g. buc., La Stampa 4/9/2014, 4 settembre 2014
DA CRISCITO A GATTUSO QUANDO LA GIUSTIZIA PERDE LA SCOMMESSA
L’ex centrocampista cuore e polmoni di Italia e Milan, Gennaro Gattuso, non ha messo in atto «comportamenti penali rilevanti...». Tradotto: richiesta di archiviazione e il rumore, a tratti ingiustamente assordante, delle scommesse spento del tutto dopo dieci mesi di malumori. Gattuso non ha mai puntato su una partita di calcio, dice oggi lo stesso il pm di Cremona Roberto Di Martino che il 17 dicembre scorso iscrisse il nome dell’azzurro nel registro degli indagati per una serie di contatti (da approfondire) con il cosiddetto «mister x».
Gattuso esce dall’inchiesta penale e non è mai entrato in quella sportiva («Se dimostrano che ho truccato una gara, mi ammazzo...», disse all’epoca). Ma ad uscire dal tritacarne del calcio scommesse sono stati anche altri, più o meno, fuoriserie del nostro calcio, con ferite difficilmente rimarginabili. Cosa c’è di più appetibile che mormorare alle spalle di un giocatore finito fuori campo? Il male delle combine, tentate o riuscite, è forse il peggiore che possa attraversare il mondo del pallone e chi viene trovato con la puntata in tasca dovrebbe essere messo alla porta senza appello. C’è però una linea di confine: se è un giocatore a superarla, diventa fin troppo facile urlare all’ergastolo sportivo prima di tirare le conclusioni. Mimmo Criscito è scomparso dalla lista degli Europei 2012 dopo una perquisizione all’alba nella sua stanza di Coverciano, quartier generale dell’Italia prima del viaggio in Polonia ed Ucraina: alle sei i militari bussarono alla porta del secondo piano, due ore dentro la camera del difensore azzurro e alla fine l’allora ct Cesare Prandelli disse alla stampa che Criscito sarebbe rimasto a casa perché poco sereno. Era la mattina del 28 maggio 2012, quasi quattro mesi dopo un pubblico ministero di Genova archiviò l’accusa di frode sportiva che pesava sulla carriera del napoletano per i fatti di Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011, ma, per Criscito, il sogno di volare agli Europei si era ormai spezzato (per lui si aprirono le porte dell’addio all’Italia con il trasferimento allo Zenit di San Pietroburgo).
Gattuso, Criscito, ma non solo. Anche l’interista Andrea Ranocchia è finito indagato per Salernitana-Bari, ma poi la sua posizione è stata archiviata senza tentennamenti. In mezzo a molte, moltissime condanne (al momento solo sportive) di club e giocatori, nei primi passi dell’inchiesta penale di Cremona o Bari spuntavano nomi eccellenti per scomparire, per fortuna, nel giro di una notte. Così si parlò di un’intercettazione che mirava a tirare in ballo De Rossi per Genoa-Roma 4-3 (era una millanteria così definita, poi, dallo stesso pm Di Martino), di un’altra che raccontava di Vieri o al «capitano della giallorossa» (Totti, chiacchiere prive di fondamento come nel caso De Rossi), farina del sacco di gente di secondo o terzo calibro - vedi il portiere del Benevento Paoloni, finito in manette - che cercava di accreditarsi presso chi contava veramente nell’organizzazione criminale millantando di conoscere colleghi importanti.
g. buc., La Stampa 4/9/2014