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 2014  settembre 09 Martedì calendario

DA NTV ALLA FERRARI, L’ANNO NERO DI MONTEZEMOLO


Essere soci di Luca Cordero di Montezemolo negli ultimi anni non è stato proprio un grandissimo affare. Lo sanno bene gli azionisti del Fondo Charme e di Ntv, la società ferroviaria che gestisce Italo. Due iniziative che hanno avuto come anima imprenditoriale il presidente della Ferrari, ma non si può dire che siano anche state baciate dalla fortuna. Oggi i soci di Luca si trovano a piangere lacrime non meno amare dei tifosi del Cavallino (a proposito l’addio dalla Rossa sembra sempre più vicino), ma sicuramente molto più costose. Sia Charme sia Italo hanno chiuso il 2013 con bilanci in rosso così com’era successo l’anno prima. A soffrirne soprattutto il gruppo di amici storici presenti in entrambe le iniziative. Per esempio l’inseparabile Diego Della Valle che figura in posizione di rilievo tanto nel libro soci di Italo sia in quello di Charme. Altrettanto Isabella Seragnoli la ricchissima, quanto schiva, imprenditrice bolognese le cui macchine impacchettatrici confezionano sigarette per tutte le multinazionali del tabacco. Poi Giovanni Punzo, proprietario dell’Interporto di Nola. A questo nocciolo duro di amici che hanno sempre fatto cordata con Luca si aggiungono altri compagni occasionali. Su Italo spicca Sncf, la società che gestisce le ferrovie francesi, azioniste al 33% che, da quanto si può capire, vorrebbero utilizzare il super-treno colorato di rosso per far saltare il monopolio delle Fs sui binari italiani. Tranne ovviamente, resistere in tutte le maniere a ogni tentativo di rompere il loro di monopolio sulla rete domestica. Altri soci importanti di Italo sono Generali, il patron della Brembo, Alberto Bombassei e Banca Intesa che, oltre ad essere azionista, è anche grande creditore. Sicuramente il gruppo oggi guidato da Carlo Messina farà bene a ripensare in profondità alla partecipazione al mondo dei trasporti: quello che ha perso su Alitalia e su Italo basta e avanza.
Ma se il super-treno rappresenta comunque un sogno coraggioso e visionario che ha rotto l’egemonia delle Fs a tutto beneficio dei consumatori non altrettanto può dirsi del Fondo Charme di cui sono soci anche Unicredit e Banca Intermobiliare, Giovanni Cacace, la famiglia Marsiaj, il re del fitness Nerio Alessandri. Charme (di cui si occupa il figlio Matteo) voleva essere il punto di aggregazione del Made in Italy di qualità ma si è arenato sul «cachemire a losanghe» della Ballantyne. Per rimediare è stato necessario vendere Poltrona Frau cui facevano capo altre due griffe dell’arredamento di marca come Cassina e Cappellini. Un’operazione che ha segnato la definitive capitolazione di Montezemolo sulla barricata del Made in Italy. Aveva più volte ripetuto che era sua intenzione creare un polo di eccellenza del lusso italiano. Un sistema, tanto per capirci, costruito sul modello francese di Lvmh o del gruppo Pinault. Un esperimento naufragato subito a conferma che in Italia il paradigma parigino non è ripetibile. Ci aveva provato nella seconda metà degli anni ‘90 la famiglia Romiti con la soluzione decisamente pasticciata di Hdp che metteva insieme Fila, Valentino e Gft sotto la protezione di Rcs-Corriere della Sera. Era durata poco. L’esperienza di Charme ancora meno. Le perdite sono salite a oltre 52 milioni a fine 2013 rispetto al rosso accumulato di 43,5 milioni dell’anno precedente. A provocare il disastro è stata Ballantyne finita in liquidazione. Per salvare il marchio, Montezemolo ha costituito in Lussemburgo il veicolo Milex International affidato a Diego Bolzonello ex ad di Geox e a Fabio Gatto, un agente di moda molto attivo nel Triveneto. Ora sperano nel rilancio per non lasciare quel che resta del polo del lusso impiccato ad una corda, benché di cachemire.