Claudia Arletti, il Venerdì di Repubblica 29/8/2014, 29 agosto 2014
LA RAGAZZA CHE FA «SENTIRE» L’ALZHEIMER
Poco alla volta mi tolgo il terriccio dalle mani, e mi rimetto in piedi dopo averle strofinate sul tappeto verde, il tappeto verde, non il muschio, quell’altra cosa, e sento ancora l’impulso di cercare qualcosa nel terreno. Ma cosa? Ci ho messo qualcosa? E me ne sono dimenticata?... È così che si entra nella mente tremante di Maud, la protagonista di Elizabeth è scomparsa (Mondadori), libro stupefacente per vari motivi, il primo dei quali è che racconta l’Alzheimer «da dentro», in soggettiva, assegnando quasi per magia un senso a ciò che è massimamente eccentrico. Poi, l’autrice: Emma Healey ha 27 anni, lentiggini e incarnato da inglesina; è il suo romanzo d’esordio ed è con tocco lieve, anche amorevole, che ti accompagna in questo sperdimento, dove la parola Alzheimer nemmeno compare. «Ma la malattia è quella» conferma Paolo Roccato, psicoanalista torinese, al quale abbiamo chiesto un parere. «È descritto con acutezza il modo in cui il presente è vissuto istante per istante, senza che si fissi nella memoria, con quell’incessante interrogarsi sul suo significato. È tutto un affacciarsi fugace sulla realtà e la vita si trasforma in una continua, ansiosa ricerca di un significato che non si raggiunge mai». La percezione del mondo si fa primitiva: «Passa attraverso gli odori, il colore, i movimenti, le forme delle cose, la sensazione al tatto... Effettivamente la malattia è resa con delicatezza, io il libro lo raccomanderei anche ai medici e agli operatori. Certo, si intuisce che l’autrice deve avere avuto una qualche “prossimità” con il morbo». Noi segnaliamo che ha dedicato il romanzo alle sue nonne, ma chissà.
Claudia Arletti, il Venerdì di Repubblica 29/8/2014