Denise Pardo, L’Espresso 12/9/2014, 12 settembre 2014
CHERCHEZ LA FRANCE
CHERCHEZ LA FRANCE –
Dopo Valérie un’altra donna ancora. Non è finita per François Hollande. A metà ottobre esce un nuovo libro: di nuovo una donna ferita da lui, non al cuore questa volta, ma al portafoglio, ministeriale certo, passato da Hollande a un’altra donna ancora. Cherchez Molière, la Francia ha bisogno di lui.
Delphine Batho, ex ministro dell’Ecologia (poltrona poi andata a Ségolène Royal, un tempo compagna del presidente e madre dei suoi quattro figli) costretta alle dimissioni per aver criticato il governo di Jean-Marc Ayrault, ha dato alle stampe “Insoumise”, 220 pagine di attacco al vertice dello Stato e all’arcipelago socialista. Rue Solférino, quartier generale del Ps, nonostante la difesa a oltranza e le efficaci parole del segretario Jean-Christophe Cambadélis, teme davvero che la tempesta sull’Eliseo sia solo alle prime battute.
Forse poteva succedere unicamente nella patria delle Marianne e delle Charlotte Corday, di Simone de Beauvoir e Françoise Giroud che una donna, una giornalista, una première dame illegittima con un impietoso ritratto del presidente marchiasse in questo modo la politica e la sinistra francese, avamposto femminista d’Europa, seconda solo alle istanze d’oltreoceano. Valérie Trierweiler, che la si ami o la si odi, che si deprechi o si applauda, ha comunque segnato il solco, ribaltato il rapporto di potere tra i due sessi, violato la presidenza, e in un certo senso l’ha parificata. Anche la nuova generazione di politiche («Miracolate dalla madonna delle quote rosa», ironizzano gli elefanti di Solférino), che mostra coraggio e si batte per posizioni innovative, contribuisce a montare lo scontro anti-Hollande all’interno del partito.
In testa alle polemiche Najat Vallaud-Belkacem, ex portavoce prima di Ségolène e poi del presidente alle campagne per l’Eliseo di entrambi, chiamata a un ruolo quasi celeste in Francia, il vertice del ministero dell’Educazione nazionale. Prima donna ad averlo scalato, paladina di una legge sulla prostituzione, ha provocato non pochi mal di pancia con la sua politica pro-uguaglianza e anti-sessismo (vedi articolo a pagina 61). O ancora Fleur Pellerin alla Cultura, ramo che nel Paese conta ancora qualcosa. Ministre simbolo dell’integrazione riuscita, fiato lungo e gambe pure, corpo esibito con fierezza, giurista, bocciata per due volte all’Ena e di origine marocchina la prima, “enarca” come Hollande e nata a Seul la seconda.
Lo scacco al re e per mani femminili non era mai arrivato così a segno. Succede in un momento in cui la Francia è tormentata dalla disoccupazione, dall’ingiustizia sociale, dall’illegalità, dalla crisi delle istituzioni - gli stessi problemi strutturali dell’Italia. È un Paese depresso e stanco che scopre l’umiliazione di fronte al mondo intero, toccato nel vivo di quel che resta della grandeur della Quinta Repubblica.
Ad appiccare l’incendio è stata la passione latina, la vendetta di madame Trierweiler, compagna del presidente, tradita in mondovisione per la più giovane attrice Julie Gayet. Il suo libro “Merci pour ce moment”, record di vendite, 15 mila in poche ore, 200 mila copie scomparse come fossero dieci, in prospettiva 500 mila euro di diritti, ha oltraggiato il letto e il tetto quasi sacrale dell’inquilino dell’Eliseo. Pagine che hanno demolito l’architettura gollista del presidente monarca, al di sopra della legge, diverso da tutti in un ricorso quasi metafisico, indebolendolo da un punto di vista umano e politico probabilmente per sempre.
Proprio quando il nuovo governo affidato da Hollande all’ex massone Manuel Valls è accusato di rinnegare la sinistra e di aver ceduto ai poteri forti e alle banche. Proprio quando Arnaud Montebourg - ex ministro dell’Economia, che durante le presidenziali 2007 da portavoce di Ségolène disse in tv che lei aveva un solo difetto, «il suo compagno François Hollande» - gira la Francia in nome della gauche tradita dal presidente. E proprio quando altre due donne incalzano l’Eliseo: Christine Lagarde, nominata da Nicolas Sarkozy a capo del Fondo monetario internazionale al posto di Dominique Strauss-Kahn, freddato sul suo cammino verso la presidenza anche lui dall’”amour fou” per il genere femminile, chiede riforme e ancora riforme; e Marine Le Pen grida ai francesi che Hollande non è più credibile neppure per le sue mogli.
Martine Aubry, un’altra donna ancora, ex segretario del Ps, potente sindaco di Lille, ha fatto la signora e si è rifiutata di commentare la vicenda Trierweiler. Si è limitata a dire di essere «estremamente scioccata» dal libro di quella che ha definito, tutto sommato più solidale con lei che con il presidente, «una donna ferita». Anche Aubry non vede l’ora di rimirare lo scalpo di Hollande, e guida con grande piglio una buona parte della fronda all’interno del partito. Di sicuro non gli ha perdonato il siluramento della sua protetta Cécile Duflot, leader dei Verdi, ex ministro della Giustizia territoriale e dell’Alloggio nel governo Ayrault, poi non riconfermata da Valls. Duflot, che al primo consiglio dei ministri si presentò in jeans facendo venir meno il segretario generale dell’Eliseo e gettò il governo nello sconforto sostenendo la legalizzazione della cannabis, è un’altra vendicatrice grafomane (per fortuna in Italia la moda non è ancora esplosa). Così ha scritto “De l’intérieur”, anch’esso uscito da poco in libreria. «Non è un regolamento di conti», ha voluto precisare graziosamente Duflot. Nel libro spalma amabili definizioni su Hollande, «il presidente di nessuno», sostenendo che non è un uomo incapace di decidere, semplicemente aspetta che le decisioni s’impongano da sole. Il colpo mortale assestato da Duflot si allinea alla perfezione allo scenario di cui si parla negli ambienti politici parigini di rango, il fatto che la presidenza di Hollande segni la fine di un sistema.
A La Rochelle, al raduno socialista dell’Université d’été del 28 agosto, definito dai giornali «il rientro esplosivo del Ps», i toni nei confronti di Hollande e del rimpasto del Valls II sono stati accesi, con gli ultrà dell’ala sinistra sulla linea di combattimento. A dettare una posizione severa, guadagnandosi una grandinata di applausi, è stata un’altra donna ancora, Laura Slimani, presidente dei Giovani socialisti: «La gauche et la droite ce n’est pas la même chose», la sinistra e la destra non sono la stessa cosa.
Ma la ferita più grave inferta a Hollande è stata quella dell’autorevole Christiane Taubira, Garde des Sceaux, ministro della Giustizia, sopravvissuta a tre governi e succeduta alla vanitosa Rachida Dati. Taubira, nata nella Guyana francese a Caienna, fresca firmataria di un progetto di riforma della giustizia, si è presentata accolta da un’ovazione, unica rappresentante del governo, alla riunione di La Rochelle, per la nuova corrente dei socialisti frondisti “Vive la gauche”. Un gesto dal pesante significato, tanto che Valls ha dovuto minimizzare la faccenda ricordando che «la coerenza, la limpidezza e la coesione voluta dal presidente della Repubblica non sono messe in discussione».
Per il momento, dall’Hôtel de Ville di Parigi, sede del municipio e ufficio di Anne Hidalgo, prima donna sindaco, nessun segnale di contrasti con Hollande. Ex ispettore del lavoro, ex consigliere di Aubry, Hidalgo è stata per i due mandati l’alter ego del suo predecessore Bertrand Delanoë. È considerata così vicina al presidente da suscitare pesanti pettegolezzi, poi rientrati dopo furiose minacce di azioni legali. Hidalgo - che per amministrare Parigi ha dovuto battere un’altra donna, Nathalie Kosciusko-Morizet, detta, per non morire di scioglilingua, Nkm (perché i francesi usano tutti questi cognomi?) - ha messo la città sottosopra a causa dei lavori in corso, e questo fa sperare bene per la città e per la sua carriera. La prima cittadina ha espresso, come d’ordinanza, il suo sdegno nei confronti dell’affaire Valérie Trierweiler.
Nel frattempo l’ex première dame ha pensato bene di scomparire, non chiudendosi in convento come da antiche tradizioni di Versailles, ma lasciando trapelare di essere impegnata, come fa da tempo, in varie missioni umanitarie. Che non sembrano però aver inciso sulla sua bontà d’animo e sulla sua misericordia, tutt’altro. Nonostante, si possa immaginare, quanto speri e preghi il presidente Hollande.