Massimo Lugli, la Repubblica 6/9/2014, 6 settembre 2014
“IO, AGENTE DI 50 ANNI VIVO CON MIA MADRE AMO IL NOSTRO LAVORO MA QUESTA NON È VITA”
[Intervista] –
ROMA.
«Io sono fortunato. Già perché ho mia madre che mi ospita, altrimenti non saprei dove sbattere la testa. Tra gli alimenti a mia moglie e i miei tre figli e la rata della macchina è un miracolo se arrivo a fine mese. Eppure sono uno che ha sempre voluto fare il poliziotto, il poliziotto e nient’altro, come mio padre. Io ci credo. Sono trent’anni che ci credo, nonostante tutto». Non può dire il suo nome quindi scegliamone uno a caso: Franco. Una circolare della questura di pochi giorni fa vieta tassativamente agli agenti di parlare coi media, pena durissime sanzioni e allora vada per Franco. Cinquant’anni, fisico sportivo temprato da una vita di pugilato e arti marziali, capelli biondi (pochi) maglietta blu con l’acronico Acah (All cops are heroes, la risposta ironica agli ultrà del gruppo Acab, tutti i poliziotti sono bastardi), sorriso aperto e quasi infantile. Nonostante tutto. L’appartamento popolare di Tor Pignattara dove abita con l’anziana madre è arredato con sobrietà ma gusto, pieno di quadri e di trofei sportivi.
«Alla mia età mi ritrovo con mamma, come quando ero ragazzino. L’aiuto facendo la spesa al discount, sono appena tornato da Lidl e contribuisco alle bollette ma non è la vita giusta per uno della mia età, non c’è neanche bisogno di dirlo».
Quanto guadagna?
«Arrivo a 1.800 euro al mese, annessi e connessi. Sono assistente capo e dovrei passare sovrintente col prossimo concorso ma tanto, con i contratti bloccati, non prenderò un centesimo di aumento anzi, forse addirittura me lo ridurranno, lo stipendio».
Quanti figli ha?
«Tre, di 12, 10 e 6 anni. Sono separato, come la maggior parte dei miei colleghi, i matrimoni dei poliziotti sono ad alto rischio. A mia moglie passo 800 euro al mese, lei lavora in nero e dalle tasse posso scalare solo l’ex coniuge, non il mantenimento dei bambini. Ho un salvadanaio, come i ragazzini, do- ve metto gli spiccioli per pagare la vacanza coi miei figli ma quest’anno non sono riuscito a portarceli. Si è rotta la frizione della macchina, una botta da mille euro che s’è mangiata tutti i risparmi».
Che macchina?
«Una Renault Scenic del 2003. Tra un anno avrò finito di pagarla. Magari allora riuscirò a trovare un appartamento in affitto. Ci ho provato ma non ci arrivo proprio. In borgata, per un monolocale, chiedono minimo 500 euro al mese. Io potrei pagarne al massimo 300 ma per quella cifra ho trovato solo un buco a Monterotondo. Troppo distante per il lavoro che faccio. E meno male che ci hanno ridato la tessera di servizio per salire sui mezzi pubblici gratis, che era stata sospesa per due anni. La uso sempre, sapesse quanti maniaci, quanti borseggiatori ho acchiappato sui bus... ».
Dopo la separazione dove ha vissuto?
«Alloggio di servizio, una pacchia. Eravamo in due per stanza, coi bagni all’esterno ma era gratis. Poi, a un certo punto, è arrivata la disposizione che assegnava le camere ai nuovi agenti, quelli appena arruolati e mi hanno sloggiato. Ho provato a oppormi, niente da fare. Da noi funziona così. Le mie divise e parte delle mie cose sono ancora lì, almeno quelle» .
Dove presta servizio?
«Al commissariato. Ho sempre amato il commissariato, secondo me è quella la vera polizia. Adesso sto in ufficio ma ho fatto l’autoradio per anni. Turni in quinta, notti, quel tanto di straordinario che ci lasciano fare... Riuscivo a rimediare fino a 100, 120 euro in più. Adesso sto pensando di far domanda per tornarci, in strada. Tanti miei colleghi, anziani e fuori forma, fanno servizio sulle volanti per i soldi mentre quelli giovani e motivati, come niente, li seppelliscono in archivio o ai passaporti. Io, quando mi sono separato da mia moglie, cercavo sempre di fare il turno di notte, m’avevano soprannominato il Pipistrello, pensi un po’. Per non parlare dell’ordine pubblico. Quello lo fanno tutti, sempre e comunque. Sa qual è l’età media dei miei colleghi? Indovini: 47 anni. Ce li vede in strada prendersi le mazzate?».
È mai stato ferito in servizio?
«Mai. Sono stato fortunato. Scontri, inseguimenti e scazzottate, ovviamente, non mi sono mancati ma ne sono sempre uscito bene. Gli altri, i cattivi, spesso un po’ meno. Ma io sono uno che si è sempre allenato, che si tiene in forma e continuo anche ora, nonostante tutti i problemi quotidiani».
Arrotonda lo stipendio in qualche modo?
«Beh, do qualche lezione privata di arti marziali. Ho un amico che ha una palestra dove mi alleno e ogni tanto insegno ma non tengo un corso. Altri agenti fanno di tutto: meccanici, muratori, scorte ma soprattutto sicurezza. A fare il buttafuori nei locali guadagni 60 o 70 euro a notte ma con che faccia? Qui a Roma i night o sono dei Triassi o dei Casamonica (due noti clan malavitosi capitolini, ndr) e come si fa a farsi pagare da quella gente? Per lo stesso motivo non ho mai voluto passare alle scorte, anche se me l’hanno proposto tre volte e si guadagna di più: non ci sto a fare l’angelo custode di un politico che, come niente, ruba molto di più dei ladri e dei borseggiatori che arrestiamo ogni giorno».
È iscritto al sindacato?
«No, m’interessa poco. Ma se ci fosse da scendere in piazza lo farei. Qualche anno fa, alle volanti, hanno organizzato una protesta: appena uscivano fermavano il primo lavavetri e giù verbali e verbali, bloccavano la macchina per tutto il giorno. Alla fine, credo che l’abbiamo spuntata».
Come vede il suo futuro?
«Ancora dieci anni di servizio, sperando che lo stipendio si sblocchi e poi una pensione da fame, come mio padre che è venuto dall’Umbria col sogno della divisa».
Massimo Lugli, la Repubblica 6/9/2014