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 2014  settembre 04 Giovedì calendario

SPENDING REVIEW IN SALITA IL TESORO STUDIA IL “PIANO B” PER ARRIVARE A 20 MILIARDI

ROMA .
Un piano B. Un’altra spending review . O meglio, un metodo diverso da affiancare a quello classico per assicurare risparmi di spesa senza tagliare. Ma “cifrando”, assegnando dunque un valore economico, alla buona amministrazione. Quanto vale un bravo dirigente dello Stato, efficiente e scrupoloso? E un giudice che smaltisce e azzera il suo arretrato? E gli uffici periferici accorpati? Se fosse possibile misurare la semplificazione burocratica, lo snellimento delle procedure, la riorganizzazione delle sedi, forse il governo non sarebbe costretto a individuare 12-13 miliardi di risparmi (al netto dei 3-4 già coperti quest’anno) esclusivamente in nuovi tagli alla spesa pubblica da inserire nella legge di Stabilità di ottobre. Anzi, potrebbe permettersi il lusso di trovarne ben di più, addirittura 20 di miliardi, il nuovo obiettivo di spending review rivelato ieri dal premier Renzi per il 2015 (con extra risorse per istruzione e ricerca). Ma si può cifrare l’attuazione delle leggi?
Al ministero dell’Economia ci provano. «Un’operazione di spending così profonda e radicale - con obiettivi qualitativi e quantitativi importanti, 16 miliardi nel 2015 e 32 miliardi nel 2016, rispettivamente uno e due punti di Pil - si può realizzare soltanto attraverso misure legislative nuove? Oppure una quota di risparmio può venire da una più efficace azione amministrativa per attuare le riforme già fatte?», si chiede il viceministro Enrico Morando. «Io dico che una quota di questi risparmi può anche derivare da attività di alta amministrazione, ovvero di migliore attuazione delle leggi già approvate, dunque già incorporate nel bilancio a legislazione vigente». Morando fa anche un esempio. «Il decreto degli 80 euro è pieno zeppo di norme per la revisione della spesa a cui noi non abbiamo associato particolari risparmi, ritenendo che a consuntivo si potessero cifrare quelle norme. Ora, a distanza di qualche mese, avviata l’attuazione, possiamo e dobbiamo valutarle ». Un altro esempio è l’unificazione degli uffici periferici dello Stato, inserita nella riforma sulla Pubblica amministrazione. «Anche a questa norma non abbiamo associato risparmi. Ma se non facciamo così, quei 16 e 32 miliardi non arriveranno mai».
L’idea insomma è di cambiare verso all’approccio della spending review. Da top down a bottom up: non più dall’alto al basso, ma dal basso all’alto.
Passando così dal modello francese a quello inglese, laddove Parigi predilige un ministero dell’Economia regista assoluto del taglio alla spesa, mentre Londra “delocalizza” e demanda ai ministeri (i departments, come illustra bene uno studio del Formez). Sono bottom up pure Canada e Irlanda, mentre Olanda e Danimarca seguono un sistema misto tra i due. «Guardiamo anche all’esempio della Svezia - prosegue Morando - e alla sua spending review radicale e lunga: hanno preso le leggi, le hanno cambiate e poi hanno ottenuto risparmi, per una parte significativa, dall’attività amministrativa». Un’operazione del genere dove potrebbe trovare accoglienza? «Non nella legge di Stabilità che ospita solo innovazione legislativa e dunque nuove norme. Ma nella legge di bilancio sì, contabilizzando lì questo tipo di risparmi, maturati “dal basso”. Forse è il caso di spostare l’attenzione dalla prima alla seconda. Tanto più che nel 2016 si farà solo la legge di bilancio».
Per ora non si azzardano cifre. Né si intuisce il metodo di quantificazione che il ministero di Padoan potrebbe individuare per dare un valore all’amministrazione virtuosa, visto che l’Analisi di impatto della regolamentazione (Air), uno strumento esistente nelle pubbliche amministrazioni sin dal 1999, ad oggi non ha prodotto risultati utili in tal senso. Il timore sullo sfondo, esplicitato dall’ex viceministro pd all’Economia Stefano Fassina, è che alla fine il governo debba toccare la spesa sociale per portare a casa tutti i risparmi. Oltre a tagliare 2 mila partecipate (ricavando 500 milioni nel 2015), incidendo sulle centrali di acquisto, introducendo i costi standard, in base alle indicazioni del commissario Cottarelli. Il premier Renzi ha annunciato ieri che lunedì incontrerà «tutti i ministri con il ministro dell’Economia Padoan» e valuterà con loro «tagli del 3% per ciascun ministero». Forse un assaggio di tecnica bottom up, dal basso. Oppure la vecchia, cara logica, del taglio lineare demandato. L’obiettivo è quello, fate voi.
Valentina Conte, la Repubblica 4/9/2014