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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

“I GEMELLI CRESCONO CON NOI E CONOSCERANNO LA VERITÀ”

Una candelina azzurra e una rosa, sulla torta preparata dalla nonna lontano da Roma, illumineranno oggi il primo mese di vita dei gemelli nati il 3 agosto, dopo lo scandaloso scambio di embrioni all’ospedale Pertini lo scorso 6 dicembre.
«Un complimese che per noi vale quasi più di un compleanno» racconta il padre Paolo emozionato e turbato come può esserlo solo chi come lui - oltre alla moglie Francesca (entrambi i nomi sono di fantasia, ndr) - sta vivendo il ruolo di genitore con una felicità offuscata da più di una nube.
«Non solo perché abbiamo bisogno di serenità e tranquillità, lontano dalla curiosità della gente - dice -, ma perché sappiamo bene che in questo stesso momento c’è un’altra coppia che soffre. E nonostante io e mia moglie siamo riconosciuti dalla legge come il padre e la madre legittimi dei bambini, siamo profondamente dispiaciuti per l’altra coppia».
Una sensibilità sincera verso i genitori genetici che hanno perso la prima battaglia legale, dopo che il Tribunale civile di Roma ha respinto il loro ricorso d’urgenza, presentato per riuscire ad affermare almeno la paternità del genitore genetico.
La sentenza dello scorso 8 agosto venne, del resto, vanificata dalla nascita anticipata dei gemelli e la relativa registrazione all’anagrafe del Comune dell’Aquila con il cognome del padre gestante.
Un caso assurdo e doloroso destinato a trascinarsi a lungo e non solo nelle aule giudiziarie. Al momento però l’unica preoccupazione di Paolo e Francesca è il benessere dei loro figli. «Hanno diritto all’innocenza e alla serenità come tutti gli altri bambini. Certo siamo consapevoli che arriverà il giorno in cui dovremo raccontare loro che cosa è successo. E lo faremo. Ma oggi la nostra unica priorità è che possano crescere pacificamente».
Non a caso la coppia non ha ancora fatto rientro nella casa romana e preferisce trascorrere ancora qualche tempo dedicandosi esclusivamente ai gemelli. Francesca usufruisce della maternità e, con il prezioso aiuto dei nonni, si occupa a tempo pieno dei bimbi che ha portato in grembo per quasi 9 mesi.
Intorno alla coppia - seguita dall’avvocato Michele Ambrosini - a parte i parenti stretti, ci sono solo gli amici più intimi e cari. Persone fidate che proteggono i neo mamma e papà e fanno da filtro con il mondo esterno. La paura di pressioni e intrusioni non è comprensibilmente svanita. Soprattutto dopo la richiesta della coppia genetica, assistita dall’avvocato Nicolò Paoletti, di affidare temporaneamente i gemelli a un istituto o a una casa famiglia. «Ripeto e ribadisco che vogliamo evitare al massimo i conflitti - osserva Paolo -, ma sinceramente io e mia moglie rimanemmo sbalorditi all’apprendere la proposta. Comprendiamo la sofferenza di quella coppia, ma sinceramente il bene dei gemelli viene prima di tutto. E il loro bene non consiste certo nell’essere trasferiti in una struttura socio-sanitaria».
Non va trascurato neppure il timore che il caso venga strumentalizzato mediaticamente. «Pochi giorni fa ci avevano detto che la foto dei nostri gemellini era stata pubblicata su una rivista: alla sola idea ci è venuto un colpo. Per fortuna, invece, si trattava dell’immagine di un maschietto e una femminuccia che nulla hanno a che vedere con i nostri figli».
Lontano dalla capitale, insomma, questa famiglia è tutta concentrata sullo sviluppo dei bimbi nel più normale dei modi. I loro primi trenta giorni di vita si sono avvicendati tra le consuetudini, le piacevolezze e le notti insonni comuni a tutti i neonati. Ma tutto raddoppiato, perché, com’è è evidente, i gemelli richiedono il doppio di attenzione e di energia. «Piange uno e subito dopo piange l’altra. Lei ha fame, poi bisogna allattare anche il maschietto». Finora li ha allattati al seno Francesca, con la tutta la dolcezza e l’amore con cui li aveva già nutriti attraverso il cordone ombelicale. Sulla sua condizione e il suo diritto di essere madre non ci sono mai stati dubbi: per effetto di una vecchia norma del 1939 la mamma è colei che partorisce. Il vuoto legislativo riguardava soltanto il padre, anche se i giuristi concordavano sulla sua legittimità nel caso in cui li avesse iscritti all’anagrafe «in qualità di marito della partoriente». «Meno male che siamo regolarmente sposati - commenta Paolo - altrimenti sarebbe stato tutto ancora più complicato».
La registrazione al Comune dell’Aquila - i gemelli sono nati alle ore 8,58 del 3 agosto scorso all’ospedale San Salvatore - ha comunque anticipato la sentenza del giudice civile Silvia Albano, che l’8 agosto ha respinto su tutta linea il ricorso urgente della coppia genetica. Una decisione sostenuta peraltro anche dalla Procura di Roma, che aveva espresso parere negativo ai ricorrenti. «Nei casi di gemelli il parto anticipato è frequentissimo - ricorda peraltro il primario dell’ostetricia e ginecologia del San Salvatore, il professor Gaspare Carta -, la signora non poteva fare a meno di mettere alla luce i suoi figli».
Sulla vicenda è intervenuto anche il Comitato di Bioetica nazionale. «I bambini dovranno essere informati e sarebbe un bene che le due famiglie collaborassero» osserva il vicepresidente vicario Lorenzo D’Avack. Un suggerimento che sarà tenuto in conto da Paolo e Francesca. Ma sembra profilarsi un’inversione di marcia anche nella strategia della coppia genetica. «Siamo stati tacciati di essere stati giuridicamente aggressivi - afferma il loro avvocato Nicolò Paoletti -. Prima di stabilire se faremo ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo puntiamo fermamente al dialogo».
Grazia Longo, La Stampa 3/9/2014