John Lloyd, la Repubblica 10/9/2014, 10 settembre 2014
ONU, UE E NUCLEARE. IL SÌ È UN SALTO NEL BUIO CONTRO LA STORIA
Gli scozzesi sono divisi, in percentuali quasi uguali, sulla questione del se rimanere o no britannici. Fino a poco fa il “no” al referendum sull’indipendenza era dato per scontato. Ora, invece, i sondaggi indicano una vittoria dei “sì”. Gli europei siano avvertiti: questo avrebbe ripercussioni mondiali: un cambiamento enorme in Europa e una rivoluzione nel Regno Unito.
Prendiamo l’Europa. L’affermazione di José Manuel Barroso alla Bbc in febbraio, secondo cui l’adesione della Scozia alla Ue sarebbe «estremamente difficile se non impossibile» ora appare insensata. La Scozia è una regione moderna, democratica, relativamente prospera: perché ammettere Bulgaria e Romania ma escludere la Scozia?
È vero invece che dovrà affrontare varie incertezze. Sarà vittima del congelamento quinquennale delle nuove adesioni alla Ue, comunicato da Jean-Claude Juncker? Sarà obbligata ad adottare l’euro? La Scozia non intende farlo e potrebbe rifiutarlo poiché né Danimarca e Svezia usano quella valuta. Ma ciò potrebbe non funzionare.
Con l’indipendenza della Scozia, il resto del Regno Unito perderebbe la parte filo-europea più entusiasta della sua popolazione. Sarebbe ritenuto incapace di conservare il suo carattere multinazionale, e temuto come esempio pericoloso per gli altri Stati Ue – Spagna e Belgio, Francia (Corsica) e Italia (Alto Adige e “Padania”) - con movimenti secessionisti passati, presenti e futuri.
Il ridimensionamento del Regno Unito attraverso la defezione della Scozia indebolirebbe il peso del premier britannico a Bruxelles, e rafforzerebbe l’opinione che il Paese – in cui si prospetta un referendum sull’adesione alla Ue – sia un partner inaffidabile. Lasciare la Gran Bretagna sarebbe estremamente complesso per il nuovo stato scozzese: ma ciò che di essa resterebbe, seppure ancora formalmente Regno Unito, riceverebbe in eredità una sfida immane: restare una nazione leader in un mondo in cui la concorrenza è spietata. Prendiamo ora gli effetti sul Regno Unito. L’Inghilterra, con il Galles e l’Irlanda del Nord, costituisce oltre il 90 per cento del Regno Unito: diverrebbe lo Stato successore, come la Russia lo è diventato dell’Unione Sovietica dopo il 1991. Manterrebbe il seggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu – l’ovvio lascito della passata importanza della Gran Bretagna come uno dei maggiori vincitori della Seconda guerra mondiale. Però, altri Paesi potrebbero sostenere che un Regno Unito decurtato non debba restare nel Consiglio di sicurezza, soprattutto quando altri, ben più grandi Paesi – India, Brasile, Germania – non ne sono membri, e quando vi sono solide ragioni, ribadite dall’Italia negli anni, per trasformare i seggi di Francia e Gran Bretagna in un seggio della Ue.
Quel che resta del Regno Unito sarebbe ancora una forza di primo piano nella Nato, però con un enorme problema. Le sue armi nucleari sono tutte in Scozia – sui sottomarini alla base di Faslane, vicino Glasgow. Nessun’altra base è attrezzata per gestire i 4 sottomarini Vanguard e gli oltre 200 missili balistici Trident: un’alternativa costerebbe circa 5 miliardi di sterline, e un decennio per costruirla.
La Scozia ha avuto una parte fondamentale, per la sua posizione, durante la Guerra fredda: la sua unica postazione della Raf rimasta è Lossiemouth, una delle più grandi del Regno Unito che ospita i Tornado. I nazionalisti dicono d’essere disposti a conservare la base non nucleare, e a gestirla assieme al resto del Regno Unito. Ma non è affatto certo.
Nel migliore dei casi, un governo scozzese fedele al programma nazionalista indebolirebbe – nel breve termine – la difesa del Regno Unito. E questo proprio mentre lo schieramento delle risorse Nato, di fronte alla minaccia percepita dalla Russia, subisce grandi mutamenti.
Lo ripetono molti: la perdita della Scozia sarebbe un grave colpo per il Regno Unito. Malgrado i 5,5 milioni di abitanti (meno dei londinesi), copre un terzo del suo territorio. Scozzesi, inglesi, gallesi e irlandesi mescolano le proprie culture, e anche i matrimoni sono misti. Un voto potrebbe trasformare la Scozia in un Paese straniero per i britannici, alla stessa stregua della Danimarca o il Messico. Difficile a credersi. Com’è difficile non ritenere che sarebbe una sciocchezza. ( traduzione di Anna Bissanti)
John Lloyd