Federico Zoja, Avvenire 10/9/2014, 10 settembre 2014
LA SATIRA SI ARMA CONTRO IL CALIFFO
Il mondo arabo reagisce al protagonismo mediatico dello Stato islamico (Is) con la satira. Mentre sul terreno si organizza la resistenza armata a uno dei movimenti jihadisti più virulenti della storia, si moltiplicano fumetti, strisce comiche televisive, caricature dei membri del gruppo: miliziani barbuti o incappucciati che finiscono per spararsi sui piedi, jihadisti ignoranti di islam che si rifiutano di ascoltare la radio ma non si muovono senza taxi, soldati di Allah ossessionati dall’apparire in video, commilitoni che si contendono un prigioniero cristiano, nel frattempo morto di infarto.
Il tutto finalizzato a ridicolizzare i seguaci del sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi, capaci di seminare il terrore con la propaganda dei propri misfatti: nei filmati diffusi su Internet da Is, decine di prigionieri di varia nazionalità, vestiti di arancione come i detenuti di Guantanamo e Abu Ghraib, sono esibiti di fronte alle telecamere come trofei.
Nelle ultime settimane, uccisioni di massa e decapitazioni hanno dominato i telegiornali di tutto il mondo, rendendo gli uomini di Is tragicamente noti. Dar el-Ifta al-misriya, istituto religioso egiziano creato per vegliare sul mondo musulmano, sta conducendo una campagna online contro lo spazio dato dai media arabi e occidentali a Is: così facendo, si sostiene, una corrente minoritaria ed eretica dell’islam finisce per prevalere nell’immaginario dell’opinione pubblica mondiale. A condannare i Daaesh, acronimo arabo corrispondente all’anglofono Is, è anche al-Qaeda, di cui la nuova formazione jihadista è una frangia separatista. In Medio Oriente, la satira ha una lunga tradizione, collaudata come efficace forma di lotta contro i soprusi, di certo meno pericolosa rispetto ad attacchi diretti. Fra i programmi più seguiti, il libanese Ktir salbe Show, mentre strisce satiriche impazzano sull’emittente al-Iraqiya e su tv private e statali in Giordania, Egitto e Palestina. Fra tanti jihadisti immaginari, compare talvolta anche il sovrano saudita Abdullah, ben riconoscibile per tratti somatici e atteggiamento: a lui guardano in molti come occulto finanziatore dei nipoti di Osama Benladen.