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 2014  settembre 04 Giovedì calendario

LA NATO SI COMPATTA “MOSCA CI MINACCIA”

Se la prima arma in mano all’Occidente per cercare di fermare Putin sono le sanzioni, la seconda è la «blindatura» dei confini a Est. Per rassicurare gli alleati che hanno come vicino di casa la Russia, baltici in testa, e avvertire il Cremlino che c’è una linea rossa davvero invalicabile: attaccare un membro della Nato. L’istituzione di una forza di intervento rapida di 4mila uomini è la prima delle iniziative che l’Alleanza prenderà al vertice di oggi in Galles per rafforzare le sue difese a Est.
«La Russia non è più un partner della Nato. E Putin ha preparato questa situazione negli anni. Ora serve una nuova strategia di lungo termine per rendere sicura l’Europa», fanno sapere alti funzionari dell’Alleanza. Anche se Washington continua a frenare sulla richiesta di aprire nuove basi in questa regione, mentre promette di inviare più caccia nell’area e far ruotare più truppe. E in serata il Pentagono annuncia che 200 parà parteciperanno alla manovre militari Nato in programma in Ucraina dal 13 settembre.
Barack Obama, che oggi in tarda mattinata incontrerà in una riunione ristretta Cameron, Renzi, Merkel e francese Francois, Hollande, per fare il punto sulla situazione, ieri ha visto invece i presidenti di Estonia Ilves, Lettonia Berzins, e Lituania Grybauskaite, nel vertice aggiunto alla missione prevista in Galles per chiarire a Putin che l’Alleanza prende sul serio l’articolo 5, e difenderebbe i suoi membri se fossero aggrediti come l’Ucraina. Parlando nel pomeriggio alla Nordea Concert Hall di Tallinn, Obama ha promesso agli estoni che «non vi lasceremo mai soli. Sarete sempre garantiti dalla più forte alleanza militare che il mondo abbia mai visto. Difendere Tallinn, Riga, Vilnius è importante come Berlino, Parigi o Londra». Ha accusato Mosca di aver guidato l’aggressione dell’Ucraina, avvertendo Putin: «Il nazionalismo è l’ultimo rifugio per chi non riesce a offrire opportunità alla sua gente». Quanto al piano per un cessate il fuoco, si è mostrato prudente: «È troppo presto per giudicare», ha commentato, anche perché «troppe tregue non hanno avuto seguito».
Quindi ha offerto un piano in cinque punti: primo, difendere tutti gli alleati con la stessa determinazione; secondo, aumentare la presenza militare americana nell’Europa orientale; terzo, varare una forza rapida di intervento; quarto, investire tutti di più nella difesa, l’intelligence, la tecnologia, raggiungendo la soglia del 2% del Pil; quinto, restare uniti nella difesa dell’Ucraina dalla Russia. Il discorso era già scritto, quando è arrivato l’annuncio del possibile cessate il fuoco, ma Obama non lo ha cambiato. E ha avvertito Mosca: «I confini non si cambiano con la pistola».
Obama ha promesso che aumenterà i caccia già inviati in Polonia dopo l’inizio della crisi, mentre più mezzi verranno dislocati nella regione, e più soldati Nato si alterneranno nelle basi locali già esistenti. I tre leader baltici, però, hanno insistito sulla necessità di aprire nuove basi nel loro territorio. Obama ha riconosciuto che le condizioni sono cambiate, da quando nel 1997 Washington aveva firmato un accordo con Mosca per evitare questo passo, e ha lasciato la porta aperta, come per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Tutto ora dipende da come risponderà Putin.
Paolo Mastrolilli, La Stampa 4/9/2014