L. G., Il Sole 24 Ore 9/9/2014, 9 settembre 2014
FERRARI, BRAND E CONTI VINCONO SUL GRAN PREMIO
Era il 1970 quando Luca Cordero di Montezemolo mise per la prima volta piede in Ferrari. Aveva appena 23 anni e divenne direttore corse sotto l’ala di Enzo Ferrari. Furono tempi d’oro per il giovane manager che portò a casa tre titoli costruttori (1975-76-77) e due mondiali piloti con Niki Lauda (1975 e 1977). Una parentesi vincente che Montezemolo chiuse per cercare nuove avventure. Tornò in Ferrari solo nel 1991 e oggi, a 23 anni di distanza, sembra essere giunto il momento dell’addio definitivo. Un saluto che arriva però a valle di numerosi successi sportivi e di una vera e propria trasformazione del Cavallino dal punto di vista sia economico che finanziario. Tra il ’99 e il 2014 la Rossa ha vinto 14 titoli mondiali e 118 Gran Premi. Molti dei quali nell’epoca delle meraviglie targate Michael Schumacher e Jean Todt. Nel 2007, l’ultima doppietta (titolo piloti e costruttori) con Kimi Raikkonen e nel 2008 l’ultima vittoria, il titolo costruttori. Poi sei anni davvero difficili conditi da numerose sconfitte. Ultima, forse fatale, quella di Monza. Passi falsi, però, che non coincidono, con l’ascesa del brand e dei numeri. Quando Montezemolo tornò alla Rossa nel ’91 prese il timone di un’azienda parecchio in difficoltà. Basti pensare che nel ’93 la società chiuse il peggior bilancio della storia. Quell’anno la Ferrari segnò un giro d’affari di appena 230 milioni, frutto di 2.300 vetture vendute e registrò una perdita di 4 milioni. Cifre totalmente diverse da quelle di oggi. Il bilancio 2013 si è chiuso con 2,3 miliardi di ricavi, 7 mila auto vendute e un utile di 370 milioni. Trend positivo confermato dalla semestrale archiviata con 1,35 miliardi di ricavi e un ebit di 185 milioni, il migliore della storia. Complice una presenza geografica che tocca ormai 62 paesi con gli Usa che contano per il 29%, i primi cinque paesi europei per il 34% e l’Asia, inteso come Cina, Giappone, Hong Kong e Taiwan per il 12%. A una macchina poco competitiva ha fatto da contraltare un brand dal successo mondiale.
L. G., Il Sole 24 Ore 9/9/2014