Gabriele Romagnoli, la Repubblica 3/9/2014, 3 settembre 2014
LE FAIDE VIRTUALI PER LE STELLETTE DOVE LE PAGELLE NON FINISCONO MAI
All’uscita da un bed and breakfast nei dintorni di Filadelfia la proprietaria mi insegue con una richiesta: «Per cortesia, se si è trovato bene potrebbe mettermi una recensione positiva su Yelp?». Pausa. «Anche di me come persona? E …del gatto?». Annuisco senza essere ben certo di che cosa abbia appena garantito. Lo scoprirò qualche ora più tardi, navigando su internet. Nelle valutazioni on line dell’alloggio (“decadente, ma fascinoso”) qualcuno ha sostenuto che la padrona di casa “parla troppo, ti sommerge di consigli non richiesti sulle cose da vedere, s’impiccia” e che “il suo gatto rosso è invadente come lei: ti entra in camera, di notte ti sale sul letto”. Qualche riga più sotto lei ha controrecensito l’ospite: “Tornato a tarda ora facendo rumore, ha svegliato tutti: sconsiglio di accoglierlo”.
È l’inizio di una faida virtuale, una premessa da cui Stephen King potrebbe trarre un racconto terrificante sul nuovo rapporto tra le parti, non soltanto autore e lettore come in “Misery non deve morire”. Continuo a navigare incuriosito e affondo in un oceano di valutazioni e controvalutazioni, stellette a chi dà e a chi riceve. Se pensavamo che i voti fossero terminati con la laurea universitaria, ci siamo sbagliati: le pagelle non finiscono mai.
Sul web le riceve chiunque, non soltanto chi svolge attività aperte al pubblico: gioca a calcio, scrive romanzi, cucina ravioli. Sui siti di escort si valutano le prestazioni delle prostitute, su quelli di incontri i partner occasionali. “Scripta manent” valeva per la carta, quel che viene postato sul web si evolve. Le guide “Lonely Planet” fotografavano il mondo. Se andavi in un certo albergo di Alessandria d’Egitto benché avvertito che “gli asciugamani sono sporchi” il gestore non si preoccupava di cambiarli: sapeva che sapevi. E prima della nuova edizione passava due anni sereno, infischiandosene delle tintorie. La rete è fluida, modifica continuamente i giudizi, reindirizza altrove, costringe a migliorarsi. O a contrattaccare. Oppure, estrema ratio, a trovare qualche amico o utente prezzolato che alzi la media con giudizi entusiasti e fasulli.
Come in ogni cosa è facile prevedere fenomeni di “realtà aumentata”. È accaduto nella vita al di qua dello schermo che l’autore andasse a cercare il critico e lo riempisse di insulti o cazzotti. Al di là dello schermo può trasformarsi in uno stalker 2.0 che ne mina i profili sui social, lo sfida in infantili duelli su Twitter, lo attira in trappola usando pseudonimi. Un momento. Sta già succedendo, è già successo. In larga scala o in piccola parte, a ognuno di noi. Siamo tutti quanti un grumo di voti, stellette, asterischi dispersi nella rete e il solo vantaggio è che occorre a chi li voglia mettere insieme un lavoro lungo e meticoloso, al termine del quale tuttavia crederà di sapere chi siamo veramente dietro l’apparenza con cui ci siamo presentati. Quale sarà il prossimo passo? L’obiettivo dichiarato del web è la trasparenza assoluta. È possibile immaginare un oggetto tipo Google glass che “scannerizza” le persone incontrate da chi lo indossa. Una sorta di evoluzione plausibile degli improbabili occhiali a raggi X pubblicizzati sul retro delle schedine Totocalcio che hanno fatto sognare un paio di generazioni. Alle “truth lenses”, le lenti della verità, basterà fissarsi per un secondo sull’iride di una persona e in controluce apparirà la sua pagella completa: grado di intelligenza registrato in una qualunque prova attitudinale, socievolezza data dal numero di contatti mail e sui social, vigoria sessuale registrata dai partner più o meno fissi e avanti fino a formare un profilo completo che verrà poi brutalmente ridotto a una media: tre asterischi e mezzo.
Come per gli hotel si creeranno delle categorie e a seguire, come in ogni corso della storia, delle classi. I cinque asterischi avranno trattamenti preferenziali, accessi riservati e, inevitabilmente, tenderanno a stare e accoppiarsi soltanto tra di loro. La permanenza nel club non sarà però garantita: dovranno continuamente lavorare per mantenere i livelli più elevati, cercare nuovi contatti, esibire energiche performance e ricevere ottime recensioni. La media in pagella cambierà continuamente e chi perderà un decimo non dormirà la notte, andrà in analisi, soffrirà e scenderà di altri due decimi per riduzione della simpatia. I giudici non hanno pietà, ma spesso neppure credibilità. Gli sport il cui esito è deciso da una pagella sono sempre un mistero. La vita non è una prova di ginnastica artistica che riduce percorsi dell’impossibile a un numero. È piuttosto una gara ciclistica: fatica, scatti, qualcuno che bara e risultati sorprendenti. Come esperienza: non classificabile.
Gabriele Romagnoli, la Repubblica 3/9/2014