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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

IL “PADRE NOSTRO” DI CHAVEZ “E LIBERACI DAL CAPITALISMO”

Quando Maria Uribe ha letto la preghiera che il partito socialista venezuelano ha composto per lo scomparso presidente Hugo Chavez, la platea non sapeva bene come reagire. C’era il premier Nicolas Maduro, molti ministri e innumerevoli camicie rosse, che si dividevano tra chi applaudiva, chi chinava il capo e chi invece aveva un sorriso ambiguo, nel caso si trattasse di uno scherzo. Quando però la delegata ha concluso con un «amen» e un «viva Chavez!», tutti hanno capito che era arrivato il momento di gridare: «Viva!», e alzare il pugno verso il cielo.
La donna aveva appena recitato una versione del Padre nostro, in cui il nome del Comandante morto di cancro l’anno scorso sostituiva quello di Dio e dove anche i mali peggiori che la rivoluzione bolivariana vede nella storia, prendevano il posto di quelli da cui mette in guardia la famosa preghiera.
«Chavez nostro che sei nei cieli, in terra, in mare e in noi, i delegati di partito - dice il salmo - sia santificato il tuo nome e venga la tua parola per portarla ai popoli».
Dopo i primi versi, però, e poco prima di chiedere di «non indurci nella tentazione del capitalismo», la parafrasi dell’orazione che, secondo i vangeli, Gesù insegnò personalmente agli apostoli, incappa in un episodio imbarazzante. «Dacci oggi la tua luce, perché ci illumini ogni giorno», ha detto infatti la compagna Uribe, glissando su quel «pane quotidiano», che in Venezuela è diventato difficile da trovare, perché le politiche protezioniste stanno causando ripetute crisi nei beni di prima necessità.
Cittadini di un Paese cattolico e petrolifero, i venezuelani hanno eletto lo stesso governo socialista dal 1999 a oggi. Col passare degli anni, l’iniziale benessere che questo ha portato ai più poveri, ha ceduto il terreno alla corruzione, al disagio e alla distruzione dell’industria. Tutti problemi che il carisma di Chavez aiutava a tenere in secondo piano. Per questo, dopo la sua morte, l’uomo è stato trasformato in divinità: il suo successore, Maduro, dice che lo spirito del Comandante lo guida e gli appare sotto mille forme, tra cui la più bizzarra è stata certamente quella di un uccellino. Le città sono piene di gigantografie degli occhi dell’ex presidente. Osservano tutta la vita, comprese le manifestazioni che da più di sei mesi infiammano la nazione e chiedono la fine di un’amministrazione sempre più isolata, autoritaria e surreale.
Filippo Fiorini, La Stampa 3/9/2014