Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 08 Lunedì calendario

GIALLO DI GARLASCO “LA SOLUZIONE VA CERCATA IN QUEL VIAGGIO A LONDRA” E SPUNTANO NUOVI INDIZI

GARLASCO.
C’è un Dna che balla. Ci sono fotografie e sms che riemergono dopo 7 anni. Ci sono cose da (ri)fare e altre che erano solo lì da scorgere. E ancora: l’ombra di un carabiniere disattento a processo per falsa testimonianza. E poi la vacanza - nota - di Alberto, Chiara, e un amico di lui. A Londra. Una vacanza che forse racchiude dei misteri. Perché, non escludono gli inquirenti, potrebbe essere lì, a Londra, che «tutto è iniziato». «Tutto» significa una scia di «problematiche» e «sopravvenienze » - per dirla con il sostituto procuratore presso la Corte d’Appello di Milano, Laura Barbaini - che dalla capitale del Regno Unito porta a Garlasco e all’orrore che il 13 agosto 2007 spegne gli occhi azzurri di Chiara Poggi massacrata sulle scale di casa. Da chi? Da un assassino cui ora - dopo l’annullamento da parte della Cassazione della doppia assoluzione di Alberto Stasi - il processo d’appello bis in corso a Milano dovrà dare un nome (Stasi resta l’unico imputato).
IL MESSAGGIO E LE IMMAGINI
È l’11 agosto 2007: due giorni prima dell’omicidio. Dal cellulare di Alberto parte un sms per l’amico Marco Panzarasa (che è ed è sempre stato estraneo alla vicenda Garlasco, ndr).
« Hi old. Se stasera esci mi porti la cartolina che ho dimenticato nella tua valigia? Ciao». I due sono molto amici. Panzarasa raggiunge Stasi a Londra. Fanno una lunga vacanza insieme. Arriva anche Chiara, per un weekend. Parte e rientra da sola. «Quando arrivi andiamo nei sexyshop!» le propone Alberto via chat. E lei: «Io vorrei anche fare altro... andare in giro... comprare dei vestiti». Sulle memorie del telefonino e del laptop Compaq di Stasi restano impressi i “ricordi” londinesi: le foto di lui, di Chiara e di Marco, ma anche molte donne immortalate in giro per la città, con focus su dettagli anatomici. La cartella nella quale Stasi archivia si chiama, appunto, “Londra” (altre sottocartelle contengono più di 7mila immagini pornografiche). Veniamo alla sera del 12 agosto 2007. Sono le ore che precedono il delitto di via Pascoli. Alle 21.59 Alberto lascia la casa di Chiara, va nella sua abitazione per chiudere il cane in garage. Rientrerà alle 22,09. Chiara ha una priorità: aprire il computer del fidanzato. Cerca qualche cosa. Vuole farlo prima che ritorni. Appena Alberto se ne va, Chiara accede alla cartella “Londra”. Copia i dati su una chiavetta Usb (tra le 22,02 e le 22,03). Effettuato il download, la ragazza sbircia altre cartelle: “animali”, “cuccioli”, “tatina”, “Natale 2005”. Perché a Chiara interessava tanto “Londra”? Che cosa è successo a Londra? Qualcosa che l’ha turbata? È lì, oltre che nelle foto porno che Chiara “tollerava”, che si cela il movente dell’omicidio?
I NUOVI INTERROGATORI E LE BICI
Luglio scorso. Il pm Laura Barbaini, che indaga per ripercorrere le prime fasi di un’inchiesta piena di buchi e di errori, interroga Marco Panzarasa. Dai legali dell’amico di Alberto si apprende che le domande avrebbero riguardato i pedali della bicicletta bordeaux di Stasi, quelli su cui erano state trovate tracce di Dna di Chiara, e che, ha dimostrato la parte civile, sono stati sostituiti. È vero: le biciclette in questa storia sono importanti. C’è anche quell’altra, nera, sempre degli Stasi, mai sequestrata per 7 anni e acquisita solo a maggio nel processo d’appello bis (notata da una testimone davanti a casa Poggi, la bici era stata ritenuta non interessante dall’ex maresciallo dei carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto, a processo per falsa testimonianza, per via di una mancata corrispondenza della sella rispetto alla testimonianza; ora si è scoperto che la bici, acquistata nel ’99, monta la sella di un modello prodotto dopo l’omicidio). Ma è possibile che Barbaini senta il compagno della vacanza londinese di Stasi (e di Chiara) sui pedali di una bicicletta? E se fosse invece Londra, come trapela da fonti vicine all’inchiesta, che interessa al magistrato?
IL CROMOSOMA Y E SEGNI SUL CORPO
La cautela è d’obbligo, ma qualcuno parla già di una svolta. Tutto ruota intorno alle tracce del cromosoma Y maschile individuate sui frammenti di due unghie di Chiara (che avrebbe dunque lottato con il suo assassino). Le hanno scoperte i periti guidati dal professor Francesco De Stefano dell’università di Genova. Un’idea il professore se l’è già fatta: le tracce sono leggibili e contengono i marcatori sufficienti per procedere alla comparazione con il profilo del cromosoma Y di Alberto Stasi. Oggi ci sarà un confronto coi consulenti della difesa e della parte civile (rappresentata dal genetista Marzio Capra). Dopodiché si potrebbe già andare avanti. «Gli accertamenti di oggi tirano le fila di quello che noi dicevamo e chiedevamo 5 anni fa», dice Gianluigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi. Le analisi sulle unghie di Chiara. Lo screening sulle biciclette. Le nuove perizie sulla camminata di Stasi tra le chiazze di sangue: lì dove lui sostiene di avere scoperto il cadavere di Chiara (senza però sporcarsi le scarpe). Ci sono poi segni che ritornano. I due graffi che Alberto aveva il 13 agosto quando si presentò alla stazione dei carabinieri. Il brigadiere Luigi Pennini li fotografò quei graffi. Nessuno aveva dato peso. La foto, allegata agli atti, è tornata nelle mani del pm Barbaini. Potrebbe dire niente o magari qualcosa di più.
Paolo Berizzi, la Repubblica 8/9/2014