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 2014  settembre 05 Venerdì calendario

POCHI SOLDI, NIENTE VOLANTI“LAVORARE COSÌ È UN DISASTRO”

Agente scelto, vent’anni di servizio, 1420 euro al mese di stipendio, separato, due figli a carico, praticamente disperato. Fino a tre giorni fa, dormiva in auto a Milano. «Devo dare 650 euro alla mia ex moglie - spiega - non posso permettermi un alloggio». All’inizio, è prevalso l’orgoglio: «Mi lavavo al bar, prima di prendere servizio. Non ho detto niente a nessuno per tre mesi». Poi l’hanno visto rannicchiato sul sedile posteriore della sua Fiat Punto, parcheggiata fuori dalla caserma Sant’Ambrogio. Allora finalmente - forse più che altro per una questione di decoro - sono riusciti a trovargli una stanza.
«È un problema enorme - dice il segretario del Coisp Franco Maccari - un fenomeno che riguarda un numero crescente di agenti ormai al limite dell’indigenza. Sono a rischio depressione. Come rischiano di cadere in pessime tentazioni». Non è solo un problema di stipendio. Mancano i soldi per tutto. «Vedi il caso di quel pazzo con il machete a Jesi - racconta un poliziotto - sarebbe bastato uno spray al peperoncino. Ma costa 12 euro. Non ce lo danno».
Negli ultimi cinque anni, sono diminuite del 44% le risorse per la manutenzione delle auto di servizio e per l’acquisto della benzina. Un terzo delle volanti sono ferme. Quelle che circolano, viaggiano meno. A Torino, per esempio, la media era di 60 chilometri percorsi a turno. Oggi è di 20 chilometri. I serbatoi sono vuoti. Le auto hanno gomme logore e motori scarburati. Ecco il paradosso: sono la Legge, ma viaggiano su macchine fuorilegge.
L’ultimo contratto di categoria risale al 2009. Non sono bloccati soltanto gli aumenti salariali, ma anche gli scatti di mansione. «Gli automatismi», vengono chiamati in gergo. Significa questo: ci sono questori che guadagnano meno dei capi di gabinetto, investigatori con ruoli delicatissimi con lo stesso stipendio di chi sta di guardia davanti a un museo. Altroché meritocrazia... Crescono le responsabilità, aumentano i rischi professionali, restano fermi gli stipendi.
«È un blocco maledetto - dice Maccari - un vero disastro. Perché così il sistema non si regge più in piedi. Tutti i politici hanno promesso che lo avrebbero tolto, ma siamo ancora qui». Con i cinturoni bianchi, ormai logori e neri. Con le divise estive che risalgono al 2006. Mentre quelle nuove, chiuse due anni in magazzino per oscure ragioni burocratiche, sono state distribuite solo ad alcuni fortunati.
«Agenti sui trent’anni, con 1300 euro al mese di stipendio, trasferiti a 1000 chilometri da casa, in grandi città del Nord, con la famiglia al seguito. Come campano?», dice il segretario generale del Sap Gianni Tonelli. Ecco perché hanno deciso di scioperare. Eppure non è solo un piagnisteo. «Siamo molto delusi - spiega Tonelli - perché abbiamo cercato in tutti i modi di dare delle indicazioni al premier. Non volevamo concertare, ma dare un parere. Non aver trovato neppure il tempo di ascoltarci, significa peccare di superbia». Cosa avreste voluto dire? «Semplice. Che sette forze di polizia sono un carrozzone troppo pensante per le buste paga degli operatori e per le tasche dei cittadini. Il 60 per cento delle risorse viene impegnato nell’apparato logistico. Faccio un esempio: solo a Firenze ci sono undici centrali operative, quando ne basterebbe una. Bisogna promuovere una riforma di tutto l’apparato di sicurezza italiano. Ripeto: il premier Renzi abbia la bontà di ascoltarci».
Storie così: commissariati morosi, utenze telefoniche tagliate. In tutta Italia, oltre cento caserme sotto sfratto. In una città come Roma, con una questura e trentotto commissariati, si riescono a garantire appena 15 volanti per turno: un’auto ogni 150 mila persone. Eppure, da fine settembre chiuderanno 267 presidi di polizia. Sarà colpita, in particolare, la polizia ferroviaria. Per dire: è annunciata la chiusura dell’ufficio Polfer di Roma Tiburtina, la seconda stazione della capitale. Questa è la storia: agenti in miseria e strutture fatiscenti. Su 300 commissariati italiani, la metà non è in regola con la legge 626: impianti elettrici non a norma, computer preistorici, bagni otturati, riscaldamenti rotti. E poi, sì: collette per la carta da scrivere, collette per la carta igienica...
Niccolò Zancan, La Stampa 5/9/2014