Marcello Bussi, MilanoFinanza 3/9/2014, 3 settembre 2014
AUSTERITÀ, PARIGI SFIDA BERLINO
L’obiettivo di realizzare 21 miliardi di euro di tagli nella spesa pubblica per il 2015 dovrebbe essere rivisto al ribasso a causa dell’inflazione troppo bassa. Lo ha dichiarato ieri il ministro delle Finanze francese Michel Sapin in un’intervista alla agenzia France Presse: «Non possiamo avere gli stessi obiettivi con un’inflazione che è diventata molto debole». L’inflazione in Francia si è attestata allo 0,5% a luglio, e da tempo si mantiene a livelli molto bassi, ben lontani dall’obiettivo della Bce di un tasso di poco inferiore al 2%. Sapin ha spiegato che il livello dell’inflazione «per i bilanci è altrettanto sconvolgente della bassa crescita economica». Questo ha «provocato uno choc, da cui l’emergere di un nuovo discorso degli attori politici ed economici. Ora bisogna che queste cose siano prese in considerazione e che vengano prese delle decisioni molto in fretta». Le dichiarazioni di Sapin sono un’aperta sfida alle politiche del rigore volute da Angela Merkel. Politiche da attuarsi in ogni caso, senza tener conto della situazione congiunturale. La presa di posizione del ministro transalpino, due giorni prima dell’attesissimo Consiglio direttivo della Bce di domani, potrebbe cambiare le carte in tavola. E di certo farà andare su tutte le furie la Cancelliera tedesca. Sapin ha parlato il giorno dopo l’incontro a Parigi fra il numero uno della Bce, Mario Draghi, e il presidente francese, François Hollande, e di certo la sua non è un’uscita estemporanea. Le sue dichiarazioni sono tanto più sorprendenti se si pensa che arrivano una settimana dopo la defenestrazione del ministro dell’Economia, Arnaud Montebourg, reo di aver attaccato pesantemente le politiche di austerità imposte dalla Merkel. Ma forse è stato proprio l’attacco frontale alla Cancelliera ad avergli fatto perdere il posto. Se avesse usato un linguaggio più felpato forse sarebbe ancora ministro. Perché in sostanza ieri Sapin ha detto la stessa cosa, ovvero che Parigi allenterà le misure di austerità previste. Un discorso che potrebbe anche essere interpretato come l’offerta di un do ut des: la Germania consenta alla Bce di combattere in maniera rapida e decisa la deflazione e la Francia continuerà a rispettare i tagli alla spesa prefissati. Di certo la telefonata tra la Merkel e Draghi, in cui la Cancelliera ha chiesto delucidazioni sulla posizione favorevole a un allentamento dell’austerità espressa dal presidente della Bce al simposio di Jackson Hole, in Wyoming, non è bastata a mettere una pietra sopra la messa in discussione del dogma berlinese. Mentre il dato sui prezzi alla produzione diffuso ieri (-0,1% a luglio rispetto a giugno e -1,1% su base annua) ha confermato che il rischio deflazione è sempre più alto in Eurolandia. Non fosse stato per la famosa telefonata, le attese per un massiccio intervento straordinario della Bce domani sarebbero salite alle stelle. E invece la conversazione tra la Merkel e Draghi ha riportato gli analisti con i piedi per terra. Per domani il consenso è pressoché unanime: la Bce non accelererà il cammino già delineato lo scorso giugno. Pertanto verrà dato il via alle operazioni T-Ltro di rifinanziamento delle banche a condizione che i soldi ricevuti vengano prestati a famiglie e imprese (ma se non arrivano inattesi contrordini sarà facile aggirare la condizionalità) e saranno illustrati i passi avanti fatti nella preparazione dell’operazione di acquisto di Abs, titoli che impacchettano proprio i prestiti alle famiglie e alle imprese. In quanto al Qe vero e proprio, ovvero l’acquisto dei titoli di Stato, ieri Andrew Bosomworth, gestore di Pimco, il più grande fondo obbligazionario del mondo, ha detto che «è probabilmente troppo presto per la formazione di una significativa maggioranza a favore all’interno del Consiglio direttivo». Insomma, al momento il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, può contare su un buon numero di alleati che condividono il suo no al Qe, almeno per ora. E così Draghi domani dovrà cimentarsi in qualche acrobazia verbale per dimostrare che la carta Qe è sempre sul tavolo e può essere usata in qualsiasi momento. Tenendo presente che la sortita di Sapin potrebbe contribuire a stringere i tempi dell’operazione straordinaria.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 3/9/2014