Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 06 Sabato calendario

PROFESSIONE: CERCATORE D’ORO

Nel corso dell’anno il sole della California è tornato a scaldare la febbre dell’oro. Lo Stato americano è stato colpito, infatti, da una siccità record che ha messo a repentaglio l’agricoltura e imposto agli abitanti limitazioni nel consumo dell’acqua.
Oltre a portare danni e preoccupazione, però, l’abbassamento del livello di laghi e fiumi ha reso accessibili luoghi prima nascosti dall’acqua, innescando una nuova corsa all’oro. Con il mercato del lavoro ancora in affanno e il prezzo dell’oro che potrebbe presto tornare ai massimi storici, molti nuovi cercatori si sono presentati nei vecchi empori dei villaggi della Sierra Nevada per dotarsi di pala, setaccio e “batea”, il piatto che si usa per raccogliere l’oro, da sempre simbolo dei cercatori.
«Negli ultimi mesi abbiamo registrato un aumento delle vendite del 20-25 per cento» dice Heather Willis, proprietaria del principale negozio di attrezzatura per minatori di Auburn, storica cittadina di cercatori a due ore da San Francisco. «La maggior parte sono neofiti, attratti dall’idea di scoprire nuovi siti resi accessibili dalla siccità».
In realtà, la possibilità di diventare ricchi scoprendo un filone intonso sono scarsissime. Dall’avvento dei “49ers”, come furono chiamati i pionieri che per primi si misero in cerca dell’oro nel 1849, il territorio è già stato battuto in lungo e in largo. E anche fra i cercatori della prima ora, a fare fortuna furono davvero pochi. Ad arricchirsi veramente furono i produttori di forniture: John Studebaker guadagnò moltissimo vendendo carriole ai minatori prima di diventare famoso con le sue automobili; Henry Wells e William Fargo crearono quella che resta una delle principali banche americane prestando soldi a chi si cimentava nell’impresa; e Levi Strauss inventò i jeans per attrezzare i cavatori di pantaloni resistenti.
Molti nuovi cercatori sono consapevoli delle difficoltà e in fondo cercano solo una scusa per immergersi nella natura e passare qualche ora all’aperto. «Il più grande errore è credere di trovare una fortuna» avverte Willis. «L’oro c’è, ma difficilmente è abbastanza per diventare ricchi. Di solito vediamo gente tornare con un massimo di 250 dollari del prezioso metallo».
Ma, come i giocatori che entrano al casinò sperando di uscirne a mani piene, nulla vieta di sognare il colpo grosso, diventando l’eccezione che conferma la regola. D’altronde il mito della California come terra dove tutto è possibile nasce proprio con la prima corsa all’oro che si scatena a metà Ottocento, trasformando il futuro Golden State in una terra di facili e infinite possibilità.
Nel giro di pochi anni, vengono recuperate decine di tonnellate del prezioso metallo e San Francisco passa dall’essere un villaggio sonnecchiante di 200 anime a uno snodo commerciale di oltre 100 mila abitanti. Il miraggio della ricchezza attira immigrati da tutto il mondo e forgia una mentalità lontana da quella puritana dei padri pellegrini del New England, che vede nel fallimento un peccato. I cercatori d’oro sanno che, oltre a sudore e fatica, ci vuole fortuna per scovare le pepite e questo insegna a prendere gli insuccessi come occasioni per reinventarsi e ricominciare: nasce così il mito dell’American Dream. Da allora il Golden State ha fatto da incubatore a molti altri boom economici – da Hollywood alla Silicon Valley – ma la febbre dell’oro, ufficialmente conclusa nel 1855, non si è mai del tutto estinta: ogni volta che una crisi economica toglie lavoro e fa crescere il prezzo dell’oro, c’è chi rispolvera pala e padella. È successo dopo la Grande Depressione degli anni ’30, dopo la crisi energetica degli anni ’70 e dopo quella finanziaria degli anni ’80. Ed è accaduto anche dopo il crack del 2008.
«Trovare un nuovo sito, spostare rocce, scoprire l’oro – questo è ciò che mi dà il brivido» dice Olan, cercatore 57enne che setaccia le rive dello Stanislaus River. «Sono stato sposato tre volte, ho quattro figli e un nipote. Ma torno sempre nella foresta. Solo qui riesco a riposare la mente e ritrovare me stesso». Questa generazione di cercatori contemporanei ricorda molto quelli che nell’Ottocento setacciarono le viscere della California in preda alla “febbre”.
Contrariamente a chi oggi vive quest’attività solo come un passatempo, gente come Olan investe nella ricerca tutte le sue energie, perdendosi per mesi sulle montagne californiane e vivendo in maniera simile ai 49ers originali. Per questi cercatori, la caccia all’oro resta una faccenda romantica e solitaria.
Le storie di minatori che affrontano ostacoli di ogni genere alla ricerca del tesoro abbondano. Gente come Steve, gallese arrivato in California alla fine del 2012, a cui rubano tutto mentre setaccia il letto di un fiume: vestiti, cibo e soldi. Dopo aver affrontato un viaggio glaciale con indosso solo una maglietta, Steve riesce a raggiungere il campo di un altro minatore. È affamato e mezzo assiderato, ma anziché rinunciare al suo sogno si rimette al lavoro e nel giro di pochi mesi recupera la perdita grazie all’oro scavato.
Come i predecessori, i cercatori moderni vivono lontani da tutte le comodità, con il desiderio di misurarsi con la natura, quasi sfidarla. Indipendentemente dalla molla che fa scattare la febbre dell’oro – fame di avventura, mancanza di alternative, spirito d’intraprendenza – i pionieri contemporanei sono accomunati dalla brama di trovare qualcosa che li renda davvero felici. Un desiderio, quasi una smania di realizzazione che, in mancanza di pepite giganti, spesso finiscono col trovare nei lunghi periodi vissuti lontani dal mondo, immersi in una vita ottocentesca, vegliati unicamente dalle maestose foreste californiane.