Eugenio Bruno e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore 8/9/2014, 8 settembre 2014
CON I PRECARI UN DOCENTE OGNI 10 ALUNNI
Flessibilità e mobilità saranno le due parole d’ordine della nuova scuola che hanno in mente Matteo Renzi e Stefania Giannini. Ma sul fronte assunzioni dovranno essere anche una necessità. A prescindere dai costi (3 miliardi nel 2015-2016, e oltre 4 miliardi a regime), che andranno comunque coperti, la nuova maxi-infornata di 148.100 insegnanti da settembre 2015 annunciata dal governo, per essere davvero realizzabile, dovrà far leva sulla possibilità di "spostare" i neo immessi in ruolo superando l’attuale vincolo di destinazione «all’interno della provincia» o rispetto «alla classe di concorso» su cui il futuro stabilizzando risulta oggi iscritto nelle graduatorie a esaurimento (Gae).
Alcuni precari "storici" infatti appartengono a classi di concorso che non si insegnano più da anni: 916 risultano iscritti a «steno-dattilografia e trattamento testi», altri 116 sono in graduatoria per esercitazioni su materie non più insegnate come economia domestica, portineria e pratica di agenzia. Per non parlare dei docenti "addensati" geograficamente in aree dove il fabbisogno di personale è già soddisfatto.
Come si evince dal grafico qui accanto oggi il rapporto alunni/professori di ruolo è più o meno uniforme in tutte le Regioni, passa da 11,6% della Calabria al 13,88% dell’Emilia Romagna. Questo perchè gli organici sono, più o meno, commisurati al numero degli alunni e al fabbisogno delle ore di docenza. Laddove la stabilizzazione dei precari storici che si profila all’orizzonte, in oltre la metà dei casi prescinderà dai posti liberi da coprire. Immaginando che il numero di studenti resti invariato si può delineare una prima approssimativa mappa delle possibili eccedenze di personale. E quindi dei potenziali spazi di mobilità. Un ragionamento assolutamente provvisorio e da incrociare, poi, con le esigenze delle singole classi di concorso.
Da queste prime evidenze si può comunque ipotizzare che la mobilità maggiore interessi il Molise, dove il rapporto insegnanti/allievi scenderebbe da 12,14 a 8,77, la Calabria (che passerebbe da 11,66 a 8,94) e la Basilicata (da 11,68 a 8,99). Mentre l’impatto sarebbe più limitato in Liguria e Veneto.
Del resto anche l’esecutivo è conscio della difficoltà di inserire tutti i 148.100 nuovi docenti. Nelle linee guida infatti si dà quasi per certo che nel concedere le immissioni in ruolo si introdurranno delle condizioni: quella cioè di poter essere assunti in una provincia della stessa Regione o in una Regione diversa da quella di appartenenza. E anche, nel rispetto però della qualità della didattica, di poter "allargare" le classi di concorso, ossia la specificità della materia che il neo assunto dovrà insegnare, così da consentire il transito in settori affini o l’assegnazione nell’organico funzionale di un istituto o di una rete di scuole.
Per far ciò il Miur avvierà da subito un censimento, da completare entro dicembre, per fare una ricognizione esatta di coloro che confermeranno l’intenzione di essere assunti da settembre 2015. E non è escluso che, di fronte a una richiesta espressa di mobilità o flessibilità curriculare, qualcuno rinunci all’assunzione. «Potrebbe essere qualche migliaio di precari», stima l’esecutivo. In questo caso che fare? In caso di «significative rinunce volontarie» il piano di assunzioni sarà integrato con i laureati in scienze della formazione primaria vecchio ordinamento e i cosiddetti "congelati Siss" che non sono stati inseriti nelle graduatorie a esaurimento, rispettivamente, circa 9mila e circa 500 aspiranti docenti di ruolo. Questa eventuale integrazione, chiarisce il governo, avverrà solo a condizione di non superare il plafond di 148.100 assunzioni e constatato un fabbisogno di docenti aggiuntivi nelle scuole primarie. Anche a loro verrà comunque applicato lo stesso requisito di disponibilità geografica.
Eugenio Bruno e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore 8/9/2014