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 2014  settembre 06 Sabato calendario

ROSSI, CHE MAZZATA

C’era la neve. Giuseppe Rossi arrivò in Colorado in mezzo a una tempesta, d’altra parte era gennaio e la tempesta peggiore e imprevista era quella che doveva affrontare dentro di sé. Ginocchio di nuovo traballante, stop di quattro mesi, speranze di Mondiale poi svanite al fotofinish. Qualche giorno fa, Rossi è tornato in Colorado per una artroscopia, ancora una volta cercando di dominare l’ansia. Stavolta non c’era la neve, ma la notizia è gelida. Giuseppe Rossi non potrà tornare a giocare prima dell’inizio del 2015, e la Fiorentina già guarda a un possibile rinforzo tra gli svincolati di lusso.

Verdetti «La Fiorentina comunica che Giuseppe Rossi è stato sottoposto a intervento di artroscopia al ginocchio destro dal dottor Singleton presso la clinica di Vail (Colorado). L’esame ha evidenziato una buona stabilità del neolegamento crociato già precedentemente operato. È stato inoltre possibile riparare con sutura la recente lesione del menisco mediale. L’atleta sarà monitorato in Vail in questa settimana. Al termine inizierà le attività di fisioterapia in New York che proseguiranno a Firenze, secondo protocollo. La ripresa dell’attività sportiva sarà dettata dallo specialista, che stima intorno ai 4 -5 mesi».

Ancora a Vail Poteva andare peggio? Probabilmente no. Giuseppe si era fermato a metà agosto, sembrava una cosa da nulla. I soliti misteri, le solite cautele prima degli accertamenti. Si parla di problemi muscolari, poi si capisce che il problema è il menisco, una «sofferenza» del menisco nel ginocchio plurioperato. Si parla di terapia conservativa, ma Rossi vuole tutta la verità, anche se fa male. Prima un consulto a Londra, poi altri consulti con la Fiorentina, infine la decisione. Giuseppe vuole fare un altro viaggio a Vail, dove non c’è più ad operare il professor Steadman, ma un suo assistente del quale Rossi si fida. Compiuta l’operazione senza coinvolgere anche il crociato, l’equipe americana fissa i tempi: Giuseppe starà qualche giorno in clinica, poi andrà a New York per la fisioterapia. Tornerà a Firenze alla fine di ottobre per completare il programma. Ci sono massime più belle di «Quello che non mi uccide mi fortifica», massime che Rossi si sarebbe ripetuto più volentieri. Ma ormai non può che affidarsi al suo ben noto carattere per superare quest’altro incontro con la malasorte. Su Twitter gli sono arrivati centinaia di messaggi di incoraggiamento, chissà se basteranno in queste prime ore di pensieri. Adesso Giuseppe vuole solo guardare avanti, sperare che con questa operazione il suo ginocchio non sia più una fonte di rebus continui, di cadute e risalite sempre più faticose. Sperare che la storia finalmente cambi, ma non sarà facile. A un certo punto anche continuare a dirsi «poteva andare peggio», diventa un esercizio complicato.

Corsa inutile Ed è un esercizio che Giuseppe Rossi compie dal novembre 2007, data del suo primo infortunio grave, quando giocava nel Villarreal e si lesionò il menisco esterno e si stirò il legamento crociato del ginocchio destro, cavandosela però, si fa per dire, in sei settimane. L’anno dopo una pausa per un guaio alla caviglia riportato in Champions League, nell’ottobre 2011 l’infortunio al crociato durante una partita con il Real Madrid, e il primo intervento; nel 2012 un altro intervento sul crociato, il 5 gennaio 2014 lo scontro di gioco durante Fiorentina-Livorno che lo mette fuori causa ancora a lungo. Un altro pellegrinaggio in America dal fido Steadman dà il via alla corsa contro il tempo miseramente finita in una notte di giugno a Coverciano, quando il c.t. Prandelli è costretto a dire a Giuseppe che non ce l’ha fatta e in Brasile ci andranno gli altri. Un sogno si spezza mentre Giuseppe pensa che il suo ginocchio maledetto sia tornato a posto. Restano il ricordo di tutte quelle settimane d’ansia, poi rabbia e lacrime.

Breve estate Addosso a Giuseppe, che scappa dalla casa di Firenze all’alba sfogando poi la sua delusione su Twitter, resta appiccicata definitivamente addosso l’etichetta di giocatore con il ginocchio di cristallo. Giuseppe odia quell’etichetta. Dopo aver perso il Mondiale si rimette in piede, comincia la stagione con un precampionato eccellente. Il suo talento torna a splendere. «Si accorgeranno che non sono di cristallo. So che devo lavorare in un modo differente e per certi versi più inteso degli altri giocatori, ma non voglio essere considerato diverso». Ma qualcosa si rompe ancora. Poco dopo essersi promesso al nuovo c.t. Conte oltre che alla Fiorentina, Rossi si ferma di nuovo e gli toccano gli inevitabili corollari: allora è veramente rotto, non ce la fa più, Prandelli ci aveva visto giusto, eccetera. Giuseppe è orgoglioso e testardo. L’unica volta che ha avuto fortuna è stato quando un toro lo ha incornato in una fattoria spagnola. «Mi ha colpito, sono rimasto in piedi». Questa volta sarà più difficile, però lui nel calcio si sente un soldato e, come diceva un generale tedesco controcorrente, «la paura non è un’ideologia».