Alessio Odini, ItaliaOggi 6/9/2014, 6 settembre 2014
VICE, IL MAGAZINE DA 2,5 MILIARDI
La cultura che piace ai giovani va di moda fra gli investitori che contano: lo sa bene Vice, il magazine internazionale nato in chiave punk e oggi edito in formato video, web e cartaceo, che in una settimana ha raccolto 500 milioni di dollari (385,5 mln di euro). Metà dei fondi sono arrivati da Technology crossover ventures (Tcv), il fondo che ha finanziato Facebook e Netflix, l’altra metà da A&E Networks, la tv via cavo controllata dai gruppi Hearst e Disney.
Entrambi hanno acquistato una quota del 10% di Vice Media, la casa editrice del magazine, il cui valore è arrivato a 2,5 miliardi di dollari (1,9 mld di euro) e che nel 2014, secondo il New York Times, dovrebbe generare utili e 500 milioni di dollari (385,5 mln di euro) di fatturato, in gran parte derivante dalla pubblicità. Nel consiglio di amministrazione siedono già Rupert Murdoch (21st Century Fox) che dal 2013 possiede una quota del 5%, pari a 70 milioni di euro, e Wpp, la prima agenzia di comunicazione mondiale di sir Martin Sorrell.
La nuova iniezione di fondi, che fa impallidire i 50 milioni di dollari (38,5 mln di euro) raccolti recentemente da BuzzFeed, la testata online di news di Jonah Peretti (valore 655 mln di euro), permetterà a Vice di svilupparsi ulteriormente sotto il profilo tecnologico e nella produzione di contenuti negli Stati Uniti e negli altri 35 paesi in cui opera, inclusa l’Italia.
In particolare, la partnership con Tcv permetterà al magazine di posizionare meglio i propri contenuti su web, mobile internet e reti sociali, mentre quella con A&E aprirà la strada a una diffusione globale di audiovisivi incentrati su news, cultura, sport, moda e altro ancora.
La formula di Vice ha convinto diversi manager dei media tradizionali a investire nel gruppo guidato da Shane Smith, ceo, perché rappresenta un punto di riferimento fra i millennials, i nati fra gli anni 80 e il Duemila, in prevalenza maschi. Nel tempo il marchio Vice, nato a Montreal, Canada, nel 1994, poi trasferitosi a New York, si è esteso al mondo digitale, della tv e dei film e di quest’anno è la produzione di una serie di documentari sullo stato islamico sorto in Iraq e Siria. Nel segno dell’attualità e della provocazione, il magazine multipiattaforma ha raggiunto un’audience globale di 150 milioni di persone ogni mese, anche se il dato non è ufficiale. Solo negli Usa, Vice.com ha attratto 9,3 milioni di utenti unici mensili a luglio, secondo comScore, che prende in considerazione il traffico da pc e mobile. Lo sviluppo futuro potrebbe far approdare il marchio Vice anche alla tv tradizionale, che tuttora è seguita da milioni di persone e rappresenta per gli editori una delle principali fonti di ricavo.
Alessio Odini, ItaliaOggi 6/9/2014