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 2014  settembre 05 Venerdì calendario

CARLO BRAMBILLA

MILANO .
Sconfiggere il tumore affamandolo, togliendogli il nutrimento che gli arriva dal sangue, rendendogli impossibile la crescita e la diffusione. Una nuova importante scoperta scientifica fatta dai ricercatori italiani dell’Istituto europeo di oncologia, coordinati da Ugo Cavallaro, pubblicata sull’anteprima on-line del Journal of Clinical Investigation , rilancia dopo 40 anni la speranza di sconfiggere il cancro grazie ai farmaci anti-angiogenesi, quelli che bloccano lo sviluppo dei vasi sanguigni. Dopo cinque anni di ricerca sui topi di laboratorio
il team di Cavallaro ha scoperto infatti che inattivando una specifica molecola del sistema nervoso, chiamata L1, presente nelle cellule tumorali del pancreas, il tumore arresta clamorosamente la sua crescita, i topi vivono molto più a lungo e non sviluppano metastasi.
«È ancora presto per ipotizzare un uso di nuovi farmaci sull’uomo — avverte Cavallaro, 49 anni, originario di Catanzaro, ricercatore all’interno del programma di Medicina Molecolare diretto da Pier Paolo Di Fiore. — Ci vorrà come sempre qualche anno prima che la ricerca possa diventare utile nelle terapie.
Ad essere rilanciata, però, è una nuova frontiera oncologica, destinata a dare importanti risultati nella guerra a tumori solidi come quello ovarico, il tumore del colon e quello del polmone».
«Studiando le cellule tumorali del pancreas ci siamo accorti che nei vasi sanguigni del tessuto tumorale era presente una molecola, la L1, originaria del sistema nervoso — racconta Cavallaro. — Abbiamo cercato di capire se si trattava solo di un fenomeno associato o se questa molecola determinava la vascolarizzazione dei tumori. La sua soppressione ci ha permesso di rilevare non solo l’arresto del tumore ma anche
una normalizzazione dei vasi del tessuto tumorale. Caratteristica questa che consente alla chemioterpia tradizionale, che generalmente ha scarsa capacità di penetrare nelle cellule tumorali, di poter essere molto più efficace nella sconfitta del cancro». L’inattivazione di L1 avrebbe insomma un doppio effetto: il blocco della vascolarizzazione del tumore e il potenziamento della chemioterapia o di altre terapie antitumorali. Le prossime fasi della ricerca prevedono il passaggio dal modello animale ai cosiddetti “avatar”, cioè tumori umani fatti crescere all’interno dei topi.