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 2014  settembre 12 Venerdì calendario

ETEROLOGA, LA NORMA NON CONOSCE DOGMI

L’articolo di Marco Politi su Il Fatto del 9 settembre non mi trova d’accordo. Mi sembrano, le sue, argomentazioni dogmatiche che non concordano con la realtà dei fatti. Mi sembra evidente che Politi non abbia apprezzato la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità della legge sulla fecondazione assistita. La Corte – fa osservare – dopo aver dichiarato l’illegittimità della legge elettorale, riservò al Parlamento il compito di scriverne una nuova; perché non lo ha fatto anche per i “temi bioetici”, cioè – appunto – per la fecondazione assistita? Ma, in tema di legge elettorale le soluzioni possono essere molteplici e dunque è necessario individuarne una; mentre la procreazione assistita eterologa, una volta riconosciuta come diritto “incoercibile” (così la Corte), può essere realizzata in unico modo e dunque non serve una legge che la consenta. E, d’altra parte, la stessa Corte ha precisato che “l’illegittimità della norma che vietava la fecondazione eterologa non provoca alcun vuoto normativo”. Non c’è bisogno dunque di una nuova legge, la cui necessità è sostenuta non casualmente da quelli che vogliono rimettere in discussione il diritto “incoercibile” alla procreazione. Secondo Politi “troppi sintomi di improvvisazione stanno investendo la definizione dei rapporti familiari”. Non solo la Corte Costituzionale “improvvisa”; ma anche il Tribunale dei Minori di Roma, la cui sentenza (che ha consentito l’adozione alla donna convivente della madre di una bambina) “non sta giuridicamente né in cielo né in terra”.
E, a riprova di ciò, spiega che la bambina non si trovava “in stato di abbandono o disagio sociale e nulla impediva il rapporto affettivo tra lei e la partner della madre”. Argomentazione tendenziosa: i giudici, per furore ideologico, avrebbero adottato un provvedimento contrario alla legge. Ma non è vero. Come ho spiegato nella mia precedente rubrica (5 settembre), abbandono e disagio sociale non c’entrano niente con i presupposti giuridici di questa adozione che è avvenuta ex art. 44 lett c della legge 184/83. Quanto al “rapporto affettivo”, non viene in mente a Politi che l’adozione ha anche un contenuto giuridico ed economico? Che, se la madre biologica morisse, alla bambina sarebbe assicurata la permanenza nel suo nucleo familiare e potrebbe godere di tutti i diritti che una filiazione legittima le riconosce? Il punto è che Politi crede fermamente nel dogma della “famiglia naturale”: uomo e donna che – a tutto concedere – se non ce la fanno da soli possono procreare con fecondazione assistita omologa; il resto non è accettabile, in particolare le famiglie omosessuali con relativa prole procreata con fecondazione eterologa. Nessuno vuole obbligarlo ad abbandonare le sue convinzioni; ma ricordare ai lettori che questo dogma non esiste nella nostra Costituzione e che la legge consente l’adozione anche agli omosessuali, magari solo per deplorare la circostanza, mi sembra il minimo dell’oggettività. Se poi proprio si deve discutere dei “valori” fondamentali (quali?, i miei, i tuoi, quelli di Politi?) allora mi chiedo che spazio occupa l’amore – della coppia, dei genitori, dei figli – nell’universo di Politi; che ritiene imprescindibile informare il figlio generato con fecondazione eterologa che è figlio di una provetta.
Bruno Tinti, il Fatto Quotidiano 12/9/2014