, anche questa volta, danno una spiegazione politica: la riduzione dei flussi di gas russo denunciati da Polonia, Slovacchia e, in misura minore, dalla Germania, si iscrive nella crisi ucraina. Che malgrado sei giorni di relativa tranquillità, non ha ancora imboccato con decisione la via d’uscita. I separatisti filorussi denunciano la costruzione di un muro di 60 km al confine con la Russia, sospettano che l’esercito ucraino stia approfittando del cessate del fuoco e del ritiro di parte delle forze russe per ricompattarsi e tornare all’offensiva. Kiev a sua volta denuncia continue provocazioni; insiste sulla concessione di uno status speciale alle regioni contese, Donetsk e Luhansk, là dove i separatisti parlano di indipendenza. La sfiducia reciproca tra le parti è altissima, così come la sfiducia in questo tentativo di pace. Nessuno ritiene risolto il conflitto.
Per questo Ue e Stati Uniti hanno deciso di tenere alta la pressione sulla Russia: ritengono che l’arma delle sanzioni possa trasformare una tregua fragilissima in un piano di pace più duraturo. Nel frattempo però la risposta di Mosca - nella speranza che «il buon senso prevalga», come ha detto Andrej Belousov, consigliere economico di Vladimir Putin - è la minaccia di rispondere «in modo appropriato», colpendo altri settori industriali europei.
E, nel frattempo, si torna alla guerra del gas. Alla girandola di dati sulle forniture in calo e alle smentite di Gazprom. Quello che per gli europei è un avvertimento ai Paesi che hanno deciso di dirottare una parte del proprio gas all’Ucraina, che da Mosca ormai non riceve più nulla, per il monopolio russo sono «informazioni scorrette»: «Il flusso di gas verso la Polonia rimane invariato - ha dichiarato ieri il portavoce Serghej Kuprjanov -, ed è esattamente allo stesso livello dei giorni precedenti, cioè 23 milioni di metri cubi al giorno».
La crisi ucraina sta avvelenando altri fronti. Quello del commercio, il nodo da cui è nato tutto. Mercoledì il ministro russo dell’Economia, Aleksej Uljukaev, ha detto di aver trasmesso a Kiev e a Bruxelles «un progetto di intesa sull’entrata in vigore dell’Accordo di associazione alla Ue»: una lista di prodotti russi che Mosca vorrebbe proteggere sul mercato ucraino, una volta che questo si sarà aperto all’Europa. L’altro fronte è il disarmo: ieri a Mosca russi e americani si sono ritrovati per rivedere il Trattato Inf, che nel 1987 mise fuorilegge una serie di missili balistici e da crociera, nucleari e convenzionali. Se Washington accusa Mosca di violare il Trattato, ieri i russi si sono detti «insoddisfatti» dell’incontro.
Fronti in cui bisognerà attendere - chissà se per merito delle sanzioni o no - che il buon senso prevalga.
Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 12/9/2014