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 2014  settembre 08 Lunedì calendario

AMARCORD PER LA PENNA BIRO


«Bellezza riposata dei solai/ dove il rifiuto secolare dorme!» Sono versi di Guido Gozzano dedicati alla soffitta del suo personaggio: La signorina Felicita , e raccontano l’avvicendarsi degli oggetti nelle vicende umane. «Materassi, vasellame,/ lucerne, ceste, mobili: ciarpame/ reietto, così caro alla mia Musa!».
In un ideale museo delle cose diventate inutili già si trovano i calamai e le vecchie penne per scrivere, quelle che si usavano col pennino; si trovano i pennini e presto si troveranno anche gli strumenti «moderni» della scrittura: la stilografica e la biro, che in Italia arrivò negli anni Cinquanta e che era la stilografica dei poveri (attingo ai miei personali ricordi scolastici) e delle persone che avevano fretta.
È un dato certo: si scrive sempre di più, perché il personal computer, il telefono e il tablet sono degli straordinari moltiplicatori di scrittura, ma sempre meno a mano. Si sta perdendo la fisicità dello scrivere; quella sintonia tra il pensiero e il gesto che è il suo segreto e la ragione profonda del suo fascino. La multinazionale che produce le biro e ne vende sempre meno: la Bic, ha lanciato una campagna nei Paesi anglofoni per promuovere la scrittura su carta; ma non credo che darà grandi risultati.
Scrivere a mano, oggi, è considerato una stranezza, una stortura. Un tale a cui avevo mandato un biglietto per comunicargli non so più cosa, mi ha risposto ringraziandomi… «dell’autografo»! Ma va’ al diavolo.