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 2014  settembre 06 Sabato calendario

Ricevere una pistolettata non è mai bello, soprattutto se si hanno 17 anni e tutta una vita davanti

Ricevere una pistolettata non è mai bello, soprattutto se si hanno 17 anni e tutta una vita davanti. Se poi il colpo è partito per sbaglio dalla pistola di un carabiniere la faccenda è ancora più brutta. Comprendiamo dunque la rabbia dei famigliari di Davide Bifolco, il ragazzo ucciso l’altra notte a Napoli: vedere il proprio figlio morire sul selciato con un proiettile in corpo può spingere chiunque a lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo e anche a parlare di omicidio. Tuttavia, mentre comprendiamo la mamma del giovane e anche i fratelli, si fa invece fatica a capire chi protesta e assalta le auto della polizia. Così come addirittura risultano incomprensibili le reazioni politiche che puntano a mettere sul banco degli imputati le forze dell’ordine, quasi che Davide sia stato vittima del braccio violento della legge e non sia morto per aver cercato di forzare un posto di blocco. Che il ragazzo ucciso sia una vittima è fuor di dubbio, ma più che dei carabinieri lo è della cultura dell’illegalità che nel capoluogo campano è stata eletta a sistema. Certo i militi dovrebbero maneggiare meglio le armi che impugnano, evitando che un proiettile parta all’improvviso e faccia secco un giovane disarmato. Però non si può nascondere che il ragazzo guidava una motoretta senza casco né patentino né assicurazione, in compagnia di un amico con precedenti penali per reati contro il patrimonio e di un latitante. Ma soprattutto che all’alt (...) :::segue dalla prima MAURIZIO BELPIETRO (...) della pattuglia di carabinieri invece di fermarsi come avrebbe dovuto fare per rispetto della legge ha tirato diritto, cercando di fuggire. E che dovevano fare i militari? Far finta di niente? Chiudere un occhio come se fosse normale che tre persone in moto guidassero di notte per le vie della città senza fermarsi ad un posto di blocco? Non è Napoli la capitale dei morti ammazzati, della camorra, delle rapine e degli scippi? Davide ha cercato di dileguarsi ma ha perso il controllo dello scooter ed è finito in un’aiuola e contro l’auto dei carabinieri. Nelle fasi concitate dell’arresto - mentre il latitante è riuscito a fuggire nei giardinetti - probabilmente c’è stato un parapiglia e al carabiniere che inseguiva il ragazzo è partito il colpo. Un tragico errore? Sì, certo. Davide vittima? Ovviamente. Ma vittima è anche il militare, un giovane più grande di Davide di appena cinque anni. Se sarà accertato che è dalla sua pistola che è partito il proiettile che ha ucciso finirà nei guai, imputato di omicidio colposo e costretto a difendersi in tribunale come un delinquente. Probabilmente il giovane carabiniere ha la colpa di non aver controllato la sicura dell’arma che stringeva in pugno. Ma chi pensa che sia normale stare in sella a uno scooter che non si ferma all’alt dei carabinieri, senza casco, senza assicurazione, senza patente, in compagnia di un latitante e di un tizio con precedenti penali, ha molte più colpe. Nella città amministrata da un ex pm è normale ingaggiare una fuga stile guardie e ladri nelle vie del centro? È la regola guidare uno scooter senza patente e senza assicurazione? È un peccato veniale accompagnarsi a latitanti e a persone con precedenti penali? Molti ridono all’idea che Napoli abbia un codice suo, dove se ti fermi al semaforo rosso rischi il tamponamento. Altri pensano che indossare il casco, rispettare il codice della strada, fermarsi all’alt della polizia siano cose dell’altro mondo, cioè di altre città e di altre regioni, quasi che ai piedi del Vesuvio siano altre le leggi da rispettare. Invece bisognerebbe partire da lì. Al posto di accusare le forze dell’ordine - che pure qualche volta sbagliano ma per uno stipendio da fame rischiano la vita - forse bisognerebbe cominciare ad accusare chi la legge la ignora ed è convinto che le regole da tener presente siano quelle dei furbi. Se Davide si fosse fermato e non fosse stato in compagnia di una persona in fuga dalla giustizia nessuno lo avrebbe inseguito e a nessuno sarebbe partito un proiettile. Forse, conoscendo l’ambiente, bisognava dire a Davide che era meglio cambiasse giro, insegnandogli a rispettare gli uomini in divisa e non a farli fessi, perché a un posto di blocco i carabinieri non sanno se hanno davanti un ragazzo che ha marinato la scuola o un pericoloso delinquente. Insomma, prima di mettere sul banco degli accusati un giovane di ventidue anni a cui si chiede di rappresentare la legge bisognerebbe metterci chi di fronte allo sfascio della città continua a pensare che l’oro di Napoli stia nell’arte di arrangiarsi, nei modi di tirare a campare, nell’abilità di aggirare le regole. Davide è una vittima, sì, certo, ma della cultura dell’illegalità. É quella a dover essere processata. E chi ogni giorno la permette. maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it @BelpietroTweet