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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

WIKIPEDIA, LA LIBERTÀ HA UN PREZZO CHE VALE MILIARDI

È volontariato vero, mi piace farlo quando voglio, senza nessuno che dica cosa fare. Durante il giorno lavoro come fotografo freelance e quando ho tempo mi siedo al computer e mi dedico a Wikipedia”.
Niccolò Caranti è uno dei circa cento amministratori di Wikipedia in italiano. Lo incontriamo a Trento, in un piccolo bar senza turisti in piazza Duomo. Indossa una felpa con il logo di Wikipedia. Ha 28 anni, studia Giurisprudenza ed è “amministratore” dal 2006.
OTTOMILA UTENTI E UNA PASSIONE DA VOLONTARI
“In Italia ci sono ottomila utenti attivi al mese – spiega Niccolò – e ognuno dà il suo contributo alla più grande enciclopedia virtuale esistente. Il principio su cui si fonda l’autorevolezza di Wikipedia, è la verificabilità delle sue voci, non tanto la veridicità. Per ogni informazione, deve essere sempre citata una fonte facilmente consultabile. Se questo non avviene, intervengono gli amministratori che possono correggere, cancellare o segnalare la voce come dubbia”.
Secondo i dati Alexa, azienda di statistiche sul web, Wikipedia è il sesto sito più visitato in Italia e nel mondo. Se si facesse pagare per ogni clic ricevuto, sarebbe uno dei principali competitori sul mercato della pubblicità online. Nella classifica è preceduto da Google, Facebook, Yahoo! e Youtube, il cui fatturato in termini di pubblicità e servizi ammonta a decine di miliardi di dollari all’anno. Quasi 60 miliardi per Google, dieci per Facebook e sei per Youtube. È questo il prezzo della libertà digitale. L’ultimo anno fiscale rendicontato dalla Wikimedia Foundation, società americana fondata nel 2003 da Jimmy Wales, ha registrato entrate per soli 48 milioni di euro, quasi tutti da donazioni spontanee degli utenti e dal surplus dell’anno precedente. Un cifra mille volte inferiore a quelle dei giganti del web.
Niccolò ha incontrato il mondo di Wikipedia grazie a un libro. “Stavo leggendo un romanzo storico – racconta – in cui si parlava di una battaglia. L’ho cercata su Wikipedia e poiché la voce non mi sembrava completa l’ho modificata. Così ho iniziato a partecipare. Ho creato la voce sulla Corte europea dei diritti dell’uomo. Poi sono diventato amministratore”. Per farlo ci si può candidare o essere candidati. A votare sono poi gli utenti.
Niccolò partecipa ai programmi per diffondere la conoscenza di Wikipedia grazie all’associazione italiana Wikimedia Italia, riconosciuta da quella americana. Ha un bilancio di circa 400 mila euro annui e le principali spese sono per manifestazioni e iniziative promozionali. “Sono stato in alcune scuole e abbiamo insegnato ai bambini come usare Wikipedia – racconta Niccolò –. Per questo tipo di attività ho ricevuto un rimborso spese e periodicamente la fondazione mette in palio borse di studio per permettere di partecipare ai raduni o ad altre iniziative. Grazie a loro sono andato in America per il raduno dei wikipediani”.
GUADAGNARE CON WIKIPEDIA SOLO CON LE DONAZIONI
Nel documento che raccoglie i nomi dei benefattori di Wikipedia si contano almeno cento donatori anonimi, di cui tre avrebbero versato tra i 100.000 e i 999.000 dollari. Gli altri dai 5.000 dollari ai 25.000. Nei primi quattro mesi del 2014, tenendo conto della rendicontazione di aprile, Wikimedia Foundation ha registrato entrate per 50 milioni di dollari. Anche le uscite sono a sei zeri: 36 milioni di dollari divisi tra i salari di 200 dipendenti, spese di gestione e amministrazione, spese per software e server, per le conferenze e la promozione. Ogni centesimo è rendicontato, tutte le entrate sono investite nuovamente su Wikipedia e nonostante si tratti del più grande sito al mondo, non intende inserirsi nel campo della pubblicità online.
Periodicamente, infatti, sul sito appare il banner per la richiesta di donazioni: “Cari lettori di Wikipedia – si legge – per mantenere la nostra indipendenza, non pubblicheremo mai banner pubblicitari. Non riceviamo alcun finanziamento governativo. Sopravviviamo grazie alle donazioni. Quando i soldi necessari sono stati raccolti, Wikipedia chiude la sua campagna fino all’anno successivo.
Il compito degli amministratori è anche quello di evitare che il sito sia strumentalizzato a scopi lucrativi. Molte aziende cercano di farsi pubblicità e assumono personale per creare le voci. È il caso di Wiki-Pr, società statunitense che offre servizi a pagamento assicurando sia massima visibilità sulla piattaforma, sia che la voce non sarà rimossa. “A ogni voce di Wikipedia è associata una discussione a cui può partecipare chiunque e nella quale ogni utente può esprimere il suo parere”, spiega Niccolò. “Ci si confronta sulla validità della voce, sulle correzioni da fare e si decide a maggioranza se debba essere eliminata o meno. È possibile che si creino false registrazioni per supportare la presenza di una voce nelle discussioni o che si creino fonti fasulle su altri siti”.
Wikipedia in inglese ha regole precise per quanto riguarda questa attività. Se ci sono interessi economici, non si possono effettuare modifiche. “In Italia, invece, non conta tanto se sei pagato o meno – racconta Niccolò –. L’importante è che il tuo interesse sia segnalato in qualche modo”.
Ai tentativi di guadagno materiale, si accostano quelli del guadagno d’immagine. A febbraio, un indirizzo Ip riconducibile alla Camera dei deputati italiana è stato bloccato per un anno dalla piattaforma. Non potrà più né scrivere su Wikipedia, né modificarne gli articoli. “C’erano continue e immotivate modifiche di testo. Era stancante monitorarli continuamente”, spiega Niccolò. Gli amministratori hanno preso questa decisione dopo due anni di discussioni. Ci sono stati avvertimenti, cartellini gialli, precisazioni verbali come “non si possono inserire curriculum”, “i contenuti sembrano copiati da un altro sito”, “la modifica distruttiva e impropria come quella che hai fatto su Umberto Bossi è considerata vandalismo”. Il blocco è stato inevitabile.
UN BENE COMUNE DIGITALE E ILLIMITATO
L’egemonia enciclopedica digitale di Wikipedia è incontestabile: ha circa 500 milioni di utenti unici e 32 miliardi di clic al mese. L’intero sistema contiene 30 milioni di articoli scritti in 287 lingue e ogni mese, in tutto il mondo, contribuiscono più di 70 mila volontari. Se volesse guadagnare un centesimo a clic, in un anno Wikipedia raccoglierebbe più di 30 miliardi di dollari.
“Quando Wikipedia è nata nessuno voleva distruggere il business delle enciclopedie cartacee – spiega Andrea Zanni, presidente in carica di Wikimedia Foundation che ha trent’anni e una sconfinata passione per i libri –. Se non fosse subentrata Wikipedia, lo avrebbe fatto qualcun altro. Il digitale ha completamente distrutto il business dell’informazione organizzata, strutturata ma soprattutto lenta della carta. Wikipedia è un bene comune digitale, bene che deve essere gestito in modo diverso dal privato. Si considera un bene non rivale e questo significa che è davvero per tutti. L’acqua, ad esempio, non lo è: se io ne bevo una bottiglia, poi per te non c’è. La straordinarietà del digitale è che, in realtà, tutto può essere a disposizione di tutti. Il nostro obbiettivo è chiaro: continuare a mantenere il presidio di bene comune che abbiamo ora ed estenderlo il più possibile”.
Si tratta di una visione democratica della conoscenza, che ha costo zero e che è solo il punto di partenza.
“Abbiamo dimostrato che la conoscenza si può condividere e non temiamo l’arrivo di un nuovo progetto libero che possa superarci perché per farlo dovrebbe essere a sua volta libero. I miliardi di ore-uomo dedicati dalle persone per Wikipedia non possono essere usate a scopo lucrativo. Gli utenti non sono stupidi: aiutano se capiscono che stanno facendo qualcosa di bello per tutti. L’unica competizione che temiamo al momento è quella delle cose semplici, come Facebook, che la gente sembra preferire”.
Al 153esimo posto dei siti più consultati in Italia, c’è il portale della Fondazione Treccani. È il secondo sito di carattere enciclopedico dopo Wikipedia e, secondo i rilevamenti Alexa, gli utenti prima di approdarvi consultano Google, Facebook o corriere.it .
LA MORTE DELLA CARTA E LA RESISTENZA TRECCANI
Partendo dai dati di bilancio della fondazione, non è così scontato parlare di morte della carta in campo enciclopedico. “La produzione cartacea, integrata con una nuova offerta di pubblicazioni, si conferma ancora come il principale business dell’Istituto insieme ai nostri volumi dedicati alle città d’arte e ad alcune riproduzioni di manoscritti”, spiega Luigi Romani, responsabile del portale online della Treccani.
Nel 2013, l’ammontare di ricavi della fondazione è stato pari a 52,6 milioni di euro, in linea con i valori del 2012. Gli stessi dati si confermano nel primo semestre del 2014 che ha anche registrato un incremento del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Attualmente nell’istituto lavorano 117 persone – spiega Romani – e Treccani ha scelto di sfruttare le opportunità offerte dal web con una maggiore frequenza di aggiornamento e con nuovi ambiti tematici suggeriti dagli interessi degli utenti”. Le visite del portale nell’ultimo anno sono state di circa 53 milioni, il doppio rispetto all’anno precedente, con 26 milioni di utenti unici e 100 milioni di pagine consultate. Adeguarsi all’innovazione digitale ha però un costo. “Il portale – spiega Romani – è sostenuto sia dai ricavi della produzione cartacea, che investiamo nella ricerca e nell’adeguamento ai linguaggi delle nuove generazioni, sia dalla pubblicità che è in trend positivo e che sembra destinata a confermare entro la fine dell’anno le nostre aspettative”.
Una convivenza collaborativa tra carta, digitale e pubblicità necessaria soprattutto se, come nel caso Wikipedia, non si hanno migliaia di utenti disposti a scrivere gratis. E forse è anche l’unica via d’uscita per chi non voglia cedere la distribuzione delle opere di pregio ad altre società, come nel caso dell’Utet, o che non voglia rinunciare alla vendita dei preziosi tomi come ha fatto l’Enciclopedia Britannica, che nel 2012 li ha eliminati dal mercato per investire solo sul web.
Virginia Della Sala, il Fatto Quotidiano 3/9/2014