Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 3/9/2014, 3 settembre 2014
NEI BILANCI I SEGRETI DEL MARATONETA DI CRESCITA E REDDITIVITÀ
Ci sono società italianissime (molto poche) che non temono confronti a livello globale. Luxottica è da sempre una di queste. Con o senza Guerra, il colosso di Agordo ha il piglio del maratoneta di lusso iscritto nel suo Dna. Mai una sbavatura, mai un passo falso fin da quando nel ’95 fece la sua prima grande acquisizione americana.
Da allora è stata una marcia inarrestabile. Come se l’azienda fondata da Leonardo Del Vecchio sia stata immune dalla congiuntura esterna. Bella o brutta che sia.
La crescita inarrestabile
Nel 2009 in piena crisi finanziaria mondiale il gruppo fatturava 5 miliardi. A fine 2013 i ricavi sono saliti a 7,3 miliardi con un sonoro +46%. Puoi aumentare i ricavi grazie alle acquisizioni, ma se non sei bravo a controllare i costi puoi perdere redditività. Non è stato mai così. Anzi la reddività industriale è salita più del fatturato con il margine industriale lordo cresciuto del 66% e che oggi vale il 19% dei ricavi contro il 16% del 2009. Se va così e non devi svalutare, ammortare troppo e non hai troppi oneri sul debito non puoi che veder aumentare gli utili netti. Erano 544 milioni a fine 2013 contro i 300 milioni del 2009.
SENZA FARE DEBITI
E in un contesto in cui tutti si indebitavano, Luxottica è riuscita nel miracolo di fare il contrario. I debiti finanziari netti sono scesi dal 2009 di ben 900 milioni, da 2,3 miliardi a 1,4 dell’anno scorso. E dulcis in fondo il patrimonio netto si è rimpolpato. A fine del 2013 il colosso mondiale dell’occhialeria poteva vantare su 4,1 miliardi di capitale; 2,8 volte più dei debiti. Una situazione invidiabile sia sul fronte della profittabilità che della solidità finanziaria. Ma la marcia in progressione è costante. Negli anni pre-crisi Luxottica ha prodotto risultati analoghi. Tutti gli indicatori di bilancio sono cresciuti a doppia cifra. Il segreto? Semplice la fortissima internazionalizzazione del gruppo della famiglia Del Vecchio. Una strategia avviata fin dalla fine degli anni Ottanta che ha collezionato una trentina di acquisizioni globali e che ha seminato crescita e ricchezza per gli anni futuri.
IL SEGRETO?
Luxottica produce ben il 98% del suo fatturato annuo fuori d’Italia. Dei suoi oltre 70mila dipendenti ben 60mila lavorano negli Stati Uniti e in Asia. Ovvio che se il tuo mercato è globale da oltre 20 anni puoi stemperare le crisi congiunturali regionali e renderti in qualche modo indipendente dal contesto esterno. È questo il punto di forza della società dell’occhialeria e il mercato lo ha sempre percepito. Basta guardare l’andamento borsistico.
LA CORSA IN BORSA
Cinque anni fa il titolo valeva 17 euro, oggi siamo a quota 40. Nel decennio della gestione Guerra, Luxottica si è apprezzata del 194% con l’indice Ftse/Mib negativo del 25%. Ovvio che con questi risultati Guerra ha più che ben gestito la società e la cifra monstre della sua buonuscita tra liquidazione e stock option è assai più che giustificata rispetto a casi di maxi-compensi con aziende distrutte. Che sia tutto merito dell’ex manager però non è dimostrabile. La proprietà ha investito all’estero oltre 10 anni prima dell’arrivo di Guerra sul ponte di comando. Certo i manager capaci possono fare grandi le aziende, ma anche le buone aziende possono rendere più facile il mestiere al capo-azienda.
Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 3/9/2014