Guido Olimpio, Corriere della Sera 30/8/2014, 30 agosto 2014
SATELLITI E BATTELLI, COSI’ NASCONO LE PROVE
La zona orientale dell’Ucraina è da mesi sotto stretta sorveglianza. Gli Usa, con i propri alleati, «marcano» le mosse di Mosca. Lo fanno con uno schieramento di satelliti spia, con voli di ricognizione, con uomini a terra e dal mare. A loro volta i russi rispondono mandando gli aerei dall’altra parte per provocare, testare, guardare.
In queste ore, con polemiche che ricordano quelle della guerra fredda, si litiga molto sulle foto diffuse dalla Nato e che mostrano i concentramenti di truppe russe. Veicoli, pezzi d’artiglieria, postazioni all’interno dell’Ucraina. Non è la prima volta che l’Alleanza accompagna le sue accuse con queste pezze d’appoggio che, precisiamolo, vengono da satelliti commerciali. Mosca, ovviamente, respinge tutto. E se la cava con una battuta: le hanno scaricate da un video gioco. Un riferimento alle immagini lanciate qualche giorno fa sul Web ma non dalla Nato. Scambi verbali accesi che però sono ancorati ad un’attività di intelligence concreta da entrambe le parti.
Già in occasione del drammatico abbattimento del volo MH17 delle Malaysia Airlines si è cercato quello che hanno «visto» i satelliti. Così è emerso che c’erano almeno tre apparati in grado di scoprire l’eventuale uso di missili. Vedette integrate in una «flottiglia» più ampia, capace di intercettare comunicazioni, segnali, dialoghi e di spiare l’azione militare dello schieramento pro-russo. Gli esperti non sono stati in grado di precisare «quanti» satelliti ci fossero (ci siano), ma sono convinti che dovrebbero essere parecchi.
Stando alle ultime rivelazioni, gli americani sono sicuri che quanto catturato dagli «occhi» confermi le iniziative militari del Cremlino. Il Pentagono ieri ha parlato di un’attività proseguita nel tempo. Ma per ragioni di sicurezza e per evitare di rivelare le proprie capacità gli Stati Uniti si sono affidati, in pubblico, alle foto della società Digital Globe. È chiaro che a Washington e alla Nato hanno la possibilità di avere un quadro più dettagliato con quanto ripreso dai loro sistemi. Fotogrammi studiati attentamente da analisti abituati a decifrare questo tipo di documenti. Materiale talvolta incrociato con quello recuperato da fonti aperte (YouTube, social network), un filone di ricerca cresciuto non poco negli ultimi anni.
Insieme ai satelliti, gli Stati Uniti hanno condotto missioni di ricognizione usando gli aerei per la guerra elettronica non sul quadrante ucraino ma in Polonia, Lituania e Lettonia, dunque vicino ai confini con la Russia. Uno di questi velivoli, Rc 135 Rivet Joint, opera dalla base britannica di Mildenhall. Indiscrezioni non escludono che sia in buona compagnia. Gli Usa potrebbero aver condotto altri voli per osservare gli sviluppi in una fase così critica.
Proprio l’Rc 135 è stato coinvolto, il 18 luglio, in uno strano episodio. Intercettato dai caccia russi, l’aereo avrebbe condotto una manovra evasiva violando lo spazio svedese: il pilota è «entrato» senza chiedere l’autorizzazione. Incidente minore preceduto e seguito da molti incontri ravvicinati. Un giorno è toccato ai ricognitori di Mosca essere beccati troppo vicini, quello dopo ai mezzi della Nato. Fonti militari hanno rivelato che all’inizio di agosto il Norad ha registrato 16 «incursioni» nello spazio aereo statunitense, in particolare nel settore dell’Alaska e in California. Apparizioni dei celebri Tu 95 Bear H, Tu 142 e IL 20, tutti impegnati a raccogliere dati.
Molto intenso anche il lavoro delle Marine. La Crimea è uno sbocco importante per Mosca. Qui incrocia la Flotta del Mar Nero, da qui partono carichi di armi destinati alla Siria. Da quando è esploso il conflitto con Kiev le unità russe sono state molto attive. Su due fronti. Hanno partecipato alle operazioni ed hanno presidiato la via d’acqua. Ma non erano sole. La Nato,infatti, ha schierato alcune navi, entrate ed uscite dal Mar Nero entro i limiti fissati dagli accordi internazionali.
Interessante la presenza di due «battelli». La francese Dupuy de Lomè e l’italiana Elettra. Due navi per l’intelligence che hanno puntato le loro antenne, apparati capaci di «rastrellare» molto. In particolare quella italiana è ritenuta tra le più sofisticate in servizio con l’Alleanza e dunque adatta per la missione davanti alla tana dell’Orso.
Guido Olimpio