Filippo Facci, Libero 5/9/2014, 5 settembre 2014
DEBORA SPERNACCHIANI
Il Partito Democratico si è rinnovato nell’immagine e nella sostanza negarlo sarebbe folle ma i suoi cosiddetti giovani sono capaci di arroganze annichilenti. Debora Serracchiani, ieri, ha attaccato Massimo D’Alema con una tale volgarità che pare davvero impossibile non difenderlo. D’Alema aveva banalmente detto che il governo sta ottenendo risultati insoddisfacenti (non è il solo a pensarlo) e la lettura della Serracchiani è stata che lui «sta attraversando un momento di sofferenza personale». D’Alema aveva anche detto che il Pd è una specie di «movimento del premier» (critica che appartiene ai più svariati soggetti) e la lettura della Serracchiani è stata che D’Alema «si aspetta che il momento della pensione non arrivi mai... nessuno è indispensabile». D’Alema, soprattutto, aveva meramente osservato che le riforme del Senato e l’Italicum impediscono ai cittadini di scegliere gli eletti (il che non solo è oggettivo, ma e quanto pensano un sacco di piddini come Francesco Boccia, secondo il quale «la base Pd appoggerebbe con convinzione un referendum sulle preferenze») ma ecco che la lettura della Serracchiani, anche su questo, è stata che le «debolezze personali» di D’Alema sono un ostacolo al cambiamento del Paese. Ora: se uno come D’Alema fa osservazioni persino banali alla festa dell’Unità e tu gli rispondi che è un vecchio frustrato, beh, viene il sospetto che abbia la colpa di esserci andato anche troppo leggero. Poi dicono che l’arrogante è lui.