Caterina Soffici, il Fatto Quotidiano 9/9/2014, 9 settembre 2014
IL PICCOLO PRINCIPE CHE TERRÀ IL REGNO UNITO
Londra
La monarchia britannica ha messo sul tavolo il carico da novanta. Il giorno dopo il sondaggio choc di YouGov pubblicato dal Sunday Times secondo cui i “Sì” all’indipendenza della Scozia hanno superato per la prima volta i “No” (51 contro 49), da Clarence House, la residenza ufficiale del principe William e della moglie Kate, arriva l’annuncio bomba: la real coppia aspetta il secondo figlio. Potrebbe sembrare una notizia di gossip da rotocalco, ma sarebbe da ingenui pensare che un annuncio del genere, a 10 giorni dal referendum del 18 settembre dove 5 milioni di scozzesi decideranno se abbandonare Londra, non abbia un valore politico. Ufficialmente la Casa reale è neutrale, ma con gli indipendentisti in rapida rimonta sugli unionisti, anche la regina deve aver deciso di non rischiare di perdere un pezzo della Gran Bretagna proprio sotto il suo regno. Non può metterci la faccia, ma il suo disappunto per una eventuale vittoria dei “Sì” è trapelato dalla residenza estiva di Balmoral, proprio in Scozia, dove la sovrana sta trascorrendo gli ultimi giorni di villeggiatura. Ecco la bomba del secondo baby Royal, che rende felice la regina, entrambe le famiglie e immaginiamo delizierà tutti i sudditi, anche quelli scozzesi, i quali vogliono lasciare l’Inghilterra ma vorrebbero mantenere tutto: la regina, la sterline, l’apertura delle frontiere, l’appartenenza alla Ue. Mentre i giornali pubblicano scenari e previsioni (per lo più infauste) nel caso che l’indipendenza passi e la sterlina ieri scendeva vistosamente, la partita è ancora da giocare: il risultato è assolutamente aperto e gli stessi commentatori politici della Bbc non si azzardano a fare previsioni.
Il capo degli indipendentisti scozzesi, Alex Salmond, ha risposto per le rime, congratulandosi non con il Duca e la Duchessa di Cambridge (i titoli ufficiali di William e Kate) ma con il conte e la contessa di Strathearn, i titoli scozzesi dei due. Sfumature probabilmente incomprensibili fuori dall’isola, ma decisive per i britannici. Quindi c’è il referendum del 18 settembre. Ma c’è un’altra data, a ruota, che al momento è passata in secondo piano e che potrebbe rivelarsi altrettanto burrascosa . È il 9 ottobre e potrebbe passare alla storia come quella in cui per la prima volta l’Ukip (il partito degli indipendentisti guidato da Nigel Farage) manderà un suo eletto alla Camera dei Comuni di Westminster, a spese del partito conservatore. Il 9 ottobre si vota infatti a Clacton, cittadina sul mare nell’Essex, per il rinnovo del seggio del deputato Douglas Carswell, ex conservatore che ha lasciato il partito ed è passato tra le file dell’Ukip. L’ultimo sondaggio, anche questo choc, vede l’Ukip in testa con il 64%, mentre i conservatori si fermerebbero al 20 (facendo segnare un -33% rispetto al 2010) e i laburisti al 13% (dimezzando i propri voti, con un -12%). Un bagno di sangue totale, che sommergerebbe il premier e leader del partito conservatore David Cameron costringendolo probabilmente alle dimissioni, se sommato con una sconfitta in Scozia. Il “caso Carswell” potrebbe non essere isolato: altri tre deputati conservatori sono pronti a lanciare un ultimatum a Cameron, minacciando di passare all’Ukip, se il partito non prenderà una linea più decisa contro l’Europa. Tutto è comunque collegato. Gli scozzesi vogliono essere indipendenti, e una vittoria dei sì aprirebbe le porte a richieste simili da parte di Galles e Irlanda del Nord. E tutto ciò all’interno di una cornice più ampia, dove a loro volta gli indipendentisti dell’Ukip avrebbero ragione di pretendere il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue, da tenersi nel 2017, come promesso da Cameron.
Caterina Soffici, il Fatto Quotidiano 9/9/2014