Bianca Carretto, Corriere della Sera 8/9/2014, 8 settembre 2014
LA STRATEGIA DEL LINGOTTO: UN CAVALLINO VINCENTE, ANCHE A WALL STREET
A Cernobbio Sergio Marchionne si presenta senza alcuna ambizione politica e senza la presunzione di parlare a nome di tutti gli industriali italiani, ma come il capitano di una multinazionale con l’orgoglio di un’italianità che sente profondamente. Al pari di tutti gli emigranti che hanno lasciato il nostro Paese negli Anni 60, quando, dopo i sacrifici della guerra, si assisteva ad un momento di rilancio economico e di entusiasmo per il recupero degli anni perduti, Marchionne vuole ritrovare quell’energia, quella volontà e quella forza che avevano consentito agli italiani di rialzarsi e lavorare per la crescita del loro Paese. Al forum Ambrosetti si è limitato a parlare da uomo che fa impresa, che vede, in Italia, due grandi problemi: la mancanza di occupazione e l’assenza di investimenti, soprattutto dall’estero. Ha semplicemente chiesto allo Stato di fare lo Stato. In primo luogo invitandolo ad asciugare la sua presenza nella vita della gente e delle imprese, in secondo luogo a non scaricare solo sulle aziende la gestione della vita lavorativa dei suoi cittadini né a limitarsi semplicemente ad assisterli.
Ha rimarcato che il nostro Welfare State, un sistema pensato per aiutare i più deboli, oggi ha perso la sua efficacia, ha invitato il nuovo governo ad allineare il nostro ordinamento a quello della maggior parte d’Europa, ispirandosi ai principi della «flexicurity», adattandoli al nostro Paese. Con pochi esempi, ha evidenziato il percorso che ha seguito la Fiat negli ultimi 10 anni: da sola ha introdotto elementi di modernità per arrivare alla Fiat Chrysler Automobiles che oggi dà lavoro a circa 300 mila persone nel mondo, di cui più di 85 mila in Italia. La nuova società Fca sta per essere quotata alla Borsa di New York il 13 ottobre, data in cui in Usa si festeggia il Columbus Day, il giorno della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492. Sarà un momento in cui il gruppo si proporrà nella sua nuova veste, cercando di convincere gli investitori a credere in questa visione industriale, passata da Torino ad una dimensione senza frontiere. Per realizzare questo obiettivo servono prodotti e marchi vincenti.
Anche la Ferrari, presente da anni negli Stati Uniti, deve continuare ad essere un punto di riferimento per tutta la miglior produzione automobilistica. Inaccettabili le sconfitte, da sei anni, in Formula 1, poiché «la Ferrari è la Formula 1», ha detto l’amministratore delegato, «deve ritornare al successo, ad ogni costo, per difendere una supremazia che conta più di ogni individualismo».
Senza giri di parole — non c’è più tempo per discussioni accademiche — Fca affronta, anche all’interno, dei cambiamenti radicali, gli stessi che chiede allo Stato: cioè la possibilità di interrompere un rapporto di lavoro, anche il più stretto, quando non esistono più i presupporti per la sua validità. Le imprese sono forti quando i processi di cambiamento e di rinascita si generano naturalmente, la sfida non deve limitarsi ad una competizione tra impresa e lavoratori, solamente uniti si può affrontare la vera concorrenza, senza meccanismi lenti ed arretrati.