Paul Krugman, la Repubblica 9/9/2014, 9 settembre 2014
ALTRO CHE MIRACOLI, SUL PAESE ALEGGIA LO SPETTRO DELLA SPAGNA
La settimana prossima in Scozia si terrà un referendum per decidere se separarsi o meno dal Regno Unito, e i sondaggi indicano che il consenso per l’indipendenza ha avuto un’impennata negli ultimi mesi, in buona parte perché il fronte indipendentista è riuscito a ridurre il “fattore paura”, cioè il timore per i rischi economici di una separazione. A questo punto, l’esito del voto è quanto mai incerto.
Io un messaggio per gli scozzesi ce l’ho: fareste bene ad aver paura, tanta paura. I rischi di una separazione sono enormi. Forse state pensando che la Scozia potrebbe diventare un secondo Canada, ma è molto più probabile che finiate per diventare una Spagna senza il sole. La comparazione con il Canada di primo acchito sembra abbastanza ragionevole. Dopotutto il Canada, come la Scozia, è un’economia relativamente piccola ma economicamente stabile (anche m’inquietano l’elevato indebitamento delle famiglie e quella che ha tutta l’aria di essere una grossa bolla immobiliare), ed è riuscito a garantire un sistema sanitario unico e un’assistenza per i poveri più generosa.
Ma il Canada ha la sua valuta, il che significa che il governo non può rimanere senza soldi, che può salvare le sue banche se necessario e altro ancora. Una Scozia indipendente non avrebbe una sua valuta. E questo fa un’enorme differenza. Potrebbe avercela? Forse sì, anche se l’economia scozzese è più integrata con il resto dell’economia britannica di quanto non lo sia l’economia canadese con quella Usa, e questo renderebbe difficile tenere in piedi una valuta separata. Peraltro non ha senso discuterne, dato che il movimento per l’indipendenza ha detto chiaramente che intende conservare la sterlina. Ma la combinazione fra indipendenza politica e valuta comune è la ricetta perfetta per il disastro.
E qui entra in gioco la Spagna. Infatti, se la Spagna e gli altri paesi che hanno adottato l’euro fossero parte di un vero sistema federale, con istituzioni di governo comuni, la storia economica recente della Spagna sarebbe stata simile a quella della Florida. Sia la Spagna che la Florida hanno avuto un boom del settore immobiliare tra il 2000 e il 2007. Sia la Spagna che la Florida hanno visto questo boom tramutarsi in un tracollo. Sia la Spagna che la Florida hanno subito una pesante recessione. Poi, però, le strade divergono. In Florida gran parte dell’onere della recessione è ricaduto su Washington, che ha continuato a pagare pensioni, sanità e gran parte dei sussidi di disoccupazione. Molte banche della Florida hanno dichiarato bancarotta, ma una grossa fetta delle perdite è ricaduta sulle agenzie di prestiti federali: i correntisti delle banche fallite erano protetti. Insomma, la Florida nel suo momento di difficoltà ha ricevuto grossi aiuti. La Spagna invece ha dovuto sostenere da sola il proprio crac: crisi dei conti pubblici, tassi di interesse sui titoli di Stato alle stelle, brutale austerity, depressione, disoccupazione giovanile oltre il 50%. Tutto quello che è successo in Europa dal 2009 dimostra che condividere una valuta senza condividere un governo è molto pericoloso. E una Scozia indipendente che usasse la sterlina sarebbe in una situazione ancora peggiore dei paesi dell’euro, che almeno qualche voce in capitolo su come viene gestita la Bce ce l’hanno. Non riesco a capacitarmi che la Scozia stia davvero prendendo in considerazione l’idea di seguire questa strada dopo quel che è successo negli ultimi anni. Se gli scozzesi pensano che non ci siano rischi a diventare un paese senza una valuta propria, significa che gli hanno raccontato una grossa balla.
© 2-014 New York Times News Service (Traduzione di Fabio Galimberti)
Paul Krugman, la Repubblica 9/9/2014