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 2014  settembre 03 Mercoledì calendario

MADRID ESCE DA TELECOM CON 2,8 MILIARDI DI PERDITE

Il presidente di Telefonica, Cesar Alierta lo ha detto chiaro e tondo: «Non vogliamo stare in Telecom Italia». Dopo aver sfilato l’operatore Gvt alla "partecipata" italiana con una offerta monstre che i francesi di Vivendi non hanno potuto rifiutare, per il gruppo spagnolo si avvicina così il momento del divorzio «azionario» da Telecom Italia. Tanto più che nella proposta di acquisto di Gvt fatta al gruppo Vivendi c’è anche la partecipazione dell’8,3% del capitale di Telecom Italia messo in vendita da Alierta. Una quota che, se ceduta, andrebbe ad azzerare la posizione di Madrid nel gruppo italiano, dato che la restante parte della partecipazione, pari al 6,5%, è legata a un prestito convertendo. Tempi e modalità del disimpegno, dunque, sono già scritti. Con un bilancio finale dell’alleanza italo spagnola che, allo stato attuale, è stimabile in circa 2,8 miliardi di perdite per la sola società iberica.
Telefonica ha infatti rilevato l’attuale pacchetto del 14,78% di Telecom Italia in due tempi. Il gruppo presieduto da Alierta è entrato nel 2007 insieme ai soci italiani di Telco, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca, con un investimento iniziale di 8,1 miliardi, dopo avere ricapitalizzato per 600 milioni nel 2012. Ora gli azionisti si ritrovano con una partecipazione che in Borsa vale poco meno di 2,5 miliardi. In più ci sono oltre 2 miliardi di debiti da onorare. Per Madrid, nel caso specifico, l’investimento iniziale, avvenuto a 2,85 euro per azione contro il prezzo di 0,86 euro a cui ha chiuso ieri il titolo Telecom Italia, è stato di 3,9 miliardi per rilevare la quota parte pari al 10,3% diretto in Telecom Italia (il 46% di Telco).
Il successivo riassetto si è poi tradotto in un ulteriore incremento dell’impegno degli spagnoli. Lo scorso settembre, infatti, gli azionisti di Telco hanno raggiunto un accordo con la stessa Telefonica che ha portato quest’ultima a rafforzare la presa su Telco fino al 66%, che si traduce dunque in un pacchetto complessivo del 14,78% di Telecom Italia. In pratica Madrid ha rilevato dagli altri soci italiani una quota del 4,4% di Telecom italia valorizzata 1,09 euro per azione. Il che si traduce in altri 640 milioni tra cash e azioni pagati da Telefonica per aumentare il peso azionario. In tutto dunque, tra investimento iniziale (3,9 miliardi) e rafforzamento successivo (640 milioni) fa 4,5 miliardi di euro.
Una montagna di danari che si confronta con un possibile valore di realizzo che potrebbe avvicinarsi a 1,6 miliardi. Si arriva a questa stima considerando che la quota dell’8,3% di Telecom italia offerta ai francesi di Vivendi dovrebbe essere ceduta, come anticipato dal Sole24 Ore di ieri, a un prezzo di 0,83 euro per azione, inferiore dunque alle attuali quotazioni di Borsa. Quindi il prezzo del biglietto di ingresso di Vivendi in Telecom Italia dovrebbe essere di 923 milioni di euro. A questo bisogna poi sommare il prestito obbligazionario di 750 milioni a cui è vincolata la restante parte del pacchetto di Telefonica. Insomma, una pesante perdita, quella con cui Alierta chiude la partita Telecom Italia, a cui si potrebbero poi aggiungere anche altre spese accessorie. Dalla quota parte della ricapitalizzazione di Telco avvenuta due anni fa (pari a 276 milioni) fino alla penale che gli spagnoli devono corrispondere ai soci italiani di Telco per non aver onorato gli impegni presi lo scorso settembre. Un compenso che, a priori, i soci avevano già quantificato in 60 milioni che saranno suddivisi proporzionalmente tra Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo. L’unica magra consolazione per Telefonica, in questa onerosa vicenda, è la plusvalenza di 36 milioni legata al convertendo emesso da Telecom Italia, sottoscritto dagli spagnoli per 100 milioni (l’1% di Telecom Italia) e rivenduto lo scorso giugno con una operazione a sorpresa. Troppo poco se confrontato con un investimento di 4 miliardi.
Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore 3/9/2014