Marino Collacciani, Il Tempo 12/9/2014, 12 settembre 2014
BACI DA ROMA. LA CARTOLINA C’È MA NON SI VEDE
Ciao sto qua. Quanto mi piaceva scrivere una cartolina illustrata agli amici, da una capitale estera o da un’isola caraibica. Sempre con lo stesso testo, col fine dichiarato di far, goliardicamente, schiumare di rabbia il destinatario di quell’immagine strappata dall’obiettivo di un fotografo anonimo, colta come un fiore in quelle griglie di metallo appese al filo dei pensieri. Allora, alla fine degli ’60, ovviamente non c’era Internet, i viaggi aerei erano high cost, le crociere erano roba da sceicchi e, quindi, avere l’opportunità di trovarsi in luoghi rinomati ma difficilmente raggiungibili era un sogno da condividere, almeno per corrispondenza. Comprendendo anche il fascino di francobolli sconosciuti, dei quali ancora in molti facevano collezione.
Ecco, il fascino, la seduzione della cartolina. A rendere immutabili queste carezze dello spirito ci ha pensato una colonna sonora della poesia italiana, tradotta in versi e note: Ivano Fossati. Nel 2003, consapevole di un’esigenza irrinunciabile, il sensibile cantautore genovese impostò nella buca dei sogni uno spaccato di vita esistenziale, dal quale stacchiamo due petali: «Io ti scrivo che sto bene in questo niente da fare, scrivo una cartolina che non voglio ritornare»... «io ti scrivo caro fiore che qui non nevica e non piove. Più».
Un brano da bere, «Cartolina», una sorta di sorbetto per bloccare l’erosione di una bella tradizione che già dal 1998 è stata censita in calo dall’efficiente ufficio studi di Poste Italiane: in 15 anni il numero delle cartoline illustrate spedite è diminuito di circa il 77%. Erano 120 milioni nel 1998, 52 milioni nel 2004, 45 nel 2006, 41 milioni nel 2010, 32 milioni nel 2012 e si sono ridotte a 28 milioni di pezzi del 2013. Nel dettaglio, il calo più significativo si è registrato agli inizi degli anni 2000, in concomitanza con l’uso dei telefoni cellulari. Ora c’è da dire che le cartoline non costituiscono (e non hanno mai costituito) il core business per Poste Italiane e rappresentano circa lo 0,71% del mercato complessivo della corrispondenza spedita. I ricavi del settore per oltre l’80% derivano da invii della clientela business, dunque grandi fatturatori, direct marketing, corrispondenza commerciale. Comunque, nel 2013 in Italia sono stati spediti da cittadini privati circa 360 milioni di invii di corrispondenza: tra questi, 28 milioni erano cartoline turistiche.
Erano. Ora se c’è il «core business» c’è anche il «core de Roma»: forse per questo Poste Italiane, dalla sede centrale dell’Eur, ha avuto un sussulto dal ventricolo più sensibile all’amarcord, iperteso dall’ansia di perdere una tradizione e con essa un pezzo di storia illustrata d’Italia. Così, la creatività ha partorito l’app «saluti&foto», capace di generare una forma di comunicazione su carta grazie alla nuova applicazione PostApp per smartphone e tablet: tutti possono creare una cartolina con le fotografie personali e inviare un messaggio firmato con la propria grafia. L’immagine stampata sarà, poi, inviata per posta verso qualsiasi destinazione e consegnata dal portalettere. Ecco, dunque, nella traiettoria finale la ricomparsa di un elemento seduttivo, quello del postino - quasi una specie protetta - ancora latore di emozioni primigenie, nonostante la tecnologia. Ed Equitalia.
Perché la storia della cartolina illustrata è antica e sarebbe delittuoso ignorarla per avere minori scrupoli nel piano seriale di cancellazione. Addirittura, mandare messaggi o saluti su cartoncini decorati era un’usanza di epoca rinascimentale; poi, con la fine del ’700, l’uso di lasciare auguri e congratulazioni si diffonde in tutta Europa sino ad arrivare in America. Tuttavia, la nascita della prima cartolina illustrata viene reclamata dal Vecchio Continente, per l’esattezza da Berlino quando il litografo Miesler pose in commercio le sue opere ricordo della città in formato-cartolina: era il 1796. In Italia le prime cartoline illustrate autorizzate dal nostro Governo furono realizzate dall’editore Danesi nel 1885: rappresentavano monumenti o scorci panoramici delle più importanti città della Penisola. Precise testimonianze di questa cultura francobollata arrivano anche da importanti mecenati del genere, a partire dalla Biblioteca Panizzi per arrivare alla collezione di Pierluigi Martorana Genuardi. C’è anche un mercato numismatico che fa sponda su e-bay.
Insomma, ogni tanto capita di leggere che «quella cartolina ci ha messo 26 anni per essere recapitata da Fregene a Roma»... ebbene, un ritardo memorabile può tenere in vita l’interesse per quel rettangolo di carta, colorato con poche parole e tanta poesia.