Giulio Cardone e Matteo Pinci, la Repubblica 4/9/2014, 4 settembre 2014
MENDES, IL BURATTINAIO DEL MERCATO CHE INCASSA 50 MILIONI IN UN’ESTATE
ROMA
Un’estate da 300 milioni di euro. Niente male per una modesta ala sinistra a cui il pallone ha spalancato porte dorate soltanto una volta appesi gli scarpini al chiodo. Vi siete entusiasmati a leggere del trasferimento oltre il tempo massimo di Falcao al Manchester? O delle trattative per James Rodriguez al Real e Diego Costa al Chelsea? A muovere i fili del loro destino e dunque dell’intero calcio continentale, il burattinaio dell’ultimo calciomercato: Jorge Mendes. Portoghese, 48 anni, ex calciatore manager di calciatori. Cinque dei 7 trasferimenti più cari dell’ultimo mercato portano la sua firma, compresi Di Maria allo United e Mangala al City, riserva della Francia ma pagato 40 milioni. Affari che hanno spostato 300 milioni, arricchendo di talento i club acquirenti e di euro la società del potentissimo agente: chi conosce il mercato parla di qualcosa come 50 milioni di commissioni raccolti solo negli ultimi tre mesi dalla sua Gesti-Fute, centro di comando che fattura 400 milioni annui e ne vale 563. In più, come tutti, può contare sul 5 per cento garantito degli stipendi al lordo dei suoi assistiti: poca roba? Non se hai a che fare con gente come Cristiano Ronaldo (21 milioni netti a stagione) o Mourinho (10), le vere star della sua scuderia, due che garantiscono ogni anno quasi 3 milioni all’agenzia.
La carriera di Mendes inizia quando, da calciatore del Lenhense, 3ª serie portoghese, paga personalmente parte de- gli stipendi dovuti dal club in crisi facendosi cedere in cambio dal presidente la gestione dei cartelloni pubblicitari dello stadio, fa soldi, apre un videonoleggio e una discoteca alla moda, altra pioggia di escudos. Prime manifestazioni del fiuto per gli affari di Jorge, 3 volte top agent mondiale ai globe soccer awards: negli anni - ne sono passati 17 dal primo trasferimento mediato, quello del portiere Nuno al Deportivo la Coruña - ha capito che per comandare davvero non bastano i giocatori. Servono le società. Prima il Porto di Mourinho, gestito quasi in esclusiva (Deco, Carvalho, Pepe, Ferreira e il tecnico, tutti sotto la sua egida), poi l’Atletico Madrid (dove colloca il ds di fiducia, Berta), infine Monaco e Valencia. Il trasferimento di Falcao dall’Atletico al club del Principato nel 2013 il suo capolavoro: l’intera cifra sborsata dai monegaschi, 60 milioni, li incassa lui, che aveva crediti per la stessa cifra con i colchoneros. Club cui aveva com unque già regalato l’erede, quel Diego Costa preso poi dal “suo” Mourinho, al Chelsea. Una rete di contatti impressionante, che muove anche giocatori non gestiti direttamente: lunedì sera ha convinto Lim, proprietario del Valencia, a comprare Negredo anziché Guarin.
Rojo allo United e il Chicharito al Real sono passati per le sua mani. Anche Torres deve dirgli grazie: la sinergia tra Galliani e un “interista” come Mou l’ha attivata Mendes, legatissimo a entrambi. A volte, una parola amica vale più di un pugno di euro.
Giulio Cardone e Matteo Pinci, la Repubblica 4/9/2014