Francesco De Dominicis, Libero 3/9/2014, 3 settembre 2014
PER L’AGRICOLTURA BOTTA DA 170 MILIONI E L’ITALIA RISCHIA L’INVERNO AL FREDDO
La decisione finale sarà presa nei prossimi giorni. Ma la strada sembra già imboccata: i ventotto membri Ue adotteranno misure di terzo livello contro la Russia condizionandone l’adozione ai progressi nel piano di pace per la crisi in Ucraina. Un giro di vite che potrebbe avere effetti pesantissimi per l’economia europea e, in particolare, per quella dell’Italia. Non è chiaro fino a che punto vengano valutati, in sede Ue, gli effetti collaterali della sanzioni.
Fatto sta che dall’agricoltura al gas all’export, il conto delle «multe» Ue a Mosca legate alla guerra ucraina potrebbe diventare di parecchie centinaia di milioni di euro. Del resto, già 170 milioni di euro sono i danni stimati per il solo settore agricolo. Parola del ministro Maurizio Martina: «L’embargo della Russia impatterà per quest’anno per almeno 170 milioni sulla filiera, penalizzando in particolare i comparti del latte e dei suoi derivati, della carne e dell’ortofrutta. Ma temo che la realtà possa essere più ampia» ha detto pochi giorni fa il titolare dell’Agricoltura.
Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, appena designata a capo della diplomazia europea, ha puntato il dito contro Vladimir Putin. L’ex numero uno della Farnesina non usa affatto le leve tipiche della diplomazia e spara ad alzo zero. «Non esiste più un partenariato strategico fra Ue e Russia per scelta di Mosca», ha accusato Mogherini, «occorre garantire che i membri della Nato dell’Europa dell’Est, quelli che hanno una frontiera comune con la Russia, siano sicuri» che «la Nato possa intervenire per garantirne la sicurezza». Per quanto riguarda le nuove sanzioni nei confronti di Mosca, in mancanza di segnali di «de-escalation» del conflitto in Ucraina, Mogherini ha spiegato che una decisione sarà «presa venerdì». Il pacchetto di sanzioni, in cui potrebbe rientrare il divieto per le imprese di Stato russe di ricevere prestiti o raccogliere capitali in Europa, deve essere considerato come «parte di una strategia che assieme alla pressione cerca anche una via diplomatica», ha sottolineato tralasciando, tuttavia, proprio i dettagli del piano B, quello più morbido.
Tutto da valutare, ma certamente non irrilevante, il conto per l’export. Le imprese italiane vendono in Russia quote significative della loro produzione e quella fetta di fatturato corre il rischio di essere asciugata se non azzerata. Quanto agli effetti di embargo e sanzioni, uno dei nodi centrali riguarda il gas. La crisi ucraina potrebbe produrre, in tutta Europa, ripercussioni sul fronte dell’approvvigionamento energetico. Dalla Russia, proviene circa il 30% del gas destinato al Vecchio Continente, l’80% del quale passa proprio attraverso i 40mila di chilometri di gasdotti che si snodano lungo l’Ucraina. È evidente che il conflitto in corso rischia di frenare i flussi. Per alcuni paesi come la Croazia, che riceve dalla Russia quasi il 100% del suo gas, i pericoli sono enormi. Per l’Italia la situazione è rimasta sotto controllo; attualmente, Putin ci garantisce circa il 30-35% del nostro fabbisogno di gas che, attraverso il gasdotto Tag (Trans Austria Gas Pipeline), raggiunge il territorio terminando a Tarvisio, in Friuli. Gli esperti si dividono. Ma una cosa è certa: l’Europa senza Russia tiene, ma non a lungo termine. In Parlamento sale la tensione. «Non sappiamo se la Russia reagirà con un taglio delle forniture di gas ha dichiarato Gianfranco Librandi di Scelta civica ma smi sento in dovere e in diritto di chiedere al governo quale sia il piano energetico alternativo al gas russo». Insomma, Mosca potrebbe far scattare la rappresaglia e lasciarci al freddo per l’inverno.