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 2014  settembre 11 Giovedì calendario

LOBBISTI, FALCHI DELL’AUSTERITÀ E GAFFEUR: LA SQUADRA DI JUNCKER

Eadesso vediamo se il Parlamento europeo approverà tutti i commissari o ne farà saltare qualcuno, dimostrando il proprio potere ma mettendo in pericolo il fragile equilibrio tra famiglie politiche e Paesi. La nuova Commissione europea presentata ieri da Jean-Claude Juncker, che ha distribuito i portafogli tra i commissari indicati dai Paesi membri, offre parecchi spunti di polemica. Primo: ci sono poche donne: nei mesi scorsi le commissarie uscenti avevano lanciato l’appello “ten or more”, cioè almeno 10 donne nella nuova squadra per non scendere sotto il livello di quella di José Barroso. E invece ci sono soltanto 9 commissarie (tra queste Federica Mogherini per la politica estera). Juncker ha provato a compensare l’insuccesso assegnando a tre di loro una vicepresidenza. Ma potrebbe non bastare al Parlamento: per avere una donna in più, però, bisognerebbe prima far saltare un commissario maschio.
La vittima ideale è lo spagnolo, Miguel Arias Cañete, del Partito popolare di centrodestra, cui è toccato il portafoglio per Clima ed Energia. Nei mesi scorsi ha attirato l’attenzione con battute come questa: “Affrontare un dibattito con una donna è complicato perché dimostrare superiorità intellettuale potrebbe essere interpretato come un comportamento sessista”. Basta dargli gli spunti giusti e durante “l’interrogatorio ” del Parlamento Cañete potrebbe dire qualcosa che gli costerà la poltrona.
La scelta di Tibor Navracsics per la Cultura, l’Istruzione, la Cittadinanza e o giovani, è ancora meno opportuna. Navracsics viene dall’Ungheria, il Paese meno indicato a definire la cultura europea, visto che da anni è allo scontro con Bruxelles sui diritti fondamentali, sulla libertà di espressione e sulla deriva autoritaria e nazionalista del governo di Viktor Orban. Navracsics è considerato uno dei moderati del suo partito Fidesz, ma era il vicepremier di Orban nel 2010, quando sono state approvate le restrizioni alla stampa all’origine delle tensioni con la Commissione.
Il nome più contestato però è quello del baronetto Jonathan Hopkin Hill, inglese, 54 anni, conservatore di seconda fila ma fidatissimo del premier David Cameron. Nella vita ha sempre alternato politica e lobbying, ha una sua società di consulenza, e tra i suoi clienti ci sono aziende molto interessate alla decisioni della Commissione europea, come Hsbc, la più grande banca del mondo. Indovinate di cosa si occuperà Hill? Proprio di regolazione finanziaria e della tutela di un mercato unico dei capitali ben funzionante. Tutti i gruppi organizzati del settore finanziario, banche, assicurazioni, fondi di investimento, non avrebbero potuto desiderare un interlocutore più sensibile alle loro esigenze. Cameron ha cercato invano di fermare la nomina di Juncker alla Commissione, ma è stato messo in minoranza 26 a 2, l’altro contrario era Orban. E ora, come gesto di pace, Juncker assegna a Ungheria e Gran Bretagna due portafogli che permettono ai rispettivi premier di vantare in patria un forte successo politico.
La questione più rilevante però è ovviamente chi decide sulle scelte economiche. Juncker accontenta la Francia: agli Affari economici e monetari andrà, come previsto, Pierre Moscovici. Ma per convincere la Germania ha consegnare la vigilanza sui conti a un Paese che ha il deficit fuori controllo (Parigi ha ammesso ieri che sarà al 4,4 nel 2014, quindi con procedura d’infrazione), bisognava bilanciare. E quindi nasce la figura del vicepresidente senza portafoglio: l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, il più falco dei falchi, sarà vicepresidente incaricato di coordinare il gruppo di lavoro sull’economia.
Con la sua fantasia da eurocrate con esperienza trentennale, Juncker ha infatti inventato questo schema: ogni commissario ha il suo campo, ma i vicepresidenti coordinano dei gruppi che raccolgono alcuni commissari per farli lavorare assieme sui grandi dossier (crescita, affari sociali, mercato digitale): un modo per moltiplicare i livelli decisionali e dare ai Paesi l’illusione di contare anche in campi diversi rispetto a quello di cui si occupa il proprio commissario.
La Germania di Angela Merkel, oltre ad aver ottenuto che nella gerarchia il rassicurante Katainen sia più in alto dell’inaffidabile Moscovici, ottiene un portafoglio strategico per il commissario tedesco: Günther Oettinger si occuperà di agenda digitale. Nella squadra di Bar-roso seguiva l’energia: Berlino preferisce portafogli pesanti ma discreti, importanti per le imprese tedesche ma lontani dalle polemiche esplicite. E la Merkel ottiene sempre quello che vuole.
Twitter @stefanofeltri
Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 11/9/2014