Giuseppe Agliastro, il Fatto Quotidiano 5/9/2014, 5 settembre 2014
LA MACCHINA DEL CONSENSO “SOVIETICO”
Il consenso che circonda in patria lo ‘zar’ Vladimir Putin è dovuto al ritrovato rango di potenza internazionale da parte della Russia e ai progressi nella vita materiale. Ma anche a una macchina della propaganda perfettamente oliata che dà in pasto ai cittadini del Paese più vasto del mondo notizie confezionate ad arte secondo il volere del Cremlino.
I pochi media che osano sfidare il potere in Russia non sembrano avere un peso determinante nell’orientare l’opinione pubblica e anche se il loro apporto è prezioso per non far assopire completamente la società civile, i numeri pubblicati pochi giorni fa dal centro di ricerche Levada parlano da sé: l’84% dei russi appoggia l’uomo forte di Mosca.
L’astro putiniano, un po’ offuscato dalle manifestazioni antigovernative del 2011-2012, è tornato a splendere come non mai dopo l’annessione della Crimea e la presa di posizione contro il governo di Kiev nella sanguinosa guerra che da ormai cinque mesi oppone le truppe ucraine ai miliziani separatisti. Aver riportato sotto Mosca la russofona penisola sul Mar Nero in barba al diritto internazionale e con un intervento militare “soft” (e a lungo negato) ha fatto guadagnare a Putin le simpatie dei nazionalisti, e di fatto l’appoggio – almeno sulla crisi ucraina – di uno dei più importanti leader dell’opposizione: lo scrittore “maledetto” Eduard Limonov, eccentrico militante politico e fondatore del Partito nazional-bolscevico. L’opposizione si sgretola: se tre anni fa il movimento Altra Russia e il motto “la Russia senza Putin” unirono Limonov a personaggi decisamente più liberali come l’ex premier Mikhail Kasyanov, l’ex vice premier Boris Nemtsov e la leggenda degli scacchi Garry Kasparov, oggi questa coesione sembra decisamente e definitivamente venuta meno. Mentre altri oppositori come il blogger anti-Putin Alexey Navalny e il leader del fronte di sinistra Serghei Udaltsov si trovano di fatto tagliati fuori dai giochi da processi dall’evidente matrice politica.
Il Cremlino tiene strette in pugno le redini dei media, che da mesi dipingono le nuove autorità filo-occidentali ucraine come fasciste e guardano con benevolenza e simpatia ai miliziani filorussi, sia nella lingua di Tolstoj sia in inglese con il canale Russia Today, pronto a diffondere oltreconfine il punto di vista del governo di Mosca. In un sistema mediatico messo sotto torchio dal Cremlino c’è comunque qualche testata che continua a tenere la schiena dritta davanti allo strapotere di Putin. Si tratta dell’emittente Dozhd e di giornali come Novaja Gazeta (quello di Anna Politkovskaja), Vedomosti e Novye Izvestija: non per niente gli stessi che hanno dato voce alle mogli e alle madri dei soldati russi che si presume siano morti o rimasti feriti in Ucraina nonostante il Cremlino continui caparbiamente a negare di aver inviato propri militari a sostegno dei separatisti.
Intanto con un’opposizione politica resa quasi inerme, i media dello ‘zar’ si scagliano contro gli artisti che osano criticare la gestione della crisi ucraina da parte del governo russo, e sotto il fuoco incrociato di radio e tv sono finiti lo scrittore e poeta Dmitry Bykov, il cantante hip-hop Noize Mc e il celebre rocker della band ‘Mashina Vremeni’ Andrei Makarevich, “reo” di essersi esibito in Ucraina orientale in favore degli sfollati.
Giuseppe Agliastro, il Fatto Quotidiano 5/9/2014