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 2014  settembre 02 Martedì calendario

DA PROVINCIA A CITTA’ METROPOLITANA. CAMBIA IL NOME, LO SPRECO CONTINUA

Abbiamo scherzato. Dopo soli due anni, le province stanno per tornare. Anzi, in realtà non se ne sono mai andate, visto che i dipartimenti hanno proseguito comunque il loro lavoro. In 10 casi (Roma Capitale, Napoli, Bologna, Genova, Milano, Torino, Bari, Firenze, Reggio Calabria e Venezia) verrà modificata soltanto la loro definizione in «Città metropolitane», ma i costi resteranno gli stessi e addirittura aumenteranno i politici coinvolti. In tutti gli altri territori non ci sarà nemmeno il cambio di nome. Solo la partecipazione democratica verrà pressoché annullata, trasformando questi enti locali in «istituzioni di secondo livello», dove i politici si eleggeranno tra di loro. A iniziare dalla Provincia di Roma, che il 5 ottobre riporterà a Palazzo Valentini fino a 144 fra sindaci e consiglieri provinciali, tutti agli ordini del presidente, il primo cittadino di Roma, Ignazio Marino. Con il loro carico di rimborsi, contributi, assicurazioni e «oneri vari».

RIPARTE IL CARROZZONE
Tutto cambia, nulla cambia. Prendiamo proprio la Provincia di Roma. Dal 2011 al 2013 (primo anno senza organi politici) i costi del Personale sono diminuiti da 136 milioni a 124 milioni di euro (12 milioni di differenza). Basti pensare che 2011 il Consiglio provinciale è costato 6,8 milioni di euro e il Gabinetto del Presidente (che comunque eroga anche altri servizi) ha speso ben 25,2 milioni di euro. Tuttavia, il «governo tecnico» fatto da soli funzionari non è che abbia saputo risparmiare granché, con la spesa corrente in bilancio aumentata di ben 30 milioni di euro (da 574 a 604 milioni totali).

TORNANO I POLITICI...
La vecchia Provincia di Roma contava un Consiglio composto da 45 consiglieri e una Giunta con almeno 12 assessori, più il Presidente. La Città metropolitana, invece, avrà un presidente (il sindaco di Roma), un vicepresidente, un Consiglio metropolitano formato da 24 consiglieri da eleggere fra sindaci e consiglieri comunali (11 romani e 13 della provincia), e una Conferenza metropolitana composta dai 120 sindaci dei comuni per «garantire la democraticità». Non ci sarà Giunta, ma il nuovo Consiglio dovrà varare come primo atto, entro dicembre, lo statuto metropolitano, dove probabilmente si troverà spazio per 4 delegati, presidenti di altrettante commissioni. Dai 131 ai 144 politici coinvolti, a cui bisogna aggiungere il personale di segreteria di cui ognuno di loro deciderà di dotarsi.

...E I RIMBORSI
Secondo la legge Delrio, gli incarichi sono tutti a titolo gratuito, ma «restano a carico delle Città Metropolitane gli oneri connessi con le attività in materia di status degli amministratori, relativi a permessi retribuiti, oneri previdenziali, assistenziali ed assicurativi». Di fatto, tolto quello che è lo «stipendio netto» (1.400 euro al mese per i consiglieri), restano tutti i compensi, compresi i «permessi retribuiti», ovvero il risarcimento che l’ente deve al datore di lavoro dei consiglieri per le giornate passate in Consiglio fra assisi e commissioni. Cifre molto alte, a volte anche a cinque zeri, che in passato hanno anche destato i «sospetti» della magistratura.

CHI RAPPRESENTANO?
La critica principale riguarda la rappresentatività democratica. Quella dei cittadini, esclusi dal processo elettivo e decisionale, e quella dei comuni della provincia. Questi ultimi, a Roma si sentono succubi della Capitale, che esprime presidente e quasi metà dei consiglieri. «È un pasticcio - attacca Francesco Lollobrigida, ex assessore regionale di Fratelli d’Italia - Hanno creato la conferenza dei sindaci, facendo diventare il Consiglio un ente bicamerale e costringendo i sindaci a un "doppio lavoro" che disperderebbe solo energie e soldi».

LA BAGARRE POLITICA
Nei palazzi romani è in corsa una vera guerra. Con Ignazio Marino già impegnato altrove, chi comanderà davvero su scuole, strade provinciali, rifiuti e lavoro sarà il vicepresidente. Qui il Pd Roma spinge per il consigliere capitolino Gianni Paris, l’ex presidente e oggi Governatore, Nicola Zingaretti, vorrebbe l’ex reggente Marrazzo in Regione, Esterino Montino, mentre c’è una fronda renziana che sostiene il sindaco di Monterotondo, Mauro Alessandri. A destra, l’Ncd Marco De Carolis, sindaco di Monte Compatri sta cercando di compattare gli ex Pdl per esprimere un candidato. Di certo, il futuro vicepresidente determinerà anche il destino dell’unica società partecipata dell’Ente, Capitale Lavoro. Si tratta di una creatura di Massimiliano Smeriglio, attuale vice di Zingaretti, che sta facendo di tutto per portarla in Regione, dopo i dati sconfortanti realizzati negli ultimi cinque anni.

LA NUOVA SEDE
Intanto si riapre anche il giallo del trasferimento dei politici dal centralissimo Palazzo Valentini ad un grattacielo dell’Eur realizzato ad hoc. La nuova sede è costata ben 263 milioni di euro, acquistata dal gruppo Parsitalia (quello dello stadio dell’As Roma ed ex editore di Paese Sera) attraverso l’istituzione nel 2012 di un fondo Bnl/Bnp Paribas dove sono finiti (per la vendita) ben 12 storici palazzi di pregio situati nel cuore di Roma. Oggi gli uffici sono vuoti e la data del trasloco viene posticipata di 6 mesi in 6 mesi. «Non è mai stato stabilito il costo, molto elevato, del trasferimento, per cui l’attuale commissario non si è mai preso la responsabilità di dare il via libera», afferma Romeo De Angelis, ex consigliere provinciale del Pdl. Aggiunge Fabrizio Santori, consigliere regionale di Forza Italia: «Sono da cambiare perfino gli arredi. Quel palazzo è un monumento allo spreco».
Vincenzo Bisbiglia