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 2014  settembre 08 Lunedì calendario

DAL FINANCIAL TIMES AL VERTICE DELLA BBC L’IRRESISTIBILE ASCESA DI RONA FAIRHEAD

«Mai sentito parlare di lei»: così hanno commentato al top della Bbc quando è uscito fuori il nome di Rona Fairhead quale candidato alla carica di presidente del Trust Bbc, il board che controlla l’emittente televisivo britannico. E’ quanto racconta Steve Hewlett, columnist del quotidiano The Guardian, molto addentro al mondo dei media, anche grazie alla serie da lui condotta su Bbc Radio 4, The media show. Il commento la dice lunga. Da una parte perché Fairhead è indubbiamente una sorpresa tra tanti personaggi più noti dei quali si parlava da tempo. Dall’altra, qualcuno la interpreta come una delusione per una figura non “considerata all’altezza del compito”. I pareri sono discordi. Di fatto sulla stampa e in situazione ufficiali non emergono altro che elogi: molto intelligente, meticolosa, determinata. Qualcuno l’ha definita manager d’acciaio, la nuova Tatcher della comunicazione. Cinquantatré anni, una laurea a Cambridge e un Mba ad Harvard, Rona Fairhead è la prima donna a capo del Bbc Trust. E per di più relativamente giovane rispetto ai colleghi della stessa emittente con i quali dovrà confrontarsi: ha per esempio 12 anni di meno di Tony Hall, il direttore generale, con 40 anni di esperienza di broadcasting e Bbc. Il suo lavoro si prospetta duro. Si trova alla tolda di comando in piena tempesta, dopo lo scandalo sui casi di pedofilia che hanno sfiorato volti noti del video come Jimmy Savile e le polemiche sui superstipendi dei manager.
La Bbc è pubblica, istituita da un royal charter, una carta reale che dura dieci anni. Alla scadenza di ogni decennio questo charter si deve rinnovare. Un modo per verificare che l’emittente adempia ai suoi compiti e alla sua imparzialità e per poter eventualmente predisporre nuovi strumenti correttivi. Non è una Spa, ma una corporazione pubblica: riceve il finanziamento attraverso il canone televisivo che è anche l’unico introito, considerato che nessuno dei due canali dell’emittente ha pubblicità. Ogni volta che si avvicina la scadenza della carta, si accende un grande dibattito pubblico. Stavolta, per esempio, l’attenzione è molto concentrata proprio sul canone. La gente protesta, dice che è troppo alto, o addirittura molti vorrebbero abolirlo. Un dibattito aperto anche in Italia. Ma il tema più caldo, a questo punto, è proprio il ruolo del Trust e il fallimento della sua missione. Il Trust, infatti, era stato creato nel 2006, al rinnovo della royal charter. Allora si era deciso di creare questa “fiduciaria” proprio sulla scia di una serie di scandali culminati nel “The Hutton Inquiry” dal nome di Lord Hutton, che il governo laburista di allora aveva incaricato di investigare le circostanze della morte di un esperto di guerra biologica, che era stato ispettore in Iraq per l’Onu. Un intrigo internazionale degno di un thriller, che ha coinvolto i servizi segreti, la Corona e, inevitabilmente messo in discussione l’imparzialità e gli standard dei giornalisti della Bbc per i loro reportage su tutta la vicenda. Il fatto aveva portato alla dimissione dei top manager e dell’allora direttore generale Greg Dyke. E sollevato dubbi su una potenziale commistione tra governo e giornalisti, tra controllanti e controllati. Fino ad allora, infatti, i governatori nominati dal Governo a vigilare sulla Bbc erano interni alla stessa emittente, il presidente dei governatori era presidente della stessa Bbc ed esercitava il controllo editoriale, molto vicino allo stesso management della Bbc. E’ cosi che si è deciso di dare vita al Bbc Trust. Separato dalla Bbc, con un suo presidente e 12 trustee esterni all’emittente e un suo staff indipendente di un centinaio di persone. Doveva vigilare e garantire. Ma nel maggio scorso Lord Chris Patten, dal 2012 presidente di Bbc Trust, si è dimesso: ufficialmente per motivi di salute. In realtà tutti pensano che abbia voluto dare un taglio a tutta la vicenda, spegnendo ogni eco degli scandali. Ora la patata bollente passa nelle mani di Rona Fairhead. Di fatto il suo è un incarico a termine, un traghettatore per i due anni che mancano alla scadenza del charter. Decisivo, però, per stabilire se il Trust può recuperare un suo prestigio, oppure se è destinato definitivamente al tramonto. Il clima è rovente. La Bbc, la più antica e più grande emittente del mondo, è una istituzione per gli inglesi. Un brand internazionale di informazione, un hubdi personaggi di peso e influenti. Basti dire che Chris Patten, il predecessore di Fairhead, già presidente del partito conservatore, è stato anche governatore di Hong Kong e ha gestito la fase di transizione dal governatorato inglese alla Cina. Un bestione politico. Mesi di negoziati hanno portato a una short list di potenziali sostituti, ma due hanno detto no: Marjore Scardino, storico Ceo di Pearson e boss del Financial Times. Ha detto “no grazie” anche Lord Sebastian Coe, ex atleta, politico, presidente del Comitato Olimpico dei giochi del 2012 a Londra, il candidato favorito dai Tory. Entrambi erano fortemente spinti dal primo ministro in persona, David Cameron. Nessuno se la sente di bruciarsi in questa operazione. E cosi, dal cappello, è spuntata fuori Rona Fairhead. Meno potente di altri, ma con un curriculum di tutto rispetto, sembra fatta apposta per questo incarico. Non ha nulla da perdere in termini di notorietà né di consenso, visto che è fuori da ogni gioco politico. E’ stata Ceo del Financial Times, dove ha lavorato a fianco di Scardino dal 2006 al 2013 e ha affrontato, con successo, la grande scommessa del rilancio del quotidiano finanziario di carta di fronte alle insidie delle nuove tecnologie. Il know how acquisito le torna utile per il nuovo incarico. Anche la Bbc si trova infatti a fare i conti con la tv on demand, Internet e tutti i nuovi format che stanno rivoluzionando il mondo dell’informazione. Tailleur frivoli, perle, capelli biondi lunghi che porta spesso sciolti: della Tatcher ha poco, insomma. Non è proprio una outsider. Suo marito, Tom, un merchant banker, esponente dei Tory. Hanno tre figli e vivono in affitto a Notting Hill. Hanno anche in affitto una proprietà in Highclere Estate, il luogo dove è girata la serie tv Downton Abbey. Subito dopo la laurea s’è fatta le ossa sul campo alla Morgan Stanley e poi a Bain&Co. Poi alla Ici, multinazionale della chimica, ha scalato tutte le gerarchie fino ad approdare sulla poltrona di executive vice president, strategy e group financial control. Prima di Ici ha lavorato presso la Bae, British Aerospace e poi presso la divisione inglese della Bombardier, il colosso canadese dell’aerospazio. Una esperienza che le avrebbe anche consentito di conseguire il brevetto di pilota. Il suo approdo nei media è avvenuto nel 2001, presso Pearson. Ha combattuto sempre, e vinto. Anche un cancro al seno. Cosa di cui non ama parlare. Di fatto schiva e riservata raramente concede interviste, e adesso per la nuova nomina preferisce non parlare. La sua missione è quella di Bbc Trust: amministrare il canone nell’interesse di chi lo paga, 1,2 miliardi di sterline che portano un profitto di oltre 200 milioni di sterline. Patten aveva pianificato di raddoppiarlo portandolo almeno a 500. Un target ambiziosissimo. Ora gli occhi sono tutti puntati su di lei. Riuscirà a incrementare i profitti? E se si, basterà a garantire la sopravvivenza del Trust? Sul futuro della Bbc pende un’altra incognita: le elezioni che si terranno il prossimo anno. I conservatori sono tendenzialmente orientati a ridurre il budget pubblico dell’emittente. Se invece, come sembra, dovessero vincere i Laburisti ci si aspettano indicazioni per estendere il carattere pubblico e l’autonomia della Bbc. Ma in mezzo, arrivano altre pressioni: quelle della Bbc World Wide, la holding commerciale che corre in parallelo alla Bbc pubblica. La Bbc World non riceve un penny dal canone, ha invece la missione di vendere i diritti per i programmi all’estero, unica sua entrata. O vendi o muori. Ma in questa fase di rivoluzione mediatica e di concorrenza agguerrita, sopravvivere non è facile. E la Bbc World vorrebbe spartire con la Bbc una parte del canone.
Paola Jadeluca, Affari&Finanza – la Repubblica 8/9/2014