Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 10 Mercoledì calendario

I BRONZI DI RIACE E L’EXPO ANCORA UN VIAGGIO, PER FAVORE


Esporre i bronzi di Riace nella sala di ingresso dell’Expo — e magari riprodurli sulle brochure a lato del logo Expo — sarebbe una occasione imperdibile di fare propaganda e promuovere un turismo culturale (non soltanto balneare) in Calabria. Con un minimo di furbizia, la Regione Calabria dovrebbe impegnarsi per rimuovere tutti gli ostacoli e acquisire una straordinaria vetrina davanti a milioni di visitatori. Coloro che, visitando l’Expo, avranno modo di vederli, sicuramente ne parleranno al rientro nei loro Paesi e allora sì che, forse, arriveranno a Reggio Calabria e nel Sud i tanti turisti auspicati dal premier Matteo Renzi. Non sembra anche a lei?
Paolo Gradi

Caro Gradi,
Esiste ormai da molti anni, nel mondo dell’arte, una forte corrente di studiosi secondo cui i reperti archeologici dovrebbero essere lasciati per quanto possibile nel luogo a cui originalmente appartengono perché soltanto così sarebbe possibile apprezzarne la funzione storica. È la comprensibile reazione a un collezionismo eclettico che ha lungamento usato l’opera d’arte come un ornamento di sovrani e ricchi magnati che facevano incetta di capolavori sul mercato per costruire un monumento a se stessi. Ma questo rigore puritano dimentica che quel collezionismo è all’origine del museo, vale a dire di un luogo che ha assunto col passare del tempo una funzione educativa ed è anch’esso, per molti aspetti, storicamente legato al luogo in cui è sorto. Che cosa sarebbe Firenze senza gli Uffizi,Parigi senza il Louvre, Londra senza il British Museum?
Non è tutto. I musei, soprattutto durante il secolo scorso, sono diventati grandi palcoscenici su cui vanno in scena periodicamente ambiziose esposizioni dedicate a pittori, scultori, architetti e ai movimenti artistici di cui sono stati protagonisti. Ma queste esposizioni sono possibili soltanto riunendo in una stessa sede il maggior numero possibile delle opere di uno stesso artista. I direttori dei musei e i sovrintendenti vivono così in uno stato di eterna contraddizione. Devono preservare l’integrità della istituzione di cui sono responsabili, ma dipendono per le loro mostre dalla generosità dei loro colleghi nazionali o stranieri. Si vorrebbe che le opere restassero nel luogo per cui sono state concepite o in cui sono state lungamente custodite, ma è possibile ottenere prestiti per le propria mostre soltanto dando prova di una stessa collaborazione per quelle degli altri.
Nel caso dei bronzi di Riace, il criterio dell’appartenenza alla Calabria, comunque, mi sembra un po’ tirato per i capelli. Sono stati rinvenuti da un pescatore subacqueo nell’agosto del 1972 a 300 metri dalla costa di un comune calabrese (Riace). Sono stati recuperati dai carabinieri, vale a dire da un corpo nazionale. Sono stati affidati dapprima ai tecnici della sovrintendenza calabrese, poi al Centro di restauro dell’Opificio delle pietre dure di Firenze: due istituzioni nazionali. Appartengono alla Regione Calabria o alla nazione italiana? Esiste naturalmente il problema del trasporto. Ma i bronzi hanno già viaggiato dalla Calabria a Firenze, da Firenze a Roma, da Roma alla Calabria. Esistono valide ragioni per cui non dovrebbero fare un quarto viaggio? Quanto ai vantaggi che Reggio Calabria ricaverebbe dalla presenza dei bronzi a Milano in occasione dell’Expo, caro Gradi, credo che lei abbia ragione. I visitatori non si misurerebbero in migliaia, come accade a Reggio, ma in milioni. Tornando a casa quelli dell’Expo racconterebbero ai loro connazionali che in Calabria esiste un Museo della Magna Grecia a cui vale la pena di dare un’occhiata.