Emanuele Tirelli, L’Espresso 5/9/2014, 5 settembre 2014
FICTION ITALIA
[Intervista a Dennis Kelly] –
L’Italia fa parte di un complotto internazionale per il controllo delle nascite. Ma non c’è bisogno di avere paura. Si tratta di "Utopia", thriller cospirativo prodotto in Inghilterra da Channel 4 grazie alla penna di Dennis Kelly, drammaturgo e sceneggiatore pluripremiato. È lui che ha deciso di iniziare la seconda stagione della serie con i nostri anni Settanta. Le immagini ci mostrano immediatamente un giovane Bruno Vespa che annuncia il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Subito dopo, il giornalista Mino Pecorelli è disposto ad accusare la Cia per la morte del presidente della Dc e viene ucciso con quattro colpi di pistola. Naturalmente non è andata proprio così, anche perché a tirare le fila sarebbe un’organizzazione criminale chiamata The Network.
"Utopia", in programma anche al Roma Fiction Fest di settembre, è fatta di intrecci e corruzione, piani di lettura complessi, colori vividi, violenza e una regia moderna. Tutto gira intorno a un graphic novel nel quale uno scienziato avrebbe nascosto la formula per il progetto Giano: sterilizzare il 90 per cento dell’umanità, a sua insaputa. Ma l’autore, sorridendo e per evitare equivoci, chiarisce a "l’Espresso" di non essere favorevole a questa soluzione.
Qual è stato il punto di partenza?
«La società di produzione, la Kudos, è venuta da me con la teoria di una cospirazione nascosta in un fumetto. L’idea mi è piaciuta subito, ma la storia non mi convinceva, così ho deciso di cambiarla e ho creato tutti i personaggi. Volevo affrontare il problema del sovrappopolamento della Terra che sta causando la fine delle risorse e ho pensato che quella fosse l’occasione giusta».
Uno degli elementi di forza della serie è l’assenza di una morale unica. Anche su questo argomento.
«È un punto fondamentale. Il quesito centrale di "Utopia" è: cosa facciamo davvero per il sovrappopolamento? Non riesco ad immaginare una risposta valida a questa domanda e mi sembra di capire che non ci riesca nessuno. È per questo che è così flessibile».
Cosa pensa delle cospirazioni?
«Non ci credo a priori, ma come elemento di fiction le considero molto affascinanti. Ci sono persone che basano addirittura la propria vita su queste teorie, anche in presenza di dettagli chiaramente inventati. È questo che trovo estremamente interessante: il mix tra realtà e immaginazione. Non dico poi che siano tutte false. Quella relativa a Moro e Pecorelli, per esempio, è molto plausibile. È per questo che ho deciso di inserirla, ma per crederci davvero avrei bisogno di prove».
Le piaceva molto se l’ha usata per aprire la seconda stagione.
«Volevo che il complotto avesse una dimensione internazionale e quando ho scoperto che nell’arco di pochi mesi c’erano stati omicidi ed esplosioni in diverse parti del mondo, ho scelto di farli convergere in questa unica grande macchinazione. Ammetto però che il rapimento del presidente della Dc mi ha sempre affascinato, così come l’attività e il coinvolgimento del giornalista. Usare le immagini di repertorio di Vespa è stata invece un’idea del regista per dare una sensazione di verità».
Ha sposato l’attrice Monica Nappo. Questo l’ha favorita nel conoscere i dettagli di quelle vicende?
«Assolutamente sì. Monica l’ho incontrata a teatro, a Napoli, e sono rimasto folgorato. Il suo modo di recitare era delicato e forte, ma anche sottile e intelligente, connubi che non abbiamo in Inghilterra. È stata lei a raccontarmi molte cose, come la scoperta di alcuni documenti dodici anni dopo il rapimento, nel covo delle Brigate Rosse già perquisito dalle forze dell’ordine. Incredibile».
"Utopia" è richiesta in più di cento Paesi. In Italia non è mai andata in onda, ma è già un cult. Arriverà anche da noi?
«Sono felicemente stupito che abbia molti fan nonostante questo. Per adesso ci sono manifestazioni di interesse da parte di alcuni network, ma non mi risultano accordi conclusi con una delle vostre televisioni. Quindi posso essere davvero sincero se rispondo che non lo so».