Claudio Angelini, Il Messaggero 3/9/2014, 3 settembre 2014
E NEGLI USA È DI UN ERGASTOLANO IL MIGLIOR POLIZIESCO
Il più importante premio d’America per inediti polizieschi si è concluso con un giallo. La commissione aveva scelto subito l’opera da premiare, ma aveva avuto molte difficoltà nell’identificare l’autore. In fondo al manoscritto c’era un nome sconosciuto, Alaric Hunt. Qualche giurato ha pensato che fosse uno pseudonimo sotto il quale si nascondeva uno scrittore famoso. Infatti, c’era troppa maestria in quel romanzo: dialoghi impeccabili, descrizioni da brivido e soprattutto una notevole competenza nell’intreccio criminoso. Il titolo stesso faceva accapponare la pelle: Cuts through bone (Tagli attraverso le ossa). Ma quando la segretaria del premio ha composto il numero telefonico indicato dall’autore, una vocina femminile ha detto che Alaric Hunt non era un “nome d’arte”, ma un nome vero, quello di suo cugino.
E si è scoperto che si trattava di un ergastolano di 44 anni e che, da quando ne aveva 19, vive in una delle carceri più dure d’America. È già un miracolo che gli abbiano consentito di spedire uno scritto fuori dal penitenziario. Per farlo ha dovuto giurare di non rivelare alcun particolare del delitto per cui era stato condannato. E in effetti Hunt si è inventato un altro crimine, ma lo ha descritto così bene e ha messo così bene a fuoco le personalità della vittima e dell’assassino che qualcosa della sua terribile esperienza l’ha trasferita dalla realtà nella fiction, ovvero nella sua opera uscita dopo un braccio di ferro tra la burocrazia del carcere, che cercava di impedirne la pubblicazione, e la casa editrice.
GLI INIZI
Era un ragazzino quando cominciò ad abbozzare i primi racconti. Poi la tragedia: la madre era morta in un incidente d’auto, il padrigno gli aveva succhiato i quattrini dell’assicurazione, il fratello lo aveva convinto a fare una rapina. E l’aveva fatta davvero, in una gioielleria. Per distrarre la polizia, prima del colpo, Alaric aveva dato fuoco a una casa e nell’incendio era morta una ragazza. Un delitto stupido e infame, per duecento dollari. Questo era stato infatti il bottino dei due fratelli Hunt, che stanno scontando una pena infinita, ma per certi versi “benevola” perché la pubblica accusa aveva chiesto per loro la pena capitale. In Cuts through bone c’è un’altra ragazza che muore, una studentessa uccisa in un college. Della morte è accusato un innocente, il fidanzato, reduce dalla guerra in Afghanistan. La New York dove ha ambientato Cuts through bone in realtà non la conosce affatto, ma l’ha ricostruita perfettamente, grazie alle letture di libri di autori newyorkesi, a una vecchia mappa del 1916, e alle foto raccolte nel libro di Berenice Abbott, Changing New York, pubblicato negli anni 30. Forse, nel frattempo, verrà pubblicato qualche altro suo lavoro, perché lui riempie le pagine della sua solitudine ogni notte.