Sebastiano Messina, la Repubblica 10/9/2014, 10 settembre 2014
IL LEADER IN TV TRA GUFI E TORTELLINI. «MEGLIO ARROGANTE CHE ARRESO»
Cominciato con un piatto di tortellini e un sacchetto di monete d’oro, il primo Porta a porta della stagione si chiude con una scena del tutto inedita per il gran visir dei talk show: Bruno Vespa che litiga con un presidente del Consiglio, arrivando a dirgli: «Vedere cammello». E tutto per evitare una penitenza, un pellegrinaggio forzato al santuario di Monte Senario. C’è un antefatto, e risale al 13 marzo. Al suo esordio nella trasmissione, Matteo Renzi era stato accolto come sempre con il tappeto rosso riservato al premier di turno.
Quella volta aveva scommesso che lo Stato avrebbe pagato entro la fine dell’estate i suoi creditori. E siccome il conduttore sembrava scettico, aveva aggiunto: «E allora, se per il 21 settembre, san Matteo, noi avremo pagato tutti i debiti della pubblica amministrazione, vorrà dire che Vespa andrà a piedi da Firenze al santuario di Monte Senario». Vespa aveva accettato con un sorriso la sfida, ma se n’era pentito immediatamente, chiedendo uno sconto (rifiutato) sul percorso. E ieri, a dodici giorni dalla scadenza, ha messo le mani avanti: «Lei ha perso la scommessa…». Ma Renzi gli ha risposto picche: «Non è vero. Tutti coloro che hanno crediti verso la pubblica amministrazione possono essere pagati anche subito. Basta che vadano sul sito». Ergo, Vespa doveva prepararsi a fare quei 18 chilometri in salita.
Ma il conduttore non si è arreso, e ha tirato fuori un cartello con i dubbi di Confindustria. «Vede, c’è la data-limite del 31 ottobre per ottenere la certificazione dei crediti. Se avete messo quella data vuol dire che non ce la farete a pagarli prima». Renzi, serafico: «Quella è una data limite. Ma basta andare sul sito, anche domani mattina, e si viene pagati subito, anche prima del 21 settembre». Vespa a quel punto è sbottato, con la faccia persino più scura della sua abbronzatura ponzese: «Possibile che abbia capito tutto lei e non abbiano capito nulla Confindustria, Rete Imprese e Porta a porta?». Renzi ha allargato le braccia, ma gli ha offerto una via d’uscita: «Guardi, le rivelo una cosa. Mi mancano gli ultimi 2 miliardi, se li paghiamo sforiamo il tetto del 3 per cento. Solo 2 miliardi su 50. Vuol dire che lei farà 17 chilometri e io uno». Alla fine però s’è capito che non ci andrà nessuno dei due, al santuario di Monte Senario.
Eppure Vespa aveva deciso di cominciare come da tradizione la sua nuova stagione. Dopo aver mandato in onda un servizio da cinegiornale Luce sul «patto del tortellino» ha fatto entrare il maggiordomo della trasmissione con un piatto di tortellini e una ciotola di parmigiano grattugiato. Renzi è stato colto di sorpresa: «Dopo il risotto di D’Alema, lei vorrebbe che…». Ma dopo la pausa, mentre tutti si domandavano se li avesse mangiati davvero, ha smontato lo sketch: «Dica la verità, Vespa: i tortellini erano finti». Il conduttore ha incassato («Forse erano un po’ troppo al dente ») e intanto è passato alla seconda scenetta, tirando fuori un sacchetto di velluto rosso pieno di finte monete d’oro: «Ecco, faccia conto che questi sono i soldi che le dà Draghi…».
La terza gag se l’era preparata sui dati della crisi. Davanti al tabellone con il grafico del Pil in discesa libera, ha porto al premier una prolunga di gomma, chiedendogli di completare quel disegno con una previsione, verso l’alto o verso il basso. Ma Renzi non si è fatto incastrare, e se l’è cavata con una battuta: «Lei è passato dal plastico all’elastico…».
Piuttosto che diventare il protagonista dei siparietti vespiani, il presidente del Consiglio ha preferito cogliere l’occasione per lanciare due messaggi. Il primo sembrava prelevato di peso dalla filosofia di Ettore Bernabei, l’uomo che governò la Rai nell’età dell’oro democristiana: «La gente va a letto, dopo aver visto i talk show, preoccupata, arrabbiata, triste. E invece io voglio che la gente vada a letto non dico felice e sorridente, ma senza preoccupazioni per il futuro». Da qui un avvertimento: «Io preferisco essere considerato arrogante che arrendermi. Noi l’Italia la cambiamo, costi quel che costi».
Il secondo messaggio era invece diretto ai «gufi», che sono diventati il suo bersaglio preferito. «Chi sono i gufi?» gli ha chiesto Vespa. E lui: «C’è un sacco di gente che in vent’anni ha fatto tanti convegni, io li chiamo i professionisti della tartina, che dicono l’Italia non ce la fa e poi si piazzano davanti alle tartine al salmone e dicono: “Tu dove vai in vacanza? Io in Australia”. Ma smettete di fare convegni e provate a fare qualcosa di concreto! Ecco, la differenza tra i gufi e i non gufi è che il non gufo non si limita ad alimentare le critiche ma prova a risolvere le cose».
Sebastiano Messina