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 2014  settembre 04 Giovedì calendario

SUI BINARI DI NTV CORRE ANCHE IL PAESE

«L’Italia è un Paese competitivo ed efficiente». C’è sicuramente del vero nella frase di Matteo Renzi: competitività ed efficienza sono regole-base per tutte le imprese italiane che operano sui mercati esteri, che producono e vendono sul mercato libero o comunque al di fuori dei settori protetti. Per le altre, e soprattutto per quelle che hanno creduto nelle opportunità aperte dalle liberalizzazioni, competitività ed efficienza non garantiscono il successo. Anzi, come dimostra il caso Ntv, non garantiscono nemmeno la sopravvivenza: in un mercato senza certezza di «pari condizioni» tra nuove imprese ed ex-monopolisti, il destino delle start-up è segnato in partenza. L’authority sulle tlc nacque proprio per questo: costringere Telecom Italia a garantire il libero accesso dei nuovi operatori alla sua rete di telecomunicazioni, stroncare gli abusi tariffari e le pratiche anti-competitive sui prezzi finali. È per questo che in Italia esistono oggi 4 operatori mobili e le tariffe telefoniche sono tra le più basse d’Europa. Nel settore ferroviario dell’alta velocità, dove un regolatore è ancora assente, competizione e mercato sono fermi su un binario morto: Ntv, l’unica start-up che si era illusa di poter competere con Trenitalia a parità di condizioni, rischia oggi il fallimento pur avendo conquistato 6 milioni di passeggeri in meno 8 anni. E nessuno, al governo o in Parlamento, sembra preoccuparsene: se non c’è indifferenza, c’è addirittura irriverenza e irresponsabilità, come del resto ha dimostrato il Senatore Maurizio Gasparri. Alla crisi di Alitalia è stata riservata ben altra attenzione: non c’è politico o sindacato che non abbia perorato il salvataggio. Qui è accaduto e accade invece l’opposto: a ostacolare la corsa di Italo ci ha pensato subito l’ex monopolista Trenitalia, poi lo stesso Governo in carica che ha deciso prima di eliminare quel regime tariffario agevolato che avrebbe dovuto facilitare la liberalizzazione del mercato (per Ntv è una perdita di 15-20 milioni di euro), e infine il taglio degli sconti sulla bolletta dell’energia elettrica. E qui arriviamo al punto. Ntv non deve essere salvata, ma messa in condizioni di non fallire. È inspiegabile come la classe politica non si renda conto che sulla crisi di Ntv non sono in gioco solo il capitale degli investitori, i crediti delle banche o il posto di lavoro di oltre mille dipendenti, età media 27 anni: è in gioco la credibilità di un Paese che promette riforme e soprattutto di una classe politica che chiede fiducia e capitali agli investitori internazionali promettendo regole certe e tutela della concorrenza. Ntv è controllata da investitori italiani: hanno forse meno diritti degli altri? Se fallisce Ntv, insomma, rischia di morire anche la speranza di avere un giorno un mercato aperto ed efficiente, in grado di garantire la correttezza della competizione e l’interesse dei consumatori. Per questo, la sopravvivenza di Italo è persino più importante di quella di Alitalia.
A.Pl., Il Sole 24 Ore 4/9/2014